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13 dicembre 2023

La poesia del pescarese Oberdan Merciaro.

La poesia del pescarese Oberdan Merciaro
di Angelo Iocco

Grande abruzzese nativo di Pescara, vi nacque nel 1892, fu Presidente della Sezione Giovanile Autori Abruzzesi, fondò varie riviste, come “Giovani Faville” nel 1912, e “Ars Nova” con la casa editrice omonima pescarese. Nel 1921 pubblicava “Le novelle del mio Paese”, nel ’22 “Sogghigni – Versi”, poi sulla base dei versi Carducciani, compose la raccolta poetica “Juvenilia”, e più avanti negli anni pubblicherà la raccolta “Parlature paesane – Antologia di poeti abruzzesi”, ediz. Attraverso l’Abruzzo, Pescara, 1954; fu redattore capo delle riviste “Eccomi” di Roma, e “La Fonte” di Siena, rivista nata nel 1947. Con diversi altri giornali italiani in voga, Merciaro collaborò, corrispondente fu di “Voce Adriatica” di Ancona, de “Il Momento Sera” di Chieti dove scrisse numerosi articoli anche l’abruzzese Francesco Verlengia. Fondò il settimanale umoristico “Ficcanaso”.

Spartito musicale, per gentile concessione del M° Loretta D’Intino





Versione “giuliese” della canzone “Oh, Francaville!”, archivio Sandro Galantini 


Il Coro di Giulianova, archivio Sandro Galantini 


Prima Festa delle Canzoni di Giulianova, archivio Sandro Galantini





A parte il curriculum di scrittore e giornalista, Merciaro oggi è noto per aver dato vita alle prime maggiolate abruzzesi, in un certo senso fu l’antesignano della Maggiolata di Ortona, quando nel 1911 insieme a Tommaso Bruni, organizzava una Rassegna di canzoni, dove trionfò “Oh Francaville!”, musicatagli dall’amico inseparabile Francesco Tancredi di Francavilla al mare. I versi ancora oggi sono cantati dai cori locali: “Oh Francaville, nen te se scorde! Chet’aria doce e chistu ‘ddore, a tutte ci fa nnammurà!”. La canzone ebbe talmente successo, che una decina d’anni più tardi alle Feste della Canzone di Giulianova, avviate nel 1927, il M° Tancredi ne rielaborò il ritornello per trasformarla in “Oh Giulianove!”.

         

Le origini delle canzone abruzzese d’autore nella provincia di Chieti

In merito, desideriamo pubblicare uno stralcio di un articolo esauriente di Vito Moretti dal Catalogo del Premio Nazionale di Lettere, Arte e Scienze - Premio di Poesia G. Porto, Ed. 2017.

“Nella cittadina frentana [Lanciano] – e più esattamente nella contrada di Santa Liberata – la prima domenica di maggio del 1896 il poeta Luigi Renzetti aveva promosso, in omaggio ad una giovane maestrina di cui era innamorato, un raduno di poeti e un’audizione di canti dialettali inediti, scritti per l’occasione ed eseguiti dal coro locale con l’accompagnamento della banda di Lanciano. La «Festa campestre» di Santa Liberata si protrasse per alcune edizioni e si impose – per il successo che registrò – a “modello” delle altre iniziative canore, sorte a cavallo di secolo e nei primi anni del Novecento, come quella promossa a Francavilla a Mare nel 1911 dal Maestro Francesco Tancredi. E ancora a Francavilla, dopo la parentesi della guerra europea, operò con vasta eco anche il gruppo corale che Arturo De Cecco aveva costituito nel 1919 per la diffusione dei canti abruzzesi, sia popolari che d’autore, con testi della tradizione contadina ed altri nuovi, soprattutto di Antonio Di Iorio.

Ma l’impulso più consistente venne forse dal primo concorso di canti indetto a Lanciano nell’aprile del 1922 (presieduto da Camillo De Nardis, il quale scartò clamorosamente – oltre che Lucenacappèlle di Giulio Sigismondi e Giuseppe Gargarella – la canzone poi divenuta la più celebre d’Abruzzo, «Vola, vola, vola», di Luigi Dommarco e Guido Albanese) e dalla «Maggiolata» di Ortona, organizzata in forma di concorso il 22 maggio 1922 (e vinta proprio da «Vola, vola vola», su «Mare nostre» di De Titta-Di Iorio, composta, pare, come attesta l’autorità di Antonio Piovano (Storia del canto popolare abruzzese, Pescara, Editrice Emblema, 1968, p. 19), sul trenino della «Sangritana», in prossimità della costa di San Vito). Ad Ortona, del resto, fin dalle iniziative del ’20 (che recavano la dicitura di «Piedigrotta abruzzese» in omaggio alle parentele culturali con Napoli), era presente il sanvitese Vito Olivieri, autore fecondo di canti come «Vola, canzone», «Famme na fatture», «Ci po’ vinì…», «Tante salute», eccetera, su versi di poeti coetanei di area per lo più frentana.

