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25 giugno 2023

Dalla Gara delle Canzoni Abruzzesi di Pescara del 1922 alla Settimana Abruzzese di Castellammare-Pescara del 1923.

Dalla Gara delle Canzoni Abruzzesi di Pescara del 1922 alla Settimana Abruzzese di Castellammare-Pescara del 1923
di Angelo Iocco








Sulla scia delle Maggiolate di Ortona, iniziata nel 1920, a Pescara si organizzò, con bando della rivista “L’Idea Abruzzese” di Zopito Valentini, una memorabile rassegna, chiamata “La Gara delle Canzoni Abruzzesi”, cui aderirono diverse personalità regionali, come Romualdo Pantini, Alfredo Luciani, Luigi Antonelli, Guido Albanese, Vincenzo Bindi, Tommaso Bruno Stoppa, Ermindo Campana, Ettore Janni, Antonio Di Jorio, Gennaro Finamore, Ettore Montanaro, solo per citare i più famosi. Presidente del comitato fu Valentini, presidenti onorari D’Annunzio, Michetti, Croce, maestro, direttore e concertatore Giuseppe Gargarella di Lanciano, grande amico di uno dei poeti che presentò le canzoni: Giulio Sigismondi. Il duo realizzerà capolavori come Lucenacappelle, Canzuna nustre, Vulesse, queste ultime due presentate alla Prima Gara delle Canzoni Abruzzesi di Lanciano del 18-19 aprile 1922, vincendo il primo premio per poesia e per la composizione.

Nel 1922 dunque proprio a Pescara dal 19 al 22 agosto (qualche mese dopo la burrascosa Rassegna delle Canzoni Abruzzesi di Lanciano del 18-19 aprile), nella rassegna “Settimana Abruzzese”, organizzata da Zopito Valentini pubblicista di Loreto Aprutino, dal commediografo Luigi Antonelli e altri,  con la canzone dialettale  Tuppe e Tuppe, il M° Pierino Liberati di Castel Frentano (1894-1963)   fu premiato come primo classificato su 56 partecipanti;  in quell’occasione al cinema teatro “Vicentino Michetti” nel comune di Pescara in viale Umberto (oggi Viale G. D’Annunzio), ci furono ospiti importanti quali  D’Annunzio e Michetti, che gradirono assai la composizione. Raccontano gli eredi che Michetti addirittura si sarebbe alzato dal posto, gridando “Maestre, quess’è fregne addavère!”.

Utilissimi si sono rivelati i rari giornali che descrivono gli eventi di quei giorni, dalla Tribuna, a L’Idea abruzzese di Pescara[1]. La Gara delle Canzoni, bandita dallo stesso giornale pescarese l’Idea abruzzese, il 9 luglio 1922, presso il Grand Hotel di Pescara, fu presentata la canzone Tuppe e tuppe. Il presidente Valentini si riuniva con la commissione formata da alti nomi della musica abruzzese, Primo Riccitelli di Cugnoli, Pasquale Malaspina, Ettore Montanaro di Francavilla, Vincenzo Vicoli, e poi i pittori e cultori della materia Basilio Cascella, Tommaso Bruno Stoppa di Loreto, Enrico d’Ovidio, Romualdo Pantini di Vasto, Luigi Antonelli. Dovevano essere presenti anche altri illustri nomi come Vincenzo Bindi, Domenico Ciampoli, Gennaro Finamore, Nicola Moscardelli, Ottorino Pomilio, Guido Albanese, F. Filomusi Guelfi, ma a causa di impegni vari non furono presenti. 46 canzoni sono presentate, come da regolamento non sono segnati i nomi degli autori, ma le canzoni sono presentate con delle frasi a effetto. Tupp’e  tuppe: “versi miei, musica di lui”. Molte di queste furono presentate in contemporanea anche alle Maggiolate di Ortona. La canzone dei Nostri è premiata a pieni voti.

Il giorno 22 agosto in commissione si riunisce la giuria, al pianoforte Antonio Di Jorio che sostituiva il M° Giuseppe Gargarella di Lanciano, come detto, figura come maestro concertatore, ma fu indisposto; direttore d’orchestra era il M° Arturo De Cecco (anche lui amicissimo e collaboratore di Sigismondi); si esibiscono i cori di Pescara e Vasto con 10 canzoni totali

LUCENACAPPELLE di Sigismondi-Gargarella

SI’ CCHIU’ BELLE SCIRRICHITE di Angelini e Ranalli

MAR’AMME’ di De Aloysio e Quinzii

VOGA, VOGHE! di Mariani e Colizzi

LU MUNNE ACCUSCI’ VA! di Paparella e Ambrosini

TUPPE TUPPE di Di Loreto e Liberati

CANZONE A PRIMAVERE di Ambrosini e Ciampella

CUNCITTI’ di Ritucci Chinni

LA METITURE di Massangioli e Ambrosini

LA SAVETARELLE di Massangioli


Medaglia del Primo premio per la canzone “Tuppe tuppe” della Gara delle Canzoni Abruzzesi di Pescara del 1922, consegnata a Pierino Liberati, donata dal figlio Aroldo Di Nardo all’Associazione corale “Pierino Liberati” di Castel Frentano in occasione del centesimo anniversario l’8 agosto 2022.

