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3 settembre 2022

Angelo Iocco, Le tradizioni del Settembre Lancianese. Capitolo I: dalla fiera di Sant’Egidio alla Novena della Madonna.


Le tradizioni del Settembre Lancianese. Capitolo I: dalla fiera di Sant’Egidio alla Novena della Madonna.
di Angelo Iocco

Tutti conoscono a Lanciano il periodo delle Feste di settembre che includono i tre giorni speciali del 14, 15 e 16 settembre dedicati alla patrona Nostra Signora del Ponte. Tuttavia è buono ricordare alcune tradizioni popolari che vanno scomparendo, o che sono oggi ignorate.
Il 31 agosto è l’avvio vero e proprio delle Feste, c’è l’inizio della Novena della Madonna del Ponte che si celebra in Cattedrale e che termina il 7 settembre, affinché le feste continuino il giorno seguente 8 settembre, con la sfilata dei carri e dei donativi delle 33 Contrade di Lanciano alla Madonna, lungo il Corso, fino alla piazza, come avremo modo di parlarne in seguito. Il 31 dunque da almeno una trentina d’anni, simbolicamente si sparano alle ore 13:00, i mortaretti, collegati da un lungo filo dalla base del campanile di San Francesco, fino alla cima della torre campanaria della Cattedrale della Madonna. È l’avvio della Novena tra giubilo di fedeli e civili!


Ma il 31 è anche la famosa festa di Sant’Egidio abate vissuto nel III sec (e non quell’Egidio benedettino da Sansepolcro come molti dicono!), il protettore dei lebbrosi. Il suo culto ricade il 1 settembre, anche se a Lanciano si festeggia il giorno precedente; a Lanciano una chiesetta a lui dedicata in contrada San Leonardo o degli ortolani, poi rinominata “Sant’Egidio”, risale a prima del XVI secolo. Sicuramente il culto fu portato in zona, nella periferia dove passava il vecchio Tratturo, dai viandanti e dai pastori. Ne “Il libro di memorie di A. L. Antinori” troviamo «Diacono selvaggio in Sant’Egidio, 26 ottobre 1634», e andando avanti, «A’ 4 settembre 1646 (Mons. Andrea Gervasi) visita la chiesa di Sant’Egidio di proprietà del Capitolo», e ancora il 17 marzo 1676 l’Arcivescovo Mons. Francesco Antonio Carafa «Visita Sant’Egidio, fuori le mura a cento passi. Altare del santo, peso del Capitolo di celebrare nel giorno della festa».
Anche la statua è di fattura popolare, molto solenne, che rappresenta il Santo con i paramenti vescovili, quasi lo si scambiasse per un San Nicola da Bari, mancandoci però il famoso secchio coi 3 bambini salvati, ed è solenne nella sua figura di benedicente, con gli occhi fissi e il barbone copioso. Un giornale d’epoca lancianese, del 1920, di sapore satirico e umoristico, riporta una poesia in dialetto, che qui pubblichiamo, che descrive molto bene come era l’antica tradizione sino a quegli anni.


