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21 novembre 2022

Pasquale Celommi, il maestro della pittura marina abruzzese.

Da: Abruzzo Forte e Gentile 95


Nato il 6 gennaio 1851 a Montepagano, una frazione di Roseto degli Abruzzi. Già da piccolo dà dimostrazione dell’amore verso la pittura, disegnando, con il carbone, lungo le fiancate delle “paranze” poste a riva, sulla spiaggia. Fu notato quand'era solo tredicenne da Camillo Mezzopreti, un facoltoso collezionista locale e pittore dilettante che fu il suo primo maestro e, soprattutto, il finanziatore dei suoi primi studi.
Nel 1873 vinse il concorso del pensionato artistico indetto dall'amministrazione provinciale di Teramo che gli permise di frequentare la Scuola libera del nudo istituita presso l'Accademia di belle arti di Firenze, dove ebbe come maestro Antonio Ciseri. Tra le frequentazioni fiorentine di Celommi, rientra quasi sicuramente lo scultore giuliese Raffaele Pagliaccetti, vista la loro comprovata amicizia negli anni successivi al soggiorno toscano. A Firenze, si sposò, il 18 agosto 1880, con la diciassettenne Giuseppina Giusti (nipote del poeta Giuseppe Giusti) dalla quale ebbe 11 figli. Poco dopo la nascita del suo primogenito Raffaello, nel 1881, tornò, a causa della salute precaria del piccolo, a Roseto.

I fidanzati
Il cambio di residenza fu felice "per lui che lasciata Firenze e tornatosene nella sua ridente Rosburgo, poté sciogliersi dalle pastoie onde lo aveva avvinto quell'accademia e studiare da vicino quella natura rustica, che egli aveva tanto amato. Il Celommi cambiò stile tanto tosto ne risentì anche un benefico effetto, perocché i suoi quadri divennero ricercatissimi, le sue figure non più modelli travestiti ma quali si vedono nella vita, e però i suoi quadri ebbero impronta singolare di vitalità e di sentimento vero”. Divenne ben presto ospite gradito delle maggiori famiglie del teramano, come scrisse Raffaele D'Ilario : “il successo delle opere fruttò al giovine artista abruzzese le simpatie delle famiglie aristocratiche che facevano a gara per averlo nei loro principeschi ricevimenti”.

Nell'ultimo ventennio dell'Ottocento, Celommi si dimostrò un pittore molto prolifico e, diversamente da quanto fece in seguito, partecipò di frequente alle mostre, locali e non, come ad esempio la II Esposizione Operaia di Teramo del 1888, la mostra "Italo Americana" di Genova (Colombiana) del 1892 e la LXVI Esposizione di Belle Arti di Roma del 1895.

Saltarello ciociaro, 1878
La numerosa committenza, italiana e straniera non impedisce a Celommi di interessarsi alle questioni amministrative della giovane cittadina; lui ed altri consiglieri proposero la creazione di un viale a mare di circa un chilometro.

In questo periodo, inoltre, ha la possibilità pur rimanendo a Roseto, di ricevere nuovi stimoli e conoscere le opere di autori diversi. Il pittore infatti rafforza la sua amicizia con Vincenzo Bindi, colto collezionista d’arte e genero di Consalvo Carelli, e con Francesco Paolo Michetti, che spesso viene a trovarlo nel suo studio, posto al primo piano di un castelletto, fatto da egli costruire in riva al suo Adriatico. Nasce anche un rapporto epistolare con Teofilo Patini.

Dal 1900 l'artista, oltre ad avvalersi dell'aiuto del figlio Raffaello Celommi, lavorò in maniera continuativa per la galleria dei fratelli D'Atri di Roma e per alcune gallerie estere: la Winterstein di Vienna e le gallerie Bekerans di Monaco di Baviera e di Berlino, che gli assicurarono una buona commercializzazione delle sue tele nei paesi mitteleuropei.

Nel 1925 riceve il titolo di "Commendatore" dell'Ordine della Corona d'Italia.

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