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26 marzo 2023

In ricordo di Ernesto Cordella. Un esploratore abruzzese nell’Africa di fine Ottocento.

In ricordo di Ernesto Cordella

Un esploratore abruzzese nell’Africa di fine Ottocento

Filiberto Ciaglia
Ernesto Cordella

         Ernesto Cordella

Il 16 aprile 1864, 156 anni fa, a Vasto nacque uno dei pochi e pressoché sconosciuti esploratori abruzzesi che giunsero ai confini del mondo conosciuto. Ernesto Cordella mostrò il suo coraggio fin dagli anni dell’accademia militare, che lo formarono in vista della sua prima campagna africana intrapresa nel 1895, prima di prendere parte come comandante di reparto nella celebre battaglia di Adua, in sostituzione del suo capitano morto in battaglia. Lo scontro, come è noto, fu una disfatta che rimase impressa nella storia dell’Italia unita, e che costò allo stesso Cordella una prigionia di quattordici mesi prima di poter tornare a Massaua nell’aprile del 1897. Le sue gesta in battaglia e la resistenza in prigione, nel frattempo, non passarono inosservate. Fu decorato d’una medaglia d’argento e promosso capitano, prima di godersi il meritato riposo nella sua Vasto.

Congo. Lulonga. Suono della gonga

Congo. Lulonga. Suono della gonga

Presto però il mal d’Africa tornò con impeto, e questa volta l’esploratore abruzzese prese il mare in vista d’una missione più complessa. Fu chiamato a far parte di un gruppo d’ufficiali italiani che il governo belga richiese per organizzare le forze armate nella colonia del Congo. Cordella fu destinato nel centro di Kasongo, per svolgere non solo mansioni di tipo militare ma anche politiche e civili, e vi giunse solcando le acque del fiume Congo a bordo di un piroscafo. Il vastese ricevette l’incarico di capo regione nella provincia, ed ebbe modo di visitare alcune tra le principali città dello stato. Si tenga presente che dopo i primi contatti tra portoghesi e congolesi risalenti addirittura al XV° secolo, il primo europeo a spingersi in un’esplorazione approfondita del paese fu l’inglese Henry Stanley nella seconda metà dell’Ottocento, pertanto erano svariate le zone ancora sconosciute alle carte geografiche europee del tempo.  Oltre al ruolo di capo regione, Cordella esercitò altresì l’incarico di giudice delle controversie fra gli indigeni posti sotto la sua giurisdizione, tra cui i Basongo, i Bubui ed altre tribù.

Pesci del Tanganica

Pesci del Tanganica

Il suo fu un compito d’amministrazione arduo, svolto in un territorio sconosciuto e non privo di frizioni, durante il quale il capitano percorse migliaia di chilometri e tracciò una nuova via da Kasongo al Tanganica, colonia dapprima britannica e poi tedesca nella quale un altro abruzzese, Giovanni Chiarini, si distinse nei primi viaggi esplorativi europei negli anni ’70 del XIX° secolo. Il superamento del Tanganica dopo due mesi di marcia, con l’obiettivo di scegliere una posizione da fortificare in una zona ancora ignota, oltre i confini delle mappe. Compiuta la ricognizione ed identificata una zona strategica, alla confluenza tra il fiume Congo e l’affluente Elila, neanche il tempo di tornare che ricevette un nuovo incarico in direzione dei laghi Mokoto, allora assenti dalle carte e conosciuti attraverso i racconti delle tribù. Nonostante l’incalcolabile forza d’animo, il vastese nulla poté contro le febbri che lo colpirono dopo quaranta giorni di viaggio, portandolo alla morte nel villaggio di N’Pena il 17 novembre 1905. La salma fu poi riportata in Italia due anni dopo, e l’esploratore fu sepolto nella sua Vasto a seguito d’una straordinaria commemorazione funebre che vide la partecipazione di migliaia di cittadini e delle più alte cariche della città, “Nel ciel de’ forti assorto, a immortal vita”, come scrisse il professor Vincenzo De Lucia in un sonetto nel 1907. I taccuini autografi del viaggio di Ernesto Cordella nell’Elila del 1904 sono conservati presso la Società Geografica Italiana, a testimonianza dell’operato di un abruzzese che era doveroso celebrare nell’anniversario della sua nascita, e che può certamente essere iscritto tra i più grandi esploratori e conoscitori italiani, ed europei, dell’Africa profonda nell’epoca dei grandi viaggi.


              Lavandaie sul fiume                                        Via delle carovane

Da: Società Geografia Italiana

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