ACCADDE OGGI
di Marino Valentini
Il 14 settembre del 1524 (tra due anni si festeggerà il mezzo millennio!) viene fondato un ordine monastico da Gaetano da Thiene e dal vescovo di Chieti Gian Pietro Carafa, poi divenuto papa col nome di Paolo IV; oggi l'ordine assume, nell'accezione comune, il nome di Teatini, anche se, in realtà, l'ordine è quello dei Chierici Regolari.
Ci furono poi altri ordini che assunsero la denominazione di Chierici Regolari e a quel punto fu necessario posporre l'aggiunta "Teatini". Ma pochi sanno che inizialmente non erano chiamati Teatini, bensì Chietini, sempre per il fatto che uno dei co-fondatori aveva retto l'episcopio della nostra città.
I seguaci di tale ordine erano veramente devoti e osservanti delle ferree regole che si erano imposti, quasi all'esasperazione, tant'è che, come ricorda in un volume di diversi secoli fa l'Accademia della Crusca (che nacque più o meno nello stesso periodo dell'ordine religioso), il nome di Chietino venne dato per dispregio non solo a costoro (i religiosi) ma in generale anche a bacchettoni, bigotti, spigolistri, ipocriti, stropiccioni e chi più ne ha ne metta.
Quando poi la parola Chietino era divenuta, nel comune parlare, oggetto di derisione, i chierici mutarono la loro "denominazione abbreviata" in Teatini, così come li conosciamo oggi.
I linguisti poi non si preoccuparono di modificare nei loro vocabolari il termine, rimanendo così anche nei dizionari odierni, dove le parole chietino e chietineria sono tuttora sinonimi rispettivamente di ipocrita e di quell'atteggiamento bigotto, tipico dei chietini (sempre i religiosi), inteso in senso negativo.
C'è di più, il gran cancelliere dell’imperatore Carlo V, in una lettera indirizzata a Erasmo da Rotterdam nel 1526, distingueva tre partiti all’interno della cristianità: "quelli che, senza voler vedere né sentire nulla, giuravano sul pontefice romano, indifferenti al fatto che governasse bene o male (con evidente riferimento agli irriducibili Teatini), e quelli che prendevano con altrettanta ostinatezza le parti di Lutero: gli uni e gli altri mancavano di discernimento proprio, le loro lodi erano vergognose e onorevoli erano le ingiurie a loro carico. Il terzo gruppo non cercava che la gloria di Dio e il bene dello Stato, e certo sfuggiva tanto più difficilmente alla calunnia; esso ammirava fedelmente Erasmo".
Vent'anni dopo, con Erasmo morto e sepolto già da un pezzo, il letterato Pietro Aretino, fine ammiratore del teologo di Rotterdam, alludendo all’ipocrita intransigenza dei teatini di Gaetano da Thiene e dell'arcivescovo di Chieti che era a capo dell’Inquisizione romana sin dalla sua nascita nel 1542, pronuncerà le seguenti parole: <Né Chietino mi sento, né Luterano>, dimostrando di non voler accettare gli estremismi opposti della cristianità di allora ma di aderire al partito di centro, quello erasmiano.
Sempre l'Aretino, nel 1545, in una delle sue lettere, parlando del capo dell'Inquisizione romana, non fa espressamente il suo nome ma lo dipinge con l'epiteto di "Superbo inventore della Chietina setta".
Un ulteriore indizio sul fatto che i chierici si chiamassero inizialmente Chietini è fornito da una lettera al cardinale Gonzaga scritta nel 1541 dal suo segretario Sernini: <I reverendissimi Chietini sono i primi che dicono che gli ignudi in questo luogo non stanno bene a mostrar le cose loro...>.
Ci si riferisce nientepopodimeno che al michelangiolesco Giudizio Universale che il maestro aveva appena terminato di affrescare sulla volta della Cappella Sistina.
Michelangelo non aveva lesinato di dipingere santi e sante completamente nudi e ciò non stava bene ai Chietini, col cardinale Carafa in testa, ma nessuno aveva il coraggio di dire all'artista di censurare le "oscenità", ragion per cui si attese la morte del grande maestro, onde non urtare la sua suscettibilità, per coprire le pudenda dei personaggi ritratti nel Giudizio, opera che venne affidata a un allievo di Michelangelo che si preoccupò di mettere le "mutande" ai santi, nell'aspetto che oggi possiamo osservare.
C'è un'ulteriore particolarità che riguarda il cardinal Carafa che veniva chiamato con altro nome dai suoi coevi, quando si trattava di parlar male di lui: Non era più il Carafa ma semplicemente il "Chieti", perché nessuno aveva il coraggio di criticare il capo dell'Inquisizione pronunciandone il suo vero nome. All'epoca, se si voleva evidenziare l'estremo bigottismo di una persona, bastava dirgli: <Sei più Chietino del Chieti!>
Quindi se ancora oggi i chierici seguaci di San Gaetano da Thiene si chiamano Teatini e non Chietini, lo dobbiamo a intellettuali, filosofi e scrittori del calibro di Torquato Tasso, Pietro l'Aretino, Giordano Bruno e Annibal Caro che si divertivano a prendere per i fondelli questi religiosi. In ogni caso la nostra città e i suoi abitanti, allora come oggi, ne pagano lo scotto di una terminologia non proprio decorosa. Anche la lingua francese è con noi impietosa; guardate l'equivalente transalpino di tale terminologia: noi non saremmo altro che dei Cagots e lo siamo da circa mezzo millenio!
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