Vengono bissate le canzoni Voga voghe di Mariani e Colizzi e Cuncittì del vastese Ritucci Chinni; poi la Metiture di C. Massangioli, una scenetta agreste proposta a conclusione del repertorio delle canzoni scelte dalla giuria, a fronte delle oltre 40 presentate. Purtroppo non si conservano gli spartiti delle altre canzoni, né i testi, eccettuati alcuni titoli di autori oggi ben noti nel panorama della canzone abruzzese, che si ripresentarono alle Maggiolate di Ortona. Come sempre, le canzoni erano accompagnate da un motto, e non si doveva conoscere il nome dell’autore, fino al termine della rassegna. Per le altre canzoni, la giuria sceglie tre categorie, dalle più meritevoli a quelle più scarse: nella prima tre canzoni si distinguono, in vetta Tupp’  e tuppe. La giuria annota tuttavia che mancano a queste canzoni quella verve folklorica degna da decretare la canzone vincente e rappresentatrice dell’Abruzzo tutto. Si distinguono i lavori di Luigi Anelli di Vasto (La belline), Arturo Colizzi di Rocca S. Giovanni (Voga voghe), Mar’ammè di Antonio Ambrosini di Chieti.

La canzone di Liberati e Di Loreto, presentata col motto: “versi miei, musica di lui”, forse brillò tra le altre per limpidezza e schiettezza del sentimento, quello tipico delle canzoni folk abruzzesi di quei tempi, la scenetta campestre che vedremo anche in Tupp’e tuppe , il desiderio dell’innamorato di conquistare la sua bella, nonostante le difficoltà varie, e l’idea “pazzarella” finale di prendere una scala, salire alla finestra e rapirla per andare chissà dove, ma felici e contenti insieme. Un’idea di sentimento comune di diverse canzoni, non solo abruzzesi, di quei tempi, come Ridere o Voglio vivere così, insomma canzoni libere e senza pensieri, dove ci si affida completamente al ritmo e al brio. Non a caso per il ritmo e per l’incontro con il testo, ancora oggi nei repertori dei cori, tra le classiche, oltre a quelle del nostro Duo, figurano le canzoni della coppia Dommarco-Albanese, Di Jorio-Marcolongo, Di Jorio-De Titta, Di Loreto-Olivieri, Ferrara-Polsi.

La Settimana Abruzzese è considerata, come dice il M° Antonio Piovano, l’antesignana della Settembrata Abruzzese, nata a Pescara nel 1952 per volere di alcuni appassionati come Oberdan Merciaro, Stefano Fiorentino e Ottaviano Giannangeli, sempre con l’intenzione di valorizzare i cori locali e le rappresentazioni teatrali d’argomento abruzzese. Nacque in quello spirito delle rassegne canore che si stavano svolgendo a Ortona e Lanciano, dal 1923 anche a San Vito con il desiderio di Giulio Sigismondi e Vito Olivieri. La Settimana però, malgrado non ci furono altre repliche, si volle presentare come un evento accentratore di tutti i cori nati nella Regione, un evento speciale, un connubio politico culturale che vide coinvolti anche il ministro Acerbo e il Presidente Mussolini, venuto a Castellammare. L’organizzazione fu voluta dal Valentini e da Luigi Antonelli, poeta e drammaturgo; doveva essere coinvolto anche il poeta Alfredo Luciani, ma ci furono dissapori[2]. Altri contrasti ci furono anche tra Pescara e Chieti, per il fatto che la manifestazione non si svolse nel capoluogo teatino, con una serie di articoli polemici sui giornali locali, specialmente quando si arrivò alle ultime giornate con la rappresentazione della versione dialettale di De Titta della tragedia di Mila di Codra.

Il festival della Settimana Abruzzese, fu un evento irripetibile con dozzine di carri addobbati dai Cascella e dallo scultore Ricci, e persone in costume da vari paesi (Orsogna, Vasto, Introdacqua, Pratola Peligna, Scanno, Spoltore, Ortona, Atessa), venuti a concorrere, canzoni da presentare, nonché l’allestimento della versione in dialetto abruzzese de La figlia di Jorio di D’Annunzio, scritta proprio da Cesare de Titta, con autorizzazione e approvazione dello stesso D’Annunzio, che purtroppo però a causa della complessità del rendere i genuini sentimenti dell’originale, non ebbe successo, anche per un sentimento di pare della critica che boicottò il progetto[3].


