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28 maggio 2024

Custode Miccoli (1912-2002): Il cantore di Villa Rogatti di Ortona - Note storiche sulla canzone abruzzese.

Custode Miccoli[a] (1912-2002):  Il cantore di Rogatti  - Note storiche sulla canzone abruzzese

di Angelo Iocco

Spartito manoscritto di Pierino Liberati di “Serenate di primavere”, Archivio comunale di Castel Frentano, fondo Pierino Liberati

Nato a Villa Rogatti di Ortona, ci visse sino alla morte, nelle dolci campagne ricche di uliveto. Giovanissimo si dilettò di poesia, poco più che ventenne già collaborava con il musicista Tommaso Coccione della vicina Poggiofiorito, scrivendogli alcune canzoni, tra cui la celeberrima Quatrijje, spesso ancora oggi eseguita nei balli dei cori folk. Nel 1935 con Michele Marrocco istituì con finanziamento dell’Opera Nazionale Dopolavoro di Chieti la Festa del Grano a Rogatti, cui partecipò fino allo scoppio della guerra con varie canzoni, tra cui La metiture musicata dal sanvitese Vito Olivieri. Marrocco di Caldari (Ortona), altro nome poco conosciuto della storia della canzone folk abruzzese, fu un altro musicista che partecipò a varie gare canore, nel 1936 a Caldari introdusse la Festa dell’Uva, a imitazione dell’omonima di Poggiofiorito, e comparì come maestro del coro per le varie edizioni, figurando alla IV edizione del 1946. Dal libretto che illustra le canzoni delle edizioni precedenti, si apprende che all’edizione del 1936 scrisse e musicò Dimme lu picchè, e Luna chiare, A lu ccchiù belle!, Capricci d’amore su versi di Antonino Di Tommaso. Alla seconda edizione del 1938 parteciparono altri nomi che appaiono in altri libretti di quei tempi, come Oberdan Giangrande (1914-1985) anche lui di Caldari, vigile urbano, ma da sempre appassionati delle belle Lettere e della poesia, e Tommaso Coccione, con cui Giangrande scrisse varie musiche, in questo caso Pruvilone nostre; mentre il Marrocco scrisse e musicò E’ proprie belle! Giangrande e Coccione nell’edizione terza del 1939 scrissero , il duo Marrocco-Giangrande Tempe di villegne e la scenetta teatrale musicata Stile Novecente. Una piccola digressione che cerca di far intendere come questi musicisti e questi poeti, spesso non di professione, ma con la forte passione e il piacere di comporre versi, si conoscessero, e collaborassero, componendo spesso e volentieri all’improvviso, sulla base di poche parole, qualche ritornello orecchiabile, e poche note che in quattro e quattr’otto componevano una vivace canzone da far ricordare al pubblico alle esibizioni.

Ci piace scrivere qui un piccolo excursus sulle rassegne canore delle Ville di Ortona e sui loro protagonisti. Marrocco partecipò ad altre rassegne canzoni, compresa la III Festa della Canzone a San Vito del 1947, con Rimpiante d’amore. Miccoli partecipò alla Festa dell’Uva di Poggiofiorito, ebbe modo di distinguersi con le canzoni quasi tutte musicate dal Coccione, che andarono per la maggiore insieme ai vari brani musicati dal Di Jorio, dal Polsi, dall’Albanese, e ovviamente a quelli del trio dei poggesi più acclamati, il Tenente Tommaso Di Martino, il Maestro di banda Ercole Zazzini. Nel 1938 alla Festa dell’Uva parteciparono anche il duo Di Loreto-Liberati con Stu paesette me’. Nel secondo dopoguerra Miccoli torna subito a comporre per le nuove sagre delle canzoni abruzzesi, nel 1945 alla Festa del Grano di Rogatti scrive Stanotte è na notte ‘dincante su musiche di Liberati, alla III Festa della Canzone (ossia del Mare, seguendo l’ordine del 1923 la prima, 1926 la seconda) di San Vito organizzata dall’ente ENAL, con la canzone Nin è cchiù come na vote, con musica dell’amico Marrocco; una canzone che sembra rifare il verso a Pe’ nu vasce del Di Loreto-Liberati, nella quale si criticano alcune abitudini modaiole e troppo spinte della donna moderna. Tornando alla IV Festa dell’Uva di Caldari del ’46, Liberati si esibisce con E. D’Amico con la canzone Tra li pampel’e li vèche, I’ so’ cuntent’amore con versi di Nicola Benvenuto. Il Benvenuto (1922-1996), come ricostruisce il Dizionario biografico dei Musicisti frentani scritto da Gianfranco Miscia[1], era di Sant’Apollinare di San Vito, studiò al Conservatorio di Napoli, diresse la banda di Sant’Apollinare, entrando in contatti col Liberati il quale anche in quel paesetto si andava esibendo, e fu anche Maestro della Banda di Atessa, andando di seguito in Sicilia; nel 1972 sostituì il Maestro Marincola nel dirigere il Complesso Bandistico Città di Lanciano “F. Fenaroli”. Anche qui vediamo come tali compositori abruzzesi, se vogliamo citare anche il grande nome del cornista Ceccarossi di Orsogna, alternassero musica alta a musica più popolare, e non rifiutavano di comporre canzoni per le locali gare canore; se consideriamo anche qualche canzone del Ceccarossi per le ultime Maggiolate di Ortona[2]. Nel 1945 a guerra terminata, Rogatti cerca di valorizzare il proprio repertorio canoro, chiamando il M° Benvenuto a dirigere il Coro per la Festa della Canzone, dove si distinse un musicista lancianese che oltre a canzoni abruzzesi, componeva anche brani di musica sacra, ad esempio per il Parroco Raffaele D’Anniballe di Lanciano, è Guglielmo Polzinetti. La festa canora è dedicata alla memoria di Vito Olivieri e Tommaso Coccione, morti nello stesso anno 1941; un brano è Terra luntane su versi di Di Loreto, tratta da una commedia teatrale riguardante l’emigrazione; Miccoli partecipò con A cuscì nin zi fa e Nen cridève e nen sapeve, con musica di Benvenuto, e naturalmente con Stanotte è na notte d’incante con musica di Liberati, e Affàccite con musica di E. Mariacola, la famosa Quatrijje con musica di Coccione, Quant’è bbielle sti jurnate con musica di Ugo Di Santo di Lanciano, scenetta agreste che chiudeva la rassegna canora.




