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27 agosto 2023

Artisti lancianesi del ‘700, Domenico Renzetti e Francesco Maria Renzetti.


Domenico Renzetti, Sant’Agostino, dalla omonima chiesa, Lanciano, Museo diocesano, Lanciano


Artisti lancianesi del ‘700, Domenico Renzetti e Francesco Maria Renzetti

di Angelo Iocco

Tra 1700 e 1800 Lanciano, dal punto di vista della scultura e della pittura, attraversò una crisi. Non che non ebbe artisti, anzi con la sua ricchezza e il suo pregio ebbe contatti con maestranze ticinesi lombarde come Giambattista Gianni, i suoi seguaci Girolamo Rizza e Carlo Piazzola che abbellirono con stucchi e pennacchi le chiese di Sant’Agostino, Santa Lucia, le cappelle private dell’Addolorata, dei Brasile, dei Napolitani, ebbe pittori da varie scuole, Giacinto Diana da Napoli al cantiere della Cattedrale, Donato Teodoro da Chieti, pittori rimasti anonimi ma di buona scuola napoletana che realizzarono varie opere per i Frati Francescani del famoso santuario… ma pittori e scultori propriamente abruzzesi, ovverosia lancianese, ce ne furono?

Domenico Renzetti, Sant’Isodoro agricoltore, chiesa di S. Biagio, Lanciano


Pochi in realtà, nel periodo che va dalla seconda metà del ‘700 sino all’800, possiamo vantare Nicola Ranieri da Guardiagrele, che realizzò un San Michele arcangelo copiato da Reni per la chiesa di Sant’Antonio, e due belle tele per l’altare maggiore della parrocchia di Santa Lucia, poi Nicola de Arcangelis, che non lasciò particolari progetti per le chiese, essendo più decoratore di palazzi o progettista di monumenti, come la fontana di Civitanova

Domenico Renzetti, Santa Lucia, chiesa di Santa Lucia, Lanciano

Tolti questi, resta tra gli autoctoni, degno di essere chiamato artista, e torniamo indietro ai primi anni del ‘700, lo scultore Domenico Renzetti. Leggendo le sue opere, a nostro parere, sembra che egli possa esser stato lontanamente influenzato nelle forme plastiche da quel Giacomo Colombo che nel primo ventennio del secolo lasciò varie opere in città, specialmente le statua della Madonna della Cintura per l’omonima congrega, ora in Sant’Agostino, e la statua della Madonna della Candelora, ora in San Biagio. Franco Maria Battistella si è occupato di lui, ne ha giudicato la buona resa espressiva dei busti e delle statue che realizzò per le chiese di Lanciano. Si è pensato che Domenico Renzetti possa aver realizzato anche il Cristo morto per la Confraternita della Morte e Orazione, attualmente esposto nella cappella di S. Cordula della chiesa di Santa Chiara di Lanciano, e precedentemente esposto nella chiesa sconsacrata di San Filippo Neri. Altra sua opera di discreto interesse a Lanciano è la statua di Santa Lucia nella chiesa omonima del quartiere Borgo. Come nella statua lignea di Sant’Isidoro Agricoltore nella chiesa di San Biagio, Renzetti propone un abito abbellito da una tunichetta verde acqua con disegni floreali, molto vivace, e alla moda per i suoi tempi. Tra le opere della sua attività di pittore, si ricorda un San Felice da Cantalice col Bambino, presso la chiesa parrocchiale di Gessopalena, dipinto firmato in sigla DR, alquanto brutto, frutto della brutta copia di una stampa.

