Rivoluzionario, giramondo, giornalista, spia. Potrebbe essere il
profilo di un personaggio filmico di jamesbondiana memoria, come il Peter
Quinn della serie Homeland.
Potrebbe. Ma in questo caso i protagonisti non sono frutto della creatività di
brillanti sceneggiatori.
Parliamo di un personaggio
esistito davvero, avvolto da un'unica grande certezza: il
mistero sulla sua vera storia. Parliamo di Amleto Vespa, agente segreto aquilano
e omonimo – non parente stretto – del più famoso concittadino Bruno, volto noto
in Rai. Vi vogliamo raccontare la storia di un abruzzese che, nella prima
metà del secolo scorso, è ricollegabile ai servizi segreti di mezzo mondo e,
per questo, non è conosciuto ai più. Come tutte le spie che si rispettino.
Per narrare la storia di Amleto Vespa ci siamo avvalsi
della preziosa collaborazione del collega della Rai Franco Totoro,
autore di Amleto
Vespa 1884-1944. Spia
in Cina (e-book disponibile negli store online); e su quello
che lo stesso Vespa scrive nella sua biografia del 1939, Secret agent of Japan,
consegnata al giornalista australiano Harold John Timperley, corrispondente
da Shangai (Cina) per il Manchester
Guardian.
I dubbi sull'esperienza messicana. Vespa nasce negli ultimi scampoli
del diciannovesimo secolo, ma diventa presto cittadino del mondo. Italo Fiore,
in La spia di
Harbin, lo descrive come un adolescente appassionato per
l'avventura: "Di carattere autonomo, e insofferente, aveva rifiutato di
terminare l'università a Roma, facendo invece il servizio militare per ottenere
il passaporto e partire in cerca di gloria. Era un giovane di statura media e
di presenza gradevole, gli occhi scuri sotto una fronte arquata e
spaziosa". Il mistero, però, inizia già dalla sua data di nascita.
In Segret agent of
Japan, Vespa dice di essere nato nel 1888, ma Totoro –
incuriosito dal personaggio – scopre, grazie al foglio di congedo dal servizio
militare, custodito all'Archivio di Stato dell'Aquila, che è nato quattro anni
prima, nel 1884.
Non solo, il giornalista abruzzese si accorge inoltre che Vespa viene congedato
dal servizio di leva in base a un articolo del codice militare, che risulta
inesistente. Un congedo con motivazione fasulla, insomma.
Nella sua biografia ufficiale, invece, è narrato che il giovane
Amleto, a seguito di una colluttazione con un guardia-caccia che aveva scoperto
suo fratello andare a caccia nelle campagne aquilane in un periodo vietato
dalla legge, decide di lasciare l'Italia e di imbarcarsi in direzione Messico.
Nel paese centroamericano, soggiogato dalla brutale dittatura di Porfirio Diaz,
sarebbe diventato guerrigliero e capitano nell'esercito rivoluzionario del
generale Francisco
Madero, che assieme a Pancho Villa e, per un certo periodo,
a Emiliano
Zapata, fu protagonista della rivoluzione messicana. Note
biografiche scritte dallo stesso Vespa, che però non convincono Totoro:
"E' fortemente probabile che non sia mai stato in Messico – afferma
a NewsTown –
non vi sono tracce, negli archivi messicani, di un italiano in prima linea a
fianco di Madero. E' possibile invece che Vespa abbia detto di aver iniziato il
suo viaggio nel mondo dal Messico, per accreditarsi e mascherare il vero motivo
per cui era stato congedato dal servizio militare: l'ingresso nei servizi
segreti".
Siberia, Transiberiana e rivoluzione d'ottobre. Per scrivere
il suo libro, Totoro ha cercato di verificare meticolosamente le affermazioni e
le date contenute nella biografia di Vespa – che il giornalista acquistò anni
fa in una bancarella di libri usati a New York – con i documenti ufficiali e
con le lettere che, nel corso degli anni, Vespa scrive a suo fratello:
"Sono riuscito a contattare Angela
Vespa, figlia del fratello di Amleto, che vive a Roma. Mi ha
fatto leggere diverse lettere dello zio, che conserva gelosamente. A quel punto
ho capito che alcuni episodi che egli raccontava in Agent secret in Japan erano
nettamente diversi dai contenuti delle lettere inviate in Italia".
