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2 luglio 2023

Camillo De Nardis: festeggiato a Orsogna per gli 80 anni nel 1937, un viaggio tra le sue composizioni abruzzesi.

 

Camillo De Nardis: festeggiato a Orsogna per gli 80 anni nel 1937, un viaggio tra le sue composizioni abruzzesi.

di Angelo Iocco

Il 18 agosto 1937 l’OND di Orsogna volle omaggiare il suo amato figlio Camillo De Nardis con una rassegna musicale in suo onore, per celebrarne gli 80 anni. Immancabilmente l’On. Raffaele Paolucci si prodigò per rendere memorabile l’audizione, organizzando il tutto. Furono scelti treni speciali della ferrovia Sangritana per arrivare alla diramazione della stazione di Orsogna, per l’orchestra fu scelto il M° A. Marchesini, soprano I. Monsalvato, tenore P. Scarlata, maestro al piano F. Pinzacconi per il programma lirico, mentre il Gruppo corale OND di Orsogna, che più avanti sarà intitolato “La figlia di Jorio”, si occupò di eseguire i canti abruzzesi del De Nardis.

Il programma lirico prevedeva l’esecuzione delle Scene Abruzzesi 1.o Suite per Orchestra del M.o Camillo De Nardis, Bari, [1901-1910] in II Suite, il Giudizio Universale, poema sinfonico, 1911: Overture Eroica, con didascalia di Raffaele Paolucci. 

Spendiamo qualche parola su questo omaggio del M° De Nardis alla sua terra d’Abruzzo con le Scene Abruzzesi.

Il Coro OND di Orsogna, nel giardino di Villa Cucchiarelli, Orsogna, anni ‘20

 

SCENE ABRUZZESI  I Suite: Adunata – Serenata – Pastorale – Saltarello – Temporale


II Suite: Processione del Venerdì Santo – San Clemente a Casauria – Serenata agli sposi – Festa tragica

L’Adunata è molto allegra, con suono di tamburi e trombe, annuncia il richiamo della folla. La Serenata vede il suono del clarinetto come elemento centrale, cullato dall’accompagnamento dell’arpa e dell’oboe. Il crescendo giunge a una equilibrata armonia di gusto napoletano del clarinetto e dell’oboe, che creano l’atmosfera dell’innamorato che si lascia trasportare dagli effluvi dell’amore nel far arrivare alto il suo canto alla bella fanciulla. C’è un abbassamento di tono, la bella ha acconsentito, sicché, quasi simulando una fuitina, il movimento si conclude sbrigativamente, i due innamorati si appartano. Nella Pastorale il movimento è lento, i pastori con le greggi avanzano placidamente nella campagna, il clarinetto torna a farsi sentire, sembra che sia proprio un pastorello a suonarlo, annuncia una melodia molto semplice e suadente, con 4 note che si ripetono in ritornello, quasi volendo ricordare il suono rude e placido della zampogna.



Un flauto scherzosamente risponde al clarinetto, che riprende la scena, accompagnato dagli oboi, e riprende il ritornello consueto, che ora abbiamo imparato. È il chiacchiericcio e il belare mesto delle greggi che si avviano verso il tratturo. Nuovamente il flauto scherzoso prende la sua parte, l’oboe lo placa, in un diminuendo soffuso. L’ultimo movimento del Saltarello vede nuovamente protagonista il clarinetto col flauto, la danza ha inizio con calma, esplodendo poi con le trombe e i piatti, sembra di vedere le gambe e le ginocchia dei contadini che si dimenano nella danza a due a due nell’aia della masseria; ecco che il movimento del ballo si ripete come daccapo, De Nardis vi aggiunge un’elaborazione più movimentata, in crescendo, con lo squillo delle trombe che annunciano il Temporale che irrompe nel momento bello, scatenando scompiglio e facendo fuggire tutti quanti, come nella “Pastorale” di Beethoven.

Nella II Suite, De Nardis concretizza alcuni aspetti che rappresentano l’Abruzzo; il Venerdì Santo ha un andamento mesto e triste, con alcuni accenni operistici, sembra che De Nardis abbia in parte preso ispirazione alle processioni di Chieti e Lanciano; il San Clemente a Casauria è un omaggio alla celebre abbazia benedettina, le note descrivono un edificio storico e glorioso nel suo passato; la Serenata agli sposi riecheggia il movimento della I suite.


 

Le Scene sono una composizione originale del De Nardis, frutto tuttavia di elaborazioni di composizioni popolari, cui attinse, insieme ad altri conterranei, come Francesco Paolo Tosti o Vittorio Pepe, facendo sue delle composizioni popolari come le tarantelle, le serenate, i saltarelli, o le serenate. Analizzando le composizioni di ambito abruzzese, De Nardis scrisse una:

Suite abruzzese

Napoli : Raffaele Izzo, [1905.]

Saltarello abruzzese : per pianoforte / di Camillo De Nardis

Milano : G. Ricordi & C., [1895.]

Che verrà riarrangiato da diversi altri:

Saltarello abruzzese / Camillo De Nardis ; Strumentazione [per media banda] di Antonino Parola

Milano : G. Ricordi & C., 1935

Saltarello Abruzzese : Trascrizione di I. Culotta per orchestrina con pianoforte conduttore

Milano : G. Ricordi e C. Edit. Tip., 1929


Abbiamo anche una elaborazione trascritta dal M° Antonio Piovano (Città Sant’Angelo, 1938), per un disco LP del 1979, pubblicato come “Omaggio al M° Camillo De Nardis”, insieme ad altri LP con composizioni trascritte per pianoforte, di diversi altri autori abruzzesi del Sette-Ottocento. Nel disco LP dedicato a De Nardis abbiamo il Salterello abruzzese e la Tarantella abruzzese; il primo ha un movimento allegro, e ha diverse somiglianze con il saltarello classico abruzzese che ancora oggi si ode eseguire da fisarmonicisti del chietino e del teramano. Naturalmente non si tratta della stessa cosa, De Nardis reinterpreta la musica, gli elementi che lo collegano al tema popolare sono le ripetizioni costanti di alcune battute, come si può riscontrare ascoltando il motivo popolare. Ebbe molto successo questo pezzo, e fu trascritto anche per banda.