Francesco M. Renzetti, Madonna del Ponte di Lanciano, dalla Cattedrale di Lanciano, Museo diocesano, Lanciano


Tuttavia ci sono leggende che vogliono la statua realizzata nel 1798, quindi anni dopo la probabile morte del Renzetti, da una suora clarissa, successivamente impazzita per la beltà dell’opera riuscita, il Cristo di Lanciano è uno dei più belli d’Abruzzo e forse del centro sud Italia: da notare la resa anatomica dei muscoli, le venature accennate presso le mani e i piedi, i tendini rilassati e non tesi, le sfumature bluastre, presso i polpastrelli delle dita delle mani e dei piedi, vivido segno della morte avanzata, le gocce di sangue appena accennate presso i buchi dei chiodi, pennellate delicatissime: l’intento del pittore non era quello di mostrare il gusto del macabro e della sofferenza per indurre il pubblico a partecipare al dolore della morte del Salvatore. Anzi, il volto del Cristo è sereno, quasi dorma, questo era l’intento dell’autore, mostrare il Salvatore in atteggiamento di quiescenza, nell’attesa della Domenica di Pasqua, quando risorgerà tra il giubilo dei fedeli. Alcuni attribuiscono a Renzetti anche il Cristo morto della Confraternita del Monte dei Morti di Castelfrentano; osservandolo però appare di fattura più modesta, sicuramente della fine del ‘700, e non del periodo in cui operò Renzetti, almeno 50 anni prima; inoltre la resa anatomica, ugualmente ben fatta, confrontandola col Cristo di Lanciano, non corrisponde nella costruzione della parte toracica, delle gambe, e dei piedi.
Domenico Renzetti ebbe altre commissioni a Lanciano, realizzò la statua processionale di Sant'Agostino, conservata nel museo diocesano di Lanciano, mentre nella chiesa c’è un busto, più recente e meno bello; il busto del Renzetti, chiariamoci, non è un capolavoro d’arte, ma la corretta resa della testa, lo sguardo incantato e ispirato da Dio mentre si accinge a compilare i suoi scritti sul libro, lo rendono particolarmente bello. Renzetti realizzò, da quanto gli attribuiscono, anche una statua della Madonna col Cristo morto tra le braccia. La resa della Vergine è più grossolana, lo sguardo rassomiglia a quello di Sant’Agostino, per l’espressività degli occhi e la bocca pronunciata, ma risente di influssi popolari. Il Cristo invece nello sguardo dolce e dormiente, col naso appuntito e gli occhi chiusi, ricalca le fattezze di quello famoso di Santa Chiara. Infine Renzetti pare che abbia scolpito per la Confraternita della Beata Vergine Addolorata in Santa Lucia, una statua della Madonna della Pietà, ridipinta successivamente, e nell’aspetto molto simile alla Madonna del Tiziano in Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, per quanto concerne la posizione delle braccia e del panneggio blu e rosso. Ciò testimonia come nonostante il Renzetti si sforzasse di competere con i modelli napoletani o nordici, il risultato non sempre era felice, e il Cristo morto di Lanciano resta la sua opera meglio riuscita.
Francesco Maria suo figlio fu pittore: dai dipinti conservati nel museo diocesano di Lanciano (anche se qualcuno rimane conservato in qualche chiesa, soprattutto nelle contrade), elaborò un percorso di formazione graduale. Le prime opere sono caratterizzate da un accento ancora barocco di maniera (quella di Rubens), mentre le opere della maturità, ugualmente come quelle di Pasquale Bellonio di Ortona, cui forse si ispirò per la resa espressiva dei volti, sono riconoscibili tra le varie dei pittori abruzzesi per caratteristiche peculiarità.

Francesco M. Renzetti, S. Andrea Martire, dalla chiesa di S. Agostino, Museo diocesano, Lanciano


