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13 novembre 2023

Filippo Santoleri, architetto orsognese dell’Ottocento.

Cimitero comunale di Orsogna

Filippo Santoleri, architetto orsognese dell’Ottocento

di Angelo Iocco

Pochissimi lo conoscono o hanno sentito parlare di lui. Come ho accennato in un altro articolo sull’ingegnere Giacomo Torrese di Canosa, vissuto qualche trentennio prima di lui, il Santoleri operò alla fine dell’800, nell’area di Orsogna e dintorni. Ingegnere fu, lo studioso Armando de Grandis ci ha riferito che restaurò la chiesetta di San Rocco fuori il paese di Crecchio, che si trovava esattamente nel piazzale di ingresso al castello De Riseis, andata purtroppo distrutta nella seconda guerra mondiale. La cappella in una foto storica si mostra rettangolare con abside semicircolare; gli interni furono restaurati alla maniera neoclassica, con i capitelli ionici, le paraste, e i tipici stilemi di questa corrente che in Abruzzo giunse abbastanza tardi, esattamente dopo l’Unità d’Italia, salvo sporadici episodi di committenze colte, mi viene in mente il monumento a Michele Bassi d’Alanno, signore di Carpineto Sinello, nella seconda cappella di sinistra della chiesa di San Giovanni dei Cappuccini in Chieti, dove appaiono evidenti segni della massoneria, l’occhio di Dio, l’angelo con la fiaccola capovolta il sarcofago alla greca, e tanti altri elementi. Tonando a Santoleri, non possiamo ammirare la chiesa di Crecchio che restaurò, ma possiamo ammirare i cimiteri comunali che egli progettò per i paesi di Orsogna[1], forse Arielli, non molto distante dal piccolo paese di provenienza, e infine quello di Castelfrentano, Come ricorda lo storico Matteo Del Nobile nel suo libro La Madonna della Selva a Castel Frentano (2021), all’epoca nonostante le precise disposizioni di Napoleone sulle sepolture, a Castelfrentano e dintorni si continuava comodamente a seppellire i defunti in fosse comuni, oppure i più abbienti, nelle varie chiese e cappelle, ei diversi ossari, rischiando di generare epidemie di colera.

Foto storica di Villa Cavacini, archivio Marco Cavacini


Nell’ultimo decennio dell’800 il sindaco Fileno Cavacini a Castelfrentano dispose la costruzione di un cimitero pubblico dietro il santuario dell’Assunta, e così fu, il progetto fu affidato all’architetto Santoleri, che realizzò uno dei cimiteri molto comuni nell’area del chietino, impianto rettangolare, con un grande viale di accesso, l’ingresso monumentale a tempietto greco con arco, oppure colonne di ordine dorico, e architrave a timpano triangolare. Pochi elementi di aggetto e di ornamento, la spartanità dell’architettura greca del sentimento neoclassico trionfa. Poco altro si sa su questo Santoleri, nella speranza che chi ne sappia più di noi, possa condurre un ricerca più approfondita. Stando a quello che ci riferisce Marco Cavacini (che ringraziamo in questa sede con grande affetto per averci concesso le fotografia dei progetti originali, nel suo archivio, della Villa Cavacini della contrada Selva), proprietario della storica villa Cavacini lungo il viale del santuario a Castelfrentano, pare che il Santoleri progettò anche questa seconda residenza dei Cavacini. Questa famiglia possedeva un palazzo con cappella privata nel centro storico in Largo Chiesa, quella porzione orientale che tuttavia a causa dell’erosione del fiume Feltrino, nel luglio 1881 franò a valle, ingoiano diverse case e palazzi, compreso il monumentale palazzo Cavacini con la cappella privata.

Qui di seguito pubblichiamo le immagini del progetto della Villa. Archivio privato Marco Cavacini, per gentile concessione ad Angelo Iocco





Il Santoleri allora avrebbe ricevuto la commissione dai Cavacini di costruire in luogo più ameno un nuovo palazzo, e prima di esso la cappella della Beata Vergine Addolorata, a impianto circolare, attualmente inglobata nella stessa villa signorile. Se davvero, finché non giungano documenti a confermare tali ipotesi, il Santoleri avesse realizzato queste due strutture, ci troveremmo dinanzi a un architetto della provincia sì, ma non di poco conto, considerando l’elegante struttura del villino, con doppia rampa di scale, di fattura assai squisita, per non parlare della cappella, accessibile attraverso un vestibolo dal portone centrale della villa, di un neoclassicismo puro, decora internamente da fini stucchi e pennacchietti che la rendono ariosa e delicata, una cappella intima, elegante ma non troppo sfarzosa, arricchita da dipinti di Francesco Maria De Benedictis e Ferdinando Palmerio di Guardiagrele (quest’ultimo chiamato dai Cavacini per l’abbellimento con alcune sue tele, della cappella dell’Addolorata inglobata nella residenza), testimonianza insomma di un’altra bella prova d’arte di queste scuole dell’hinterland frentano, di cui purtroppo si sa ancora poco. Era nato a Guardiagrele nel 1821, vi morì il 23 febbraio 1903, come risulta dall’atto di morte dell’Archivio di Stato di Chieti. Era figlio di Carmine Santoleri, e di Angela Maria Auriti; sposato a Fortunata Esposito. A Orsogna resta anche la tomba del primo sindaco di Orsogna nell’Italia Unita, Cav. Filippo Iocco.





Veduta di Crecchio nel primo ‘900, si vede l’ingresso al paese, con il castello e la cappella di San Rocco in primo piano, distrutta nel 1943-44.



Il cimitero comunale di Orsogna


Ingresso al cimitero di Castel Frentano


Ingresso al cimitero di Arielli






[1] Il cimitero di Orsogna inizialmente, con progetto del Santoleri, come riportato nel libro di Plinio Silverii, Il nostro Campanile ha ducent’anni, Chieti 1990; era stato pensato per l’area dell’ex orto del convento del Ritiro di Orsogna, scelta poi accantonata quando i Frati Minori si appropriarono nuovamente dello stabile, quando fu acquistato da PA. Luciano D’Amico. A questo punto si optò per la zona di Via Ortonese.

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