Manifesto originale in copia de “La fijje di Jorie” tradotta da De Titta in abruzzese nel 1923, per la Settimana Abruzzese di Pescara (19-26 agosto 1923), foto concessa gentilmente da Vittore Verratti, presso la Casa “Fiorinvalle di Terra d’Oro”, Sant’Eusanio del Sangro.



Prima parte del programma della Settimana Abruzzese di Pescara, c.s.

Il 19 arrivarono, come riportato sul programma manifesto, di cui si conserva una bella copia in Casa De Titta a Sant’Eusanio, le Autorità, accompagnate dal Ministro Acerbo, a Pescara. Ci sono visite agli stabilimenti, gare sportive presso il velodromo e sul fiume, intervallate a partire dal giorno 20 da rassegne canore di Cori di Introdacqua, Pratola Peligna, Carsoli, Sulmona, Orsogna, Pescara, Ortona, dal Molise, Castel Frentano ecc., fino agli ultimi giorni, quando verrà rappresentata la famosa tragedia dannunziana, che a causa della disorganizzazione della compagnia teatrale, non riuscì ad avere il successo sperato. Seguendo il programma, diverse sono le visite di Mussolini e Acerbo agli istituti e stabilimenti, da ricordare le arringhe di Mussolini dal balcone del palazzo comunale oggi Circolo Aternino in piazza Garibaldi, Pescara, e poi al Padiglione Marino di Loepoldo Muzii sul lungomare, attuale area parcheggio piazza 1° Maggio, e l’accompagnamento delle sfilate dei carri coi cori in abito tipico, ad allietare le serate, con certi e musiche, miste alle parate e sfilate militari mattutine.

Il duo Pierino Liberati – Eduardo Di Loreto, anni ‘20

Purtroppo, come riportano i giornali, e alcune lettere, la tragedia dannunziana in dialetto abruzzese non ebbe esito positivo, in parte per l’organizzazione complessa, il materiale scenografico non arrivato in tempo, in sostanza l’organizzazione, e in parte perché il testo dannunziano era considerato sacro, dunque, come hanno messo in luce alcuni studiosi, e critici dell’epoca a suon di articoli di giornale, la resa in abruzzese dell’originale, non riusciva a creare la musicalità e gli effetti che produceva l’originale. Anzi il testo ne usciva banalizzato, nonostante l’autorità di De Titta! Ne nacque, come detto, una polemica, e anche un dibattito cui intervennero i poeti Evandro Marcolongo e Eduardo Di Loreto, circa l’impostazione di un teatro abruzzese, su quale aspetto avrebbe dovuto assumere, e sulla lingua da adottare, oltre ai temi. Di lì a poco Di Loreto verrà consacrato dal pubblico e dalla critica come uno dei maggiori esponenti del teatro abruzzese per le commedie e le operette musicali. Resta il fatto che la Gara delle Canzoni di Pescara restò un brillante tentativo di rispondere alle Maggiolate ortonesi, ma purtroppo rimasto inascoltato.

Nel 1929 la città di Pescara sezione ONDA ci riproverà con un Concorso teatrale, che verrà vinto da Eduardo Di Loreto con la commedia Chi trove la mentucce, musicata da Vito Olivieri, peccato che oggi il testo non sia pervenuto, né la musica, ma questa è un’altra storia.


[1] Per questi giornali, ringrazio innanzitutto il presidente dell’Associazione teatrale “Di Loreto-Liberati” di Castel Frentano, Aldo Angelucci, per la cortesia e la gentilezza dimostratami nell’accedere all’archivio presso i suoi locali, che adesso è in via di sistemazione presso l’Asilo “A.R. Caporali” di Castel Frentano, con progetto di divenire un Centro di documentazione teatrale Castellino. L’archivio, contenente molto materiale originale e in copia raccolto dall’infaticabile Peppino Di Battista, è stato da me personalmente riordinato, e i giornali che trattano dell’argomento Settimana Abruzzese, sono stati segnati in F. Di Battista, cat. 6, b. 1, fasc. 2

[2] La cronaca dei fatti è riportata in appendice a Cesare De Titta, Opera omnia, Teatro vol. 4, Lanciano, Itinerari, 2004

[3] Vedi nota finale in appendice a La fijje di Jorie di Cesare de Titta, in Cesare De Titta, Opera omnia – Teatro, Lanciano, Itinerari, 2004. In diversi articoli che trattano della Settimana canora di Pescara, si menziona l’anno 1922, ma è un errore, in quanto una copia del programma delle feste, da me consultato in Casa De Titta a Sant’Eusanio del Sangro, riporta la data esatta 19-26 agosto 1923.

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