Infatti, quasi ad essere un precursore dell'arte naif, il Renzetti si concentrò su pennellate molto forti, per la resa espressiva dei soggetti, colori pastori e pesanti, soprattutto calcò il contorno (mirabili le vesti e i panneggi), e a differenza dell'equilibrio pacato e signorile delle opere del Bellonio, il Renzetti intese dare maggiore carica emotiva allo spettatore, per la scelta dei soggetti, di cui si ricordano i dipinti delle Storie della vita di Cristo per la cappella dell'Addolorata della chiesa di Santa Lucia a Lanciano, per i gruppi rappresentanti nelle tele, per i colori molto vividi e accesi, a differenza appunto del marrone e del bianco che ricorre specialmente nelle tele belloniane. Al ciclo della Vita di Cristo, prendendo ad esempio il quadro ovale della Strage degli Innocenti, vediamo che fu ispiratore della stessa opera dipinta da Giuliano Crognale negli anni ’30 dell’800 sulla volta del santuario dell’Assunta di Castelfrentano; ciò dimostra come tra autori locali si usassero dei prestiti, ognuno fungeva da modello, nelle sue opere non proprio bellissime, all’altro per la chiesa di turno; ciò che sicuramente piacque a Crognale, a parte la copiatura quasi identica, fu l’armatura del soldato romano. Per il quadro del Sant’Emidio notiamo una bidimensionalità e una schematicità nel ritratte la figura di profilo, quasi alla Francesco De Benedictis da Guardiagrele, con le sue noiose e leziose prospettive sempre uguali di torri, archi, colonnati romani, o borghi a riempimento del vuoto della scenografia; Carino è il San Vincenzo Ferrer datato 1733, sicuramente preso da una stampa o incisione a modello, vista la perfetta organicità della figura centrale del Santo con le due grandi nuvole con le teste di putti sporgenti, e in basso gli altri due putti che reggono un giglio e una tromba. Molto bella, quasi sempre riproposta nei santini, di cui non si cita sempre l’autore, il quadro della Madonna del Ponte, patrona di Lanciano, coi classici attributi, la veste blu, gli angeli che coronano la Vergine il cui mezzo busto galleggia sopra il ponte a tre archi entro cui la statuetta sarebbe stata rinvenuta, con sotto il fiumiciattolo che fino ai primi del ‘900 scorreva sotto l’arcata grande.

Madonna col Bambino fra San Nicola, San Francesco Saverio, San Filippo Neri, San Sebastiano, dalla chiesa di S. Agostino, ora nel Museo diocesano, Lanciano


Poi vengono tre tele in cui Renzetti auto-ricicla i volti dei personaggi: la tela dei Santi Crispino e Crispiniano nella chiesa del Purgatorio, tela commissionata dalla corporazione dei calzolari, in onore dei due santi patroni, che aveva sede nell’area sotto via Corsea dove passava il fiume, il cui volto della Madonna centrale che ispira il lavoro dei due umili calzolari, è identico a quello della Madonna del quadro di Sant’Apollonia, proveniente dalla chiesa omonima, poi passato in Sant’Agostino e infine confluiti nel museo diocesano; infine il quadro di Sant’Andrea che regge la croce del martirio, con lo sguardo appassionato, copia del quadro di San Francesco da Paola in estasi, con in alto a sinistra la Madonna col Bambino, il cui volto ripete quello dei soliti già detti. Ma la Madonna Immacolata con Sant’Apollonia potrebbe esser derivato da un altro quadro attribuito a Francesco Renzetti per i giochi di luci e ombre, di chiaro-scuro, e di sufficiente bidimensionalità, nella resa dei contorni sfumati e non troppo netti e legnosi dei quadri della Madonna del Ponte o dei Santi Crispino e Crispiniano; una Sacra Conversazione di Maria col Bambino tra Santi, San Nicola di Bari, forse San Gaetano (o San Francesco Saverio?), San Filippo e San Sebastiano, con la Madonna in centro tra putti, tra nuvole abbastanza banalizzate. I modelli del Renzetti dovevano essere gli stessi, personaggi o dai visi pieni, occhi belli tondi, e bocche pronunciate, o santi dagli occhi minuti e boccucce appena accennate; tutto sommato la resa anatomica, le posizioni dei corpi molto fluidi ne fanno un pittore di rispetto, nell’ambito della provincia Frentana. Un altro quadro a lui attribuito è quello della Madonna degli angeli nella chiesetta di Villa Stanazzo di Lanciano.

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