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1 ottobre 2022

Raffaele Pellicciotta e la tradizione musicale di Perano.

Raffaele Pellicciotta e la tradizione musicale di Perano
di Angelo Iocco

Desideriamo ricordare la memoria del dott. Raffaele Pellicciotta di Perano, classe 1905. Compiuti gli studi liceali al Liceo ginnasio di Lanciano, si laureò in medicina a Napoli nel 1930; assistente di patologia medica, ottenne la libera docenza alle Malattie Tropicali e sub-tropicali nel 1943. 
Dunque, come dimostrano anche preziosi documenti e fotografie conservate dal figlio dott. Ermete Pellicciotta, ancora residente nel palazzo di famiglia a Perano, il nostro Raffaele andò in Africa e in Etiopia in particolare a curare le malattie. 
Fu ispettore sanitario capo superiore alle Ferrovia dello Stato dal 1934 al 1938 con un concorso vinto, ufficiale medico nella campagna italiana d’Etiopia nel 1934-38. 
Ha pubblicato diversi studi scientifici, poesie, letteratura varia, e postumo è uscito un lavoro sull’origine di alcuni toponimi di Perano, un breve saggio storico, a cura del figlio Ermete: “Perano – Note di toponomastica correlata a toponimi omofonici”, 1989, studio appunto sulla toponomastica territoriale, dei nomi, sulle probabili origini del nome Perano, e noterelle di storia locale.

Quadro con gli attestati di partecipazione al Pellicciotta e al Coro di Perano alla Festa delle Canzoni di Lanciano del 1922. Per gentile concessione di Ermete Pellicciotta.




Raffaele Pellicciotta fu un self-made man, come lo chiama il figlio; era figlio di Ermete Pellicciotta falegname dal raffinato gusto dell’incisione. 
Nella casa Pugliesi-Pellicciotta si conserva anche un ritratto giovanile dipinto. 
I Pugliesi che vivevano nell’omonimo palazzo, il più grande e monumentale, alla fine del corso Duca degli Abruzzi di Perano,  erano costoro una delle famiglie più influenti del paese e con diverse proprietà. 
Quando gli ultimi eredi vendettero la casa, Ermete la acquistò e ci andò a vivere, sicché oggi il palazzo è noto come Palazzo Pugliesi-Pellicciotta, passando in seguito da Raffaele al figlio Ermete, anche se attualmente una porzione è stata venduta a privati. 
Il dott. Ermete, poeta e medico, ha curato la casa come un piccolo museo, tutto è rimasto come era, e continua a tramandare la memoria paterna e del nonno. 
A Raffaele Pellicciotta è dedicato un premio letterario che si svolge in estate con il vivo sostegno dell’amministrazione comunale.
Adesso veniamo al Raffaele Pellicciotta poeta e musicista, sconosciuto nel campo musicale abruzzese; egli nemmeno ventenne, aveva imparato da autodidatta a suonare il violino e si dilettava di poesia. 
Quando seppe che a Lanciano nel 1922 si bandì il Concorso delle Canzoni Abruzzesi del 18 e 19 aprile, immediatamente si dette da fare col parroco per formare un Coro locale, con dei costumi tipici (anche se in campo di studi si tratta di una reinvenzione normalizzante della grande varietà degli abiti storici abruzzesi), e partecipò a questa gara canora. 
Presentò la canzone “Cafunette”, con sue parole e sua la musica, oggi conservatasi manoscritta presso il figlio.
Somiglia questo componimento nel testo e nella descrizione della benna contadina in carne, alle liriche del De Titta del suo Canzoniere abruzzese, da cui molti hanno attinto per presentare le canzoni alle Maggiolate ortonesi in quegli anni d’oro della Canzone d’Abruzzo. 
La contadinella è paffuta, ha un pettuccio che fa perdere il senno per la bellezza, uno sconvolgimento interiore del poeta, che rimane senza fiato, e passa a descrivere nel ritornello il suo tormento:

“Oh l’amore cosa granne di Di! […]

Nghi nu vasce ciele e terre ti dà,

trième e ti fa sraggiunà!

Ti turmente e tutte quelle che fa

Chiù belle, e chiù male fa”






Quanti in questi versi dialettali riconosce i frammenti della potenza distruttiva e terribile del fascino di Eros nelle liriche del poeta calabrese Ibico da Reggio del V sec. a.C.? Raffaele era fine cultore della letteratura, e di certo fu attratto da questa lirica sicuramente appresa negli studi ginnasiali di Lanciano.
La canzone non vinse, sappiamo che Modesto Della Porta da Guardiagrele vinse coi suoi “Carufine”, suscitando polemiche tra i concorrenti. 
Ma il figlio Ermete conserva una bella foto ricordo, rilasciata dal comitato organizzatore della rassegna, con una medaglia di premio. 
Questa canzone fu presentata anche nel 1987 al festival della “Viuletta d’Oro” di Francavilla al mare, ed ebbe una nota di merito, con un attestato di premio e un omaggio di un piatto in ceramica dipinta.
Nel 1925 Pellicciotta organizzerà una Maggiolata Peranese, con una rassegna di canzoni quasi tutte scritte da lui, più qualcun’altra già eseguita alle Maggiolate ortonesi. 
Tra queste canzoni, bellissime sono “Vu nen valete…” e “Lu cingiare”, che è stato ripreso anche dal gruppo folk “Lu Cantastorie” di Lanciano, anche se con un andamento melodico diverso. 
Lu cingiare, il cenciaro, era quel tipo che con una carretta raccoglieva rottami, soprattutto cocci con cui rifabbricava piatti, attaccati alla meno peggio, andava per le strade gridando “cengiaroooo….cengiaroooo!”, e subito tutte le donne si presentavano, come oggi si fa, al mercatino dell’usato, in fila per valutare il materiale di riutilizzo per la casa.
Il Coro di Perano è rinato negli anni ’60, partecipando ad alcune rassegne. 
Negli anni ’90 è stato diretto dal M° Pasquale De Rosa di Fossacesia, intitolato al poeta Cesare de Titta, registrato delle audiocassette, e di recente ha avuto modo di farsi conoscere con partecipazioni a varie sagre di canzoni tra Lanciano e Ortona, magistralmente diretto dal M° Stefano Carbonetta, purtroppo scomparso qualche anno fa. 
Dalla sua scomparsa, attualmente il Coro di Perano è dormiente.
Chi farà riecheggiare le belle note della canzone “Perane me…nu paese tante belle?”

Il Coro di Perano negli anni ’50, foto Yuri Moretti

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