Per celebrare la festa e il buon raccolto, le fanciulle della contrada e di quelle circonvicine riempivano dei canestri di vimini di frutta e altre primizie del raccolto, e si recavano con il cesto sulla testa, verso la chiesetta in fondo alla scarpata, a ringraziare il santo. Giungevano anche dai rioni vicini Sacca e Civitanova, si svolgeva un piccolo mercato di contrada, dove arrivavano anche i famosi Funai di Lanciano con le loro cordicelle bianche e cordoni. E poi portavano anche su, nella piazza centrale di Lanciano, il raccolto da vendere. Ma Sant’Egidio è anche la festa degli innamorati, e la poesia rimarca come Sant’Egidio sia il momento ideale per chiedere una fanciulla in sposa. Chi non ha niente cosa offre per dote? Mele, pesche, peperoni, noci, o anche gigli,, farfalle, fiorellini. E racconta inoltre che molti sposi che si consacrarono al matrimonio in quel giorno, 20 anni dopo tornavano ancora nella chiesetta di campagna a rinsaldare il loro legame eterno!
Tradizioni che perfino Antonio De Nino e Gennaro Finamore hanno documentato; successivamente agli inizi del ‘900, la tradizione ha iniziato a cambiare, degli artigiani hanno iniziato a realizzare delle campanelle di terracotta, provenienti forse dalle botteghe dei pignatari di Porta San Biagio. Forse la campanella del lebbroso che utilizzava per annunciarsi al suo arrivo alle genti, visto che Sant’Egidio è il patrono della lebbra, suggerì ai devoti pignatari la realizzazione di questa campanella nel giorno consacrato al Santo?
Fatto sta che i giovani, oltre alle canestre di frutta, alle loro belle regalavano nel giorno di Sant’Egidio anche la squillante e povera campanella di terracotta, figurarci le campanelle di oggi che sono dipinte e formate in tutte le salse! E la fanciulla rispondeva con la sua dote di frutta, nocciole e via dicendo. E così si scambiano promessa di eterno amore!
C’è inoltre una bella scenetta in atto unico del poeta Cesare Fagiani (anche se molti poeti lancianesi da Gigino Morgione a Mario Bosco si sono occupati del giorno di Sant’Egidio nelle loro liriche), chiamato “La feste di Sante ‘Ggidie” del 1961, inclusa nella raccolta “Teatro abruzzese di Cesare Fagiani”, Quadrivio, Lanciano 1961. La scenetta è un duetto, tra lo sposo e la sposa, che riceve la serenata al balcone di lui, e che lo rimprovera per averla trascurata per troppo tempo. Ora lo sposo deve avere un bel daffare per riconquistare la sua bella, ma basta che tira di tasca la sua bella campanella, che lega al cestino di frutta, che viene immediatamente ricevuto su al balcone dalla sua amata, che subito pace è fatta!
Queste tradizioni oggi, nel grande mercato della Piazza e del Corso, non ci sono più. C’è solo il grande fracasso di gente che sale e che scende per acquistare la campanella per la sua amata, o quella col proprio nome, oppure pacchiane campanelle che devono soddisfare il gusto dei ragazzi, dei moderni videogames, o delle serie tv dei cartoni animati più famosi, o dei supereroi, ecc. Poche campane invece seguono il filone di essere dipinte a mano come da tradizione, con colori terrosi su sfondo bianco oppure azzurro e verde appena accennato, che mostrino angioletti, contadine o anche i monumenti simbolici della città, in primis le campane consacrate alla Madonna del Ponte.
Conclusi il pomeriggio con la serata sino alle ore 24:00 della grande festa, i ritardatari potranno acquistare la loro campanella nelle poche bancarelle rimaste il 1 settembre in piazza; e aspettare le ore 12:00, quando inizierà lo sparo dei mortaretti che apre i programmi “civili” delle feste di Settembre. C’è da dire qualcosa anche su questo giorno, poiché oggi spesso si fa confusione tra tradizione falsata e tradizione storica. Falsata perché una lapide posta una trentina d’anni fa sulla facciata del palazzo municipale verso la Piazza, indica che Lanciano fu fondata il 1 settembre 1180 a.C. come capitale della Regione Frentana, senza lo straccio di documentazione storica, da parte cronache locali dal sapore campanilistico del XVII-XVIII secolo, e poi la tradizione dell’alzabandiera con il gonfalone civico sopra la torre della Cattedrale, a seguito dello sparo dei mortaretti di Mezzogiorno.
Il 1 settembre è ormai assodato che essendo il primo del mese, dà avvio alle feste, ma perché l’alzabandiera? Per un retaggio che si rifà alle storiche Fiere di Maggio e Agosto, passate poi dal XVIII secolo al Settembre, che si svolgevano nel Piano delle Fiere di Lanciano, dove oggi insiste la villa comunale. Lanciano era famosa per questi grandi mercati, cui affluivano anche da Bergamo, Venezia, Dubrovnik, ma sarà il caso di parlarne approfonditamente in altra sede. Il rito prevedeva che il “mastrogiurato”, che aveva il compito di vigilare sugli introiti e le entrate dei mercanti durante questi periodi di fiera, a cavallo, sfilasse lungo uno stradone che partiva dal Ponte di Diocleziano, sino al Prato della Fiera, oggi il Corso della Bandiera; percorreva dunque a cavallo questa strada, tenendo in mano le bandiere della Città e del Regno di Napoli, e arrivato alla fine, le faceva issare sun un torrino di guardia, una specie di dogana, e in quel momento venivano ufficialmente aperte le Fiere, e si poteva commerciare un mese.
Da qui la ripresa del rito dell’alzabandiera sulla Torre campanaria della Cattedrale il 1 settembre, dopo il tradizionale sparo dei mortaretti a Mezzogiorno, effettuato già il giorno precedente della Novena, accompagnato dal festoso suono delle Campane. Ai Lancianesi non resta che aspettare, per chi non è assiduo frequentatore di chiese, il giorno 8 settembre, quando ci sarà la sfilata del Dono.


Dal 1981 inoltre le celebrazioni del Settembre lancianese sono accompagnate al rito della Settimana medievale, anche se sino agli anni ’90 il rito era solo di un giorno, in cui si svolgono le celebrazioni della Rievocazione storica dell’investitura del Mastrogiurato di Lanciano, di cui sopra si è detto. Una celebrazione naturalmente rievocativa, che non ha la pretesa di essere qualcosa di storico o che ricalchi filologicamente le cerimonie di investitura del XV o del XVII secolo, dato che alcuni storici locali hanno storto il naso più volte, ma che vuole omaggiare e ricordare con allegria quei secoli gloriosi che fecero grande Lanciano economicamente, socialmente e politicamente. Alla prossima puntata sull’8 Settembre e sulla Banda civica di Lanciano.

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