Secondo Totoro, Vespa avrebbe abbandonato L'Aquila e l'Italia
nel 1908,
in direzione San Francisco, per poi dirigersi a Vladivostok. In quegli anni,
nella città dell'estremo oriente russo erano presenti diversi cantieri italiani
a causa della costruzione della linea Transiberiana. Molti erano i lavoratori
originari di Rocca di Cambio e Rocca di Mezzo, perché "i rocchigiani erano
scalpellini famosi, sapevano come perforare le montagne", ricorda il
giornalista. Vespa si inserisce tra loro e, poco prima del 1915, si trasferisce
in Siberia, si presume come agente
segreto per conto dell'esercito italiano. Elementi di
sospetto sul ruolo di intelligence che ricopre l'aquilano sono i numerosi
spostamenti intercontinentali – rapidi e frequenti – e il fatto che, allo
scoppio della prima guerra mondiale, è uno dei pochi italiani a non essere richiamato alle
armi, almeno a giudicare dal suo foglio matricolare.
Forse neanche lui sa che si sarebbe trovato, di lì a poco, al
centro dei maggiori intrighi internazionali del tempo. Nel 1917, infatti,
scoppia la rivoluzione
d'ottobre e lui si sposta al confine tra Siberia e
Manciuria. Si occupa di import
export di macchinari agricoli e, probabilmente, ricopre un
ruolo di appoggio ai menscevichi che, in lotta con i rossi bolscevichi, si
vanno aggregando proprio su quei confini. E' questo il periodo in cui
conosce Anna
Nina, un'aristocratica polacca, in fuga anche lei dalla
rivoluzione, che più tardi sposerà, e da cui avrà due figli: Genevieve e Italo.
Vespa diventa il Comandante Feng. Negli anni successivi, appurata la sconfitta dei bianchi contro i bolscevichi, Amleto Vespa si rifugia in Manciuria. E' qui che inizia il suo "periodo cinese", che gli procurerà i primi guai seri. All'inizio degli anni Venti, Vespa vive con sua moglie ad Harbin e diventa una sorta di capo dell'intelligence del potente governatore della Manciuria, il signore della guerra Chang Tso Lin. Per suo conto, Vespa cerca di arginare e controllare il traffico d'armi che viaggia dall'Italia alla Cina, infastidendo non poco il governo italiano, che da poco è stato sopraffatto dal fascismo, ma che tuttavia ancora non riesce a controllare flussi di merce e affari segreti nella lontana Cina. In quel periodo gestisce l'Atlantic Theater (teatro-cinema di Harbin) ed è editore di un piccolo giornale russo-cinese. Nel 1922 viene addirittura arrestato, e fermato a lungo all'interno dell'ambasciata italiana. Ma due anni più tardi diventa cittadino cinese, e rafforza il sodalizio con Tso Lin. E' il periodo buio della guerra tra Giappone e Cina per la conquista della Manciuria. Un conflitto che causerà il declino del non più giovanissimo giramondo di origini abruzzesi. Tso Lin, come tutti i signori della guerra del tempo, ha il sogno proibito della conquista dell'intera Cina, ma compie la leggerezza di agevolare l'ingresso dei giapponesi in Manciuria, attraverso un accordo politico con l'Impero del Sol Levante. Quest'ultimo lo ripaga attentando alla sua vita. Tso Lin morirà a bordo di un treno sul quale viaggiava.