Nel medesimo periodo, mentre le feste canore trovavano fioritura anche a Castellamare (odierna Pescara), ad Atri, a Guardiagrele e in altre località dell’entroterra, i nomi di una pattuglia di giovani musicisti (Camillo Renzetti, Pier Andrea Brasile, Pierino Liberati, Alvise D’Anniballe, Cesiano De Archangelis, Fanuccio Fiorentino) si imposero accanto a quelli di maestri già riconosciuti; ed erano nomi, peraltro, di coloro che avrebbero svolto un ruolo da protagonista alla I e alla II edizione della «Festa del mare» (organizzate a San Vito nel 1923 e nel 1926) e che avrebbero contribuito non poco a sottrarre la canzone abruzzese ai clichés e ai moduli della canzone partenopea, consolidando i tratti più propri ed originali dei nostri testi. Infatti, a differenza della canzone napoletana, monodica e disegnata sul genere della romanza d’opera o da camera, alla maniera percorsa – ad esempio – da Francesco Paolo Tosti (che, comunque, aveva ben grande personalità e sconfinato estro per un’operazione del genere), la canzone abruzzese venne da subito concepita come composizione “corale”, che scaturiva – al pari dei brani anonimi – dalla vita concreta dei suoi interpreti e dalla realtà di un racconto destinato non solo all’ascolto, quanto, e soprattutto, alla partecipazione, in una cornice che non era generalmente il salotto di casa ma i luoghi della stessa natura (il mare, la campagna, l’habitat della fatica quotidiana e dei sentimenti più spontanei ed autentici).

La Festa delle Canzoni a Francavilla dunque, sponsorizzata dal poeta e giornalista Tommaso Bruni di Francavilla, ebbe una sola edizione, purtroppo rimase una meteora, ripetuta nel 1919 dal Coro di De Cecco. Occorrerà aspettare poi la celebre Maggiolata di Albanese a Ortona del 1920 per vedere un certo avvio della Tradizione della canzone abruzzese d’autore. Fortunatamente di questo esperimento francavillese resta la canzone citata “Oh, Francaville!”, conservatasi, e oggi eseguita dal Coro “Francesco Paolo Tosti” diretto dal M° Loretta D’Intino, che con tata premura la conserva per i posteri!

Altre canzoni presentate furono “A lu tempe de lu ‘rane” e “Me voje fa cummare”, sempre del duo Merciaro-Tancredi. Merciaro partecipò nel 1922 anche alla Gara delle Canzoni di Pescara, e l’anno seguente in agosto alla Settimana abruzzese di Pescara, promossa dall’Idea abruzzese, periodico creato da Zopito Valentini. Merciaro portava da Pescara una ventata di freschezza e spirito vivace, se nel chietino noi abbiamo un Nino Saraceni (1894-1970) fossacesiano, che scrisse fiumi di canzonette spiritose con Attilio Fuggetta ed Ettore Montanaro, Pescara può vantare il duo Merciaro-Tancredi, che naturalmente parteciparono alle Maggiolate ortonesi con varie canzoni, tra cui la bellissima “Ssa risatelle”, riproposta alla Prima edizione della Settembrata Abruzzese di Pescara, istituita da Merciaro, Giannangeli, Tancredi, Fabiano, De Laurentiis, Fiorentino e altri come nuovo richiamo per i Cori abruzzesi, dopo i successi della Maggiolata di Ortona. Pescara allora risorgeva dalle ceneri della distruzione bellica, e così anche il canto abruzzese riprendeva il suo volo. Merciaro ebbe anche un altro valido collaboratore, Stefano “Fanuccio” Fiorentino, con cui scrisse diverse canzoni per le Settembrate. Fu amico del redattore Francesco Amoroso, con cui avviò una collana di quaderni di Poeti d’Abruzzo, scomparsi e viventi, con articoli commemorativi e saggi di studi per Giulio Sigismondi, Cesare de Titta, Italo Testa, Giuseppe Perrozzi, Modesto Della Porta e vari altri. A metà strada tra lo studio del folklore, dell’arte abruzzese, e delle raccolte di poesie dialettali, Merciaro pubblicò con le edizioni “Attraverso l’Abruzzo” dell’Amoroso la raccolta “Parlature paesane”, con poesie scritte da Federico Mola, Francesco Gileno, Merciaro stesso, Antonino Di Donato, Nino Saraceni, Antonio Misantoni, Luigi Illuminati, Evandro Marcolongo. Glorie insomma della poesia abruzzese, per chi è intenditore!

Scrisse anche commedie, come “La vedovella Gisile”, in abruzzese, e un’antologia di poesie dedicate alla sua Città: “Pescare me”. Ormai ultraottantenne, concluse i suoi giorni a Pescara confortato dal fatto che la sua creatura migliore, la Settembrata abruzzese, aveva preso definitivamente il timone del veliero dei Canti d’Abruzzo. Il Coro ACLI di Chieti di recente ha eseguito una canzone del Merciaro: “La sciannavelle”, ovvero “l’altalena”, su musica di Andrea Verrocchio, presentata alle Settembrate di Pescara, un’allegoria della vita, fatta di alti e bassi, come il movimento dell’altalena, e una volta anziani, non restano i ricordi, e i rimpianti per ciò che si è concluso, e ciò che si sarebbe potuto fare. Fortuna che anche questa canzone stata ripresa da qualche coro della valle pescarese, nonché dal Coro ACLI “F. D’Urbano” di Chieti-Fara Filiorum Petri, che di recente l’ha fatta riascoltare in diverse manifestazioni folkloristiche. Merciaro dopo una lunga vita attiva, morì a Pescara nel 1970.

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