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25 settembre 2022

Marino Valentini, Pescara - Chieti derby anni ‘50.


Pescara-Chieti derby anni ‘50
di Marino Valentini

Tra il Pescara ed il Chieti c’è stata, fin dagli albori del calcio abruzzese, una grande rivalità calcistica e territoriale e già agli inizi degli anni ’50 questo antagonismo era diventato una guerra santa, dovuta certamente alla vicinanza tra le due città. Tale circostanza determinava derby accesissimi ed intensi sfottò che potevano durare mesi, tra un confronto e l’altro.
Nella storia del derby d’Abruzzo merita di essere citato, per fatti che sfiorano solo marginalmente il calcio giocato, quello disputato in quarta serie il 13 marzo 1955 al vecchio stadio Rampigna di Pescara, per i singolarissimi fatti che precedettero il match e che tennero col fiato sospeso i tifosi di ambo le fazioni.
L’11 marzo un giornalista RAI del Gazzettino dell’Abruzzo e Molise delle ore 12,10 (quello che aveva come spot d’apertura il cinguettìo di una ciacciacòla) comunicò questa notizia prima di tutte le altre: “Nella mattinata il giocatore Mario Tontodonati, capitano del Pescara è stato preso in ostaggio da un gruppo di persone tuttora sconosciute.”
Lo stesso corrispondente alla fine del giornale radio locale, nello spazio delle notizie sportive, diede altri particolari dell’accaduto: “Il giocatore Mario Tontodonati rischia di non scendere in campo per disputare il derby col Chieti che si giocherà domenica prossima al campo Rampigna. Pare che sia stato sequestrato da alcuni sconosciuti, con una scusa, mentre usciva dalla sua tipografia in via Trento. Non ci sono altri particolari”.
Era venerdì, quindi mancavano solo due giorni alla partita.
La prima cosa che pensarono i pescaresi era che domenica senza Tontodonati non si sarebbe potuto vincere, dato che il centravanti biancazzurro originario di Scafa era il leader dell’undici dannunziano e icona calcistica dei suoi tifosi, visti i suoi trascorsi in serie A con le maglie della Roma, del Torino e del Bari.
Negli ambienti della città costiera la gente non parlava altro che di questo episodio. Chi sosteneva che era uno scherzo, chi diceva che non era vero niente. “Chi sarà stato? Perché l’avranno fatto?” queste erano le domande più ricorrenti che la gente si faceva. Così come i titoli degli organi di stampa del sabato, a grandi lettere, nelle pagine di cronaca locale. I tifosi pescaresi, saputo quanto accaduto, già dal mattino di sabato si erano riuniti, alcuni davanti al Bar Tempera, angolo corso Umberto I, altri davanti al Bar D’Alessandro, per discutere di questo grave fatto e pensare cosa e come fare per risolvere la non piacevole situazione.
Si brancolava nel buio.
Il giorno dopo, sabato 12, il giornalista RAI del Gazzettino regionale, comunicando le notizie alla radio, ipotizzò che il sequestro di Tontodonati fosse stato opera di alcuni studenti universitari di Chieti.
Nel pomeriggio, forse per una soffiata, ci fu la conferma che l’operazione sequestro era stata portata a termine da un gruppo di studenti di Chieti che avevano attirato il centravanti con un tranello e poi l’avevano legato, imbavagliato e portato a Chieti, recluso in una “prigione d’oro” con tutte le attenzioni e cure che si riservano ai nemici di riguardo.
Il commando di ignoti studenti teatini fece sapere con un volantino che avrebbero liberato l’ostaggio solo dopo la partita tra il Pescara ed il Chieti. Nel frattempo un gruppo di loro colleghi pescaresi escogitarono una contromossa per indurre i teatini a liberare Tontodonati prima della partita.
Nella tarda serata si recarono alla nostra Villa Comunale e, senza essere notati, s’impadronirono di una gabbia metallica contenente la grossa aquila reale, autentico vanto della nostra città, alla quale i nostri concittadini tenevano tanto. In altri tempi, molto remoti, un simile affronto avrebbe causato una guerra, come quella tra bolognesi e modenesi per una secchia di legno trafugata ma fortunatamente tra pescaresi e teatini si giunse solo alla goliardata.
Tornati a Pescara, con l’ambito pennuto trofeo, fecero sapere ai loro colleghi teatini le condizioni per la riconsegna della gabbia con annesso il rapace.
Esse recitavano: “Rilasciate il nostro capitano Tontodonati prima della partita e noi vi riconsegneremo la vostra gabbia con l’aquila”.
Ci fu un incontro notturno fra le due tifoserie e dopo tante discussioni, vertenti anche su garanzie del tipo Convenzione di Ginevra, si addivenne a un accordo che forzatamente accettarono entrambe.
Lo scambio degli ostaggi doveva avvenire prima della partita e quando già le squadre erano schierate a centrocampo. Il Pescara era sceso in campo con soli dieci giocatori e prima del fischio d’inizio dell’arbitro si videro spuntare dagli spogliatoi del Rampigna le due delegazioni degli universitari formate da 4-5 persone ciascuna.
In quella di Chieti s’intravedeva capitan Tontodonati, già in divisa da calciatore, e tra quella di Pescara si notava l’aquila nella sua gabbia agganciata ad un tubo di ferro che veniva portato a spalla da due studenti.
A centrocampo avvenne lo scambio dei due ostaggi, tra lo sguardo esterrefatto della terna arbitrale e le risa contagiose degli spettatori di ambo le bandiere.
Dopo lo scambio dei gagliardetti e i saluti, con un lungo applauso del pubblico, l’aquila fu portata ai bordi del campo e la partita, tra biancazzurri e neroverdi poté avere inizio. Senza ombra di dubbio e per la prima volta un’aquila poté assistere ad una partita di calcio da bordo campo, con ben 55 anni d’anticipo rispetto all’Olympia della odierna squadra di Lotito.
Il Pescara al termine della contesa, dopo un’accanita gara con rovesciamenti di fronte, si aggiudicò l’intera posta vincendo per 1 a 0 proprio con un gol di capitan Tontodonati, “il sequestrato”. I tifosi pescaresi lasciarono il campo soddisfatti e contenti, mentre i nostri supporter delusi, e con qualche mugugno, presero la Tiburtina per tornarsene a casa. Anche la gabbia e l’aquila, con le ali, la testa abbassate e qualche spiumazzo di troppo per lo stress, presero la via del ritorno per essere di nuovo riposizionate nella Villa Comunale.
Fu una vera iattura perché la compagine neroverde, vincendo quella partita, avrebbe avuto la possibilità di issarsi come capo classifica e invece scese dal secondo al terzo, mentre a fine campionato il Milan del Sud, complice un girone di ritorno non all’altezza di quello d’andata, chiuderà al quinto posto superato anche dai rivali cugini che arriveranno invece terzi.

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