Nella biografia consegnata a Timberley, Vespa racconta della
crudeltà dei giapponesi, invasori della Manciuria. A causa delle minacce alla
sua famiglia, e all'arresto e maltrattamento di sua moglie, è costretto a collaborare e lavorare per i
giapponesi. Diventa il Comandante Feng, dove feng è la
traduzione del suo cognome in cinese: a coniarlo per lui è un suo vecchio
avversario, un fuorilegge a sua volta reclutato dai giapponesi per svolgere le
operazioni sporche. Vespa, mai convinto dell'appoggio ai giapponesi, fa del doppio gioco una prassi,
passando regolarmente informazioni alla resistenza manciuriana. A tal
proposito, Totoro si serve molto dei documenti dell'archivio storico della
Farnesina, per raffrontare le informative dei rappresentanti consolari in Cina
con le parole di Vespa in Segret
agent of Japan.
Scoperto nel doppio gioco con i cinesi, Vespa riesce a rifugiarsi a
Shangai nel 1936, ricercato dai giapponesi e inviso al regime
fascista, a causa dell'asse forte Roma-Berlino-Tokyo. Da allora, come ogni
bravo agente segreto che si rispetti, fa perdere le sue tracce. Si sa della
sua permanenza segreta nella concessione francese a Shangai, dopo l'invasione
giapponese della megalopoli cinese. E si sa anche di un viaggio negli Stati
Uniti (prima del rientro in Oriente), effettuato con un passaporto in cui
compariva il cognome della madre, De Chellis. Sul finire del secondo conflitto
mondiale, dopo l'atomica a Hiroshima, la figlia Genevieve si sarebbe recata
all'ambasciata d'Italia a Shangai, per chiedere notizie del padre sparito. In
una delle lettere che Angela Vespa fa leggere a Totoro, Genevieve scrive alla
famiglia in Italia, affermando di aver saputo che Amleto era stato fatto
prigioniero dai giapponesi, trasferito nell'Isola di Formosa, e lì giustiziato.
Inviso a tutti, rivendicato da nessuno. Non sapremo
mai tutta la verità
su Amleto Vespa. Il dossier sulla spia, che giaceva
all'ambasciata italiana di Shangai, è andato distrutto, assieme a migliaia di
importanti documenti, in un misterioso
incendio all'interno dell'ambasciata nell'immediato
dopoguerra. In molti sostengono che il regime del Duce volle
distruggere tutte le tracce degli affari segreti tra Italia e Cina, che
avrebbero parzialmente compromesso l'integrità ideologica del fascismo.
Di Vespa è dunque rimasto quello che trasmise al cronista
australiano qualche anno prima di morire, in una biografia che, come ha
dimostrato Totoro, racconta solo
parte della sua vera vita. Tra tanti forse, una certezza è
il suo ruolo di personaggio
scomodo: inviso ai fascisti, per via della sua autonomia in
Cina, e sgradito a chi il regime lo combatteva perché, in fondo, Vespa era pur
sempre una spia a servizio dello Stato. Dopo la sua morte, inquadrata tra il
1940 e il 1944, la
sua famiglia andò negli Stati Uniti. La figlia Genevieve entrò
nella Società delle Nazioni – antesignana dell'Onu – come interprete, mentre il
figlio divenne ingegnere aeronautico, cambiando completamente identità.
Nessuno, neanche tra i parenti più stretti in Italia, riuscì più a contattare
la famiglia Vespa.
"Secret
agent in Japan (best seller in Usa e Gran Bretagna, tradotto
in Italia solo dopo la caduta del fascismo, ndr) è un attacco forte alle politiche
imperiali giapponesi – afferma Totoro – Vespa è stato un uomo, in fin dei
conti, sfortunato. Ha dovuto recitare il ruolo del doppiogiochista, cadendo
nella trappola della storia, che l'ha condannato". La figura di Vespa non
viene infatti rivendicata
da nessuno. All'Aquila, come altrove, rimane un personaggio
sconosciuto ai più. "A mio avviso, la verità sulla vita di Vespa
risiede negli archivi degli impenetrabili servizi segreti giapponesi, quindi
non la conosceremo mai", evidenzia con convinzione Totoro.
Rimane però una narrazione, a metà tra la spy story e il
racconto biografico, squisitamente affascinante.
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Audio:
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AMLETO VESPA, SPIA ITALO-CINESE, E LE EDIZIONI DEL LIBRO CHE CAUSARONO LA SUA MORTE
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