De Nardis nella sua carriera conobbe tanti abruzzesi che ebbe sotto la sua “ala protettiva”, Arturo De Cecco, Giovanni Orsomando, Guido Albanese, Rocco Teti, Cristo Sorrentino, Domenico Ceccarossi, Antonio Di Jorio: tutte persone che si distinsero nel mondo della canzone abruzzese. Suo compaesano era Ottino Ranalli (1873-1956), che fu insegnante di musica, direttore della Banda di Cerignola e scrittore di varie canzoni abruzzesi presentate alle feste canore delle Maggiolate a Ortona. Rocco Teti (1873-1953) ortonese, conosceva il De Nardis già ai tempi delle prime Maggiolate, e in questa occasione dell’80simo compleanno, musicò una poesia di Luigi Dommarco (1876-1969): “Gli Ottant’anni di Camillo De Nardis”, una poesia vivace e piena di passione, che qui pubblichiamo.

Il programma folkloristico, come detto, ripropose delle composizioni che De Nardis aveva già presentato elle Maggiolate ortonesi: Matalène su versi di Vincenzo Ranalli di Città Sant’Angelo (VII Maggiolata del 1926) con l’anagramma Lilde Di San Marco, Urtona belle su versi di L. Dommarco (IX Maggiolata di Ortona, 1928), Ninna nanna abruzzese su versi di Cesare de Titta, di lì a poco scomparso (Maggiolata XII del 1931). Questa canzone fu pubblicata anche a parte dal libretto delle Maggiolate, col titolo Ninna nanna fascista, con questo titolo riproposta alla Festa di Orsogna del 1937, e poi “epurata” dal M° Ennio Vetuschi nel 1964 quando la presentò nei suoi Canti abruzzesi col Coro di Teramo. Diversi sono, leggendoli, i riferimenti “neri” al Regime, come a gloria di Roma, la preghiera alla Madonna per far crescere il figlio sano e forte col gagliardetto, la lupa ecc.  Ma questi erano i tempi! La Ninna Nanna di De Nardis resta tra le più belle mai composte in Abruzzo, elaborando canti antichi. Rispetto ai canti e alle nenie trascritte da Giancristofaro e Padre Lanci, dove sono frequenti i riferimenti al lupo che mangia il bambino se non dormirà, o all’uomo nero che se lo verrà a rapire, le Ninne Nanne  abruzzesi elaborate, composte da De Titta, Dommarco, Zimarino, sono più dolci e soavi, e contribuiscono a rendere l’idea di quell’Abruzzo selvaggio, ma altresì placido, pastorale, sacro e idilliaco che tanto D’Annunzio amava illustrare. Sembra, ascoltando la Ninna nanna di De Nardis, di trovarci dinanzi a una delle illustrazioni di Basilio Cascella, che ha per tema la mamma che culla il bambino. I riferimenti al Regime sembrano scomparire. De Nardis ha uno stile più lirico e compunto, rispetto alla sensualità di gusto popolaresco, più corale e sacra dello Zimarino nella Ninna nanna a lu Bambine su versi del De Titta, dove le strofe sono cantate da una voce, il coro intona il ritornello che invita il bimbo a dormire. Sono Ninne nanne popolari, sacralizzate nell’immagine della Madonna che culla il suo bel Bambinello Gesù, elevate a cori angelici di squisita finezza. Bellissima, eseguita alla Maggiolata del 1939, è anche la ninna nanna Dormi amor mio di Zimarino su versi di Dommarco. Ma questo tema continuerà ad essere utilizzato anche a venire, se ricordiamo la Ninna nanna abruzzese di Ottaviano Giannangeli su musica di Antonio Piovano, presentata alle Settembrate di Pescara, o altre composizioni di altri poeti sulle musiche di Giuseppe Di Pasquale.

Ecco la prima strofe della canzone di De Titta e Zimarino:

Nanna nanna….

S’aperte lu ciardine, li ggije bianche

e l’arbre è turchine…

E’ ddure de caruofene le rose.

E passe l’angelille e ce s’appose….

 

Fere l’arie e s’annazzeche le piante

E l’angelille ce se fa nu cante:

 

Nanna na…nanna na…nna…

Pace e sonne, pace e sonne!

 

Ecco la versione in italiano tradotta per l’omaggio al Padre Zimarino del 1984 fatta dalla Corale “E. Corbetta” di Bergamo:

Nanna nanna…

Aperto s’è il giardino,

son bianchi i gigli e gl’alberi turchini,

e son d’oro i garofani e le rose,

e uno stuolo d’angioletti ci si posa,

 

spira l’aria e si muovono le piante,

quegli angioletti ci si fanno un canto:

Nanna-nanna…nanna-nanna!

 

Alla fine del programma della Maggiolata 1931, De Nardis propose un balletto, la Cotta ovvero la Danza delle conche, ballo tipico orsognese, ancora oggi eseguito.

Aggiungiamo una nuova canzone, scritta da Paolucci e De Nardis, l’Inno dei combattenti, per l’occasione del 1937, un’altra canzone “nera” del repertorio abruzzese. Ma quelli erano i tempi!




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