Particolare
del Cristo, dal Discorso della Montagna, 1982, chiesa di San Pietro, Lanciano
L’itinerario d’Arte Sacra Lancianese di Peppe Candeloro
L’artista abruzzese
Peppe Candeloro di Casoli, classe 1931, da sempre amante dell’affresco e del
disegno, ha trovato negli anni ’70, una vera famiglia nel rione Cappuccini di
Lanciano, dove ha insegnato per 30 anni nella scuola media “Umberto I”.
Nel corso della sua
vita a Lanciano ha lasciato numerose opere, specialmente affreschi, li troviamo
in una cappella del, cimitero comunale di Lanciano, in una cappella del
cimitero di Frisa, nella sala consiliare del Comune di Lanciano, e nelle
chiese.
L’Itinerario d’Arte
Sacra si sviluppa così:
•
Chiesa di Santa Chiara Sec XVII-XVIII , Largo Santa Chiara, poi inizio viale
Cappuccini
•
San Pietro Prima metà anni ‘50 – Largo San Pietro
•
Ex convento San Bartolomeo Sec XVI -
viale Cappuccini – Largo San Bartolomeo
•
Chiesetta Madonna delle Grazie di Marcianese, fine sec XIX - rotatoria contrada Marcianese
•
Parrocchia Maria SS. delle Grazie di Marcianese, 1999-2001 – via Marcianese
Tutte ubicate lungo una direttiva di circa 3 chilometri che inizia da Corso Roma (Largo Santa Chiara), attraversa Viale Cappuccini e raggiunge Contrada Marcianese: è la Strada Statale 8
XII
- V - LXXXVIII Firenze
Caro
Candeloro, La ringrazio della Sua lettera gentilissima che, purtroppo. mi
raggiunge mentre sono indisposto e sotto cura. Perciò non posso dilungarmi nel
risponderLe. Posso dirLe che apprezzo la Sua inventiva e il senso compositivo
dei Suoi affreschi. Scendendo al particolare […] Ad ogni modo complimenti e
buon lavoro. Con viva cordialità Suo, Pietro Annigoni Il LINGUAGGIO
DELL’AFFRESCO […]Proprio rifacendosi ai trattati medioevali, meditando sui
ricettari, sulle loro indicazioni e istruzioni, sulle loro regole, Peppe
Candeloro ha recuperato quel linguaggio tecnico più antico e genuino che molti
avevano dimenticato o travisato e ne ha fatto il mezzo per eccellenza per i
suoi messaggi. Che non scendono mai ad arcaistiche riprese o imitazioni di
fatti del passato, ma che si servono di quella tecnica per estrinsecare al
meglio il suo mondo, le sue idee sulla vita e sull’uomo di oggi. Filtrando e
investendo il proprio linguaggio di tutti i più saporiti succhi del suo colto
esistere.
Firenze, giugno 1993 Umberto Baldini
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