Veniamo alle Maggiolate di Crecchio, altro paese vicino Ortona diretta dal M° Giuseppe Politi, che scrisse varie canzoni locali, per la Prima festa Canora del ’47, e per la seconda del 1948, con scopo di valorizzare il coro locale e le aspirazioni dei poeti crecchiesi. Anche in questa gara canora il Miccoli fu presente, aprendo il libretto con l’inno del paese Crecchie, musicato dal Politi Come detto, il Politi era l’animatore della festa, nel ’47 avevano partecipato i già noti Giangrande-Bozzelli, Marrocco, il Miccoli col Benvenuto colla canzone Ti pense sempre cchiù, Alberto Dragani e Deo Bozzelli con La pecurale. Anche Dragani, come vedremo, scrisse alcune canzoni col Liberati, e una scenetta agreste in 3 tempi per la festa dell’Uva di Caldari. Miccoli scrive in questa seconda Gara anche La femmene e mo’ con musica del Benvenuto, altra critica dispettosa alle manie tipiche delle donne di quei tempi. In occasione della festa di Sant’Antonio di Padova del 13 giugno 1948, viene stampato un libretto di canzoni già note in altre feste canore, specialmente sanvitesi, con il coro folk di Romagnoli vicino Lanciano, diretto dal M° Mario d’Angelo, che scrisse varie canzoni nuove, come Lu campanile nostre; Miccoli e Liberati presentarono Pe’ stu viagge c’avema fa’, una delle varie canzoni evasive del periodo del dopoguerra, dove si inneggia ancora alla fuitina d’amore. Sempre nel ’48, Miccoli torna in collaborazione col Benvenuto pera la festa della Canzone di Sant’Apollinare “Accuscì canteme nu”, diretta dallo stesso M° Benvenuto, presentando Giuvinetta me’, Funtanelle di sta valle, E ppo’ nnè cchiù su musica di Giuseppe Politi di Crecchio. Nel libretto vediamo come si cerchi di fare omaggio a giganti del passato come Cesare de Titta e Padre Zimarino, rimusicando La bibiclette dal Canzoniere, con nuove note di Lino Crognale. Tra le ultime canzoni del libretto abbiamo La metiture, su versi di Miccoli e musica dell’Olivieri. Questa canzone, ricorda Pietro Cupido, era stata già scritta per la 1° Festa del Grano di Rogatti nel 1935, ricca di riferimenti fascisti, dato il periodo storico; l’Olivieri come sappiamo era morto nel 1941, ma il suo spartito fu ripreso, le parole da censurare epurate, e la scenetta agreste con coro fu ripristinata fresca di rosa! Per la II Festa delle Canzoni di Sant’Apollinare del 1950 “Accuscì aricantème nu!”, Miccoli e Liberati presentano Sole pe’ tte, e con musica del Benevenuto L’amore quande tesse. Molte canzoni manoscritte di Miccoli con musiche di Liberati, Marrocco, Bozzelli, e altri, si trovano conservate presso l’Archivio musicale “Tommaso Coccione” di Poggiofiorito; i libretti con le canzoni stampate per le Feste di Rogatti, Caldari ecc., purtroppo non sono raccolti organicamente in un archivio musicale abruzzese; alcuni sono in nostro possesso, altri presso gli eredi di Oliviero Di Clemente e Deo Bozzelli a San Vito.

Miccoli ebbe vita lunga, si spense nel 2002 nella sua piccola Rogatti. Fino agli anni ’80 compose poesie, tanto che nell’archivio privato degli eredi di Deo Bozzelli, si conservano alcune canzoni come Na cafunette pe’ stu core (1976), Povere core me (1980), Vid’ a sta luntananze (1985). Il M° Rosanna Meletti del Coro Voci delle Ville di Ortona si è impegnata per l’intitolazione di una strada a Rogatti al grande poeta.




[a] Per la biografia, ricostruita su estratti di vari libretti storici delle Canzoni abruzzesi, ringrazio Maria Di Clemente che mi ha permesso di consultare il suo archivio, e il M° Rosanna Meletti che ha compilato una breve scheda biografica, integrata con altre mie conoscenze, pubblicata in A. Iocco, Stu Paesette me’ – Viaggio sulle melodie del M° Pierino Liberati – Edizione delle Canzoni abruzzesi, Castelfrentano 2022.

[1] https://www.centromasciangelo.org/nicola-benvenuto/

[2] Ceccarossi musicò la poesia di Eligio Cuccionitti Lu campanile nove di lu paese me’, per la II festa della canzone Accuscì cantème nu per le feste dei Santi Pietro e Paolo a Sant’Apollinare chietino, il 29 giugno 1950, riscritta anche in una versione inedita in italiano, conservata in copia nell’Archivio musicale Associazione Tommaso Coccione di Poggiofiorito, nella busta D. Ceccarossi. Fu ridotta dal M° Franco Potenza per il Coro La Figlia di Jorio di Orsogna nel 1993, e pubblicata nel 1997 in cd.

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