Le opere dell’artista paganichese Giovanni De Paulis avranno finalmente una sistemazione decorosa
di Sabrina Giangrante
Le sculture di Giovanni De Paulis (1861-1959), artista nato a Paganica, avranno una degna sistemazione in un locale nella Villa comunale della frazione, infatti le sue opere verranno finalmente trasferite presso un locale di proprietà comunale, recentemente restaurato, sito in Via del Rio in Paganica è quanto stabilito con deliberazione della giunta comunale numero 484 del 19 ottobre ultimo scorso su proposta dell’assessore alla valorizzazione del patrimonio del Comune dell’Aquila, Fausta Bergamotto, e per merito soprattutto dell’interessamento dal parte dell’ingegner Claudio Panone.
«Inizialmente le opere d’arte di De Paulis - si legge in una nota - erano conservate nel deposito del museo nazionale d’Abruzzo, donate dallo stesso alla Soprintendenza ai Baaas per l’Abruzzo dell’Aquila sperando che potessero essere esposte nei locali del Museo».
Ma chi era Giovanni De Paulis? Lo spiega nell’introduzione della pubblicazione del 1996, “Un artista paganichese: Giovanni De Paulis”, lo storico aquilano Raffaele Colapietra che così descrive l’artista: «Giovanni è la negazione del notabile... I tre anni di Argentina costituiscono un’esperienza indimenticabile, che influisce profondamente sull’uomo e sul poeta, con risultati che anche al profano sembrano tutt’altro che trascurabili, ma l’uomo che torna “prostrato” a casa è rimasto un angustiato, un insoddisfatto(...). Giovanni De Paulis, a poco più di quarant’anni, è sul viale del tramonto, l’amicizia e poi la successione del Patini alla Scuola di arti e mestieri non lo confortano se non in quanto lo fanno sentire vicino ad una grande tradizione che anch’essa va tramontando, quella artigiana: la grande guerra, con i suoi dolori, farà il resto».
Ma pure in alcuni versi del Parini, appresi da un prete quando da ragazzo studiava presso l’Istituto Tecnico dell’Aquila, guidarono ogni azione della sua vita: «Me non nato a percotere le dure illustri porte; nudo accorrà, ma libero, il regno della morte. Né ricchezze né onore con frode o con viltà il secol venditore mercar mi vedrà».
Una vita dedicata all’arte, spirito inquieto e insoddisfatto, con un carattere orgoglioso e riservato, tutt’altro che combattivo, il più delle volte fu ignorato e boicottato dalla stessa L’Aquila, «concluse la sua esistenza nell’apatia e nello sconforto e guardandosi indietro riconobbe di essere stato “stoltamente dignitoso”, tuttavia tranquillo di non aver saputo fare l’ipocrita o l’affarista e nemmeno di non aver mai appartenuto a “camarille o chiesuole”».
La sua anima sensibile di artista, scaturisce anche nella «poesia semplice e scorrevole ma profonda di amore e di amarezza, il dramma della nostra gente, l’emigrazione. Anche nella scultura De Paulis, appare come un artista di alta levatura; il suo stile non appartiene a nessuna scuola ma è l’immagine della sua personalità infatti nel gruppo scultoreo “Lasciando la patria”, detto anche “L’Emigrante”, egli esprime il dolore dell’uomo che lascia il proprio paese, preoccupato del futuro e con il cuore in pena e in ansia, e la serenità del figlioletto che ancora non può avvertire la nostalgia e la paura dell’ignoto».
Poeta e scultore, nonché pittore, novelliere, commediografo, professore e inventore, un uomo che ha dedicato la sua vita all’arte, figura eclettica e geniale doveva avere finalmente quel giusto e doveroso riconoscimento e la collocazione delle sue opere nel paese che ne ha visto i primi vagiti renderanno compiuta l’opera.
Sabrina Giangrande, 11.11.2020
Da: Il Messaggero
Nessun commento:
Posta un commento