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18 agosto 2022

La famiglia dei pittori De Arcangelis di Lanciano e Vincenzo Gagliardi.

La famiglia dei pittori De Arcangelis di Lanciano e Vincenzo Gagliardi

di Angelo Iocco

Un libro pubblicato dall’Associazione ContrAppunto di Lanciano, curato tra i vari, da Franco Maria Battistella e Giacomo de Crecchio, illustra una famiglia di artisti poco nota di questa città Frentana. I De Arcangelis giunsero nel XVII secolo a Lanciano, installandosi nel rione della Sacca, prendendo a poco a poco il patronato della piccola chiesa della Madonna degli Angeli, attualmente lungo via Cavour, annessa al grande palazzo che fu acquisito dalla famiglia immigrata, sotto la parrocchia di Santa Maria Maggiore. I De Arcangelis crebbero in economia e fondarono il grande palazzo oggi ben visibile, dando i natali a vari personaggi, anche di spicco politico. Quel che ci interessa è un altro ramo di questa famiglia, collegato all’arte, e parliamo di tre personaggi: Nicola de Arcangelis, il nipote Augusto e il figlio Carlo de Arcangelis, abbracciando un periodo che va falla fine del ‘700 sino alla prima metà del ‘900. Nicola de Arcangelis fu attivo tra la metà del ‘700 e gli inizio del secolo seguente, non si conosce molto di lui, ma si sa che provenne da quella parvenza di “scuola d’arte” che nell’area Frentana cercava di districarsi dall’anonimato, con diverse commissioni presso chiese e palazzi privati. E’ il periodo della scuola di Guardiagrele, che vide protagonisti Nicola Felice Bonaventura Ranieri, morto nel 1850 a ben 101 anni suonati, e dei due allievi Francesco Maria de Benedictis, pittore piuttosto scarso, e l’ultimo allievo, Ferdinando Palmerio, i quali arricchirono come poterono le chiese della provincia chietina e in parte pescarese con le loro tele, ispirate a incisioni di maniera e, assai lontanamente, ai grandi classici del Rinascimento romano.

E’ quel periodo dei discendenti di Domenico Renzetti di Lanciano fine scultore e incisione del legno, realizzatore di statue per chiese, e del figlio Francesco Maria Renzetti, discreto pittore, ma dalle figure troppo statiche e si direbbe quasi ieratiche, con la stessa espressione riconoscibile dei volti a occhi fissi, il periodo del Giuliano Crognale di Castel Frentano, che fece in tempo a vivere i moti francesi del 1799, i moti carbonari e l’Unità d’Italia prima di morire quasi novantenne. Questi pittori non avevano un preciso modello di riferimento, spesso e volentieri utilizzavano materiale già dipinto, ispirazioni come detto a Luca Giordano, al Solimena, al Reni, o appunto  a serie di incisioni italiane e tedesche che uscivano dalle Accademie, e che venivano leggermente rielaborate, e spesso e volentieri gli stessi pittori, come nel caso di Giuseppangelo e Vincenzo Ronzi pennesi, attivi anche tra Lanciano e Castel Frentano, ricopiavano sé stessi, i loro quadri dipinti in altre chiese, per riempire ulteriori chiese nelle quali erano stati chiamati a lavorare.




Tornando a Nicola de Arcangelis, egli non faceva parte di questa cerchia, e fu buon pittore e anche ingegnere, poiché nel 1825 progettò la Fontana Grande di Civitanova a Lanciano, per il sindaco Michele de Giorgio, come reca il cartiglio scolpito presso la Fonte stessa. La Fonte doveva essere più monumentale, vedendo il disegno preparatorio, nel nicchione centrale ad esempio dove a ospitare un classico Tritone, cosa che non avverrà nella effettiva realizzazione. Inoltre realizzò delle incisioni per la Madonna del Ponte di Lanciano, la Patrona, dipinse probabilmente la Sala di Conversazione presso il palazzo comunale, e realizzò un ciclo pittorico per il Teatro San Francesco poi Fenaroli a Lanciano, inaugurato nel 1841, pitture che si erano forse ispirate al ciclo del Teatro Marrucino di Chieti, con ad esempio il grande musicista Fedele Fenaroli ritratto tra le Muse. Opera purtroppo perduta durante la guerra. De Arcangelis u chiamato anche a dipingere per il santuario dei Miracoli di Casalbordino, pitture ugualmente andate perse per i danni della guerra. Inoltre fu restauratore di pitture, e dipinse la parte bassa, andata rovinata, del grande dipinto dell’Ultima Cena nella cappella del Sacramento della Cattedrale di Lanciano.

Augusto de Arcangelis, Porta Sant’Antonio di Lanciano, acquerello, 1888

Augusto de Arcangelis, Veduta del convento di Sant’Antonio a Lanciano, e della Majella

Augusto de Arcangelis (Lanciano, 22 giugno 1868 – 26 maggio 1910) più volte presente alla Promotrice di Napoli: degni di nota sono i dipinti: "Il mio sogno", "Innocenza" e "Amelia" ed il pastello colorato "Una testa". All'Esposizione di Aquila del 1888 partecipa con l'opera: "Ingenuità Napoletana". Nel contesto abruzzese non eccelse particolarmente, non sembra che gli furono attribuite commissioni per le chiese, e dipinse un panorama del Convento di Sant’Antonio, un interessante acquarello di Porta Sant’Antonio, che insisteva presso l’area del mercato coperto di Piazza Garibaldi, poco prima della demolizione, alcune vedute di Lanciano, e una imitazione della Pastorella francavillese del Michetti. Fu inoltre l’unico a ritrarre l’amico, ormai anziano e dimenticato, Carlo Madonna, fervente patriota del Risorgimento a Lanciano, ed è l’unico ritratto suo che oggi si conservi.

Il figlio Carlo de Arcangelis appassionato di moto e di auto, fu un pittore ancora più moderno, ma di scarsa consistenza, attivo nella metà del Novecento. Si ridusse in povertà e fu costretto a svendere le sue opere.

Augusto de Arcangelis

Collega di Augusto, facendo un passo indietro, fu Vincenzo Gagliardi di Lanciano (1864-1904), pittore nato nel rione Borgo, sfortunato sebbene con discreto talento, Studiò a Napoli nella famosa Scuola di Posillipo, ispirandosi nel disegno ai capolavori del vastese Filippo Palizzi, ed ebbe note di merito. Prediligeva la veduta del vero e di piccoli spazi nella tela, specializzatosi successivamente nella ritrattistica, come dimostrano i cataloghi delle opere pubblicati nei primi anni 2000. Tra le opere più interessanti, spicca La Novena, di gusto napoletano, dove è rappresentata un’intera famiglia in una stanza, inginocchiata verso la Madonnina dentro una teca di vetro sull’armadio, testimonianza di fede abruzzese. Altre commissioni furono nei palazzi privati, e di fatti vediamo un ciclo del Trionfo di Arianna e Bacco nel palazzo De Giorgio a Lancianovecchia, e un mal restaurato putto con cornucopia nell’androne di ingresso all’ex Albergo “La Corona di ferro” nel rione Borgo, dove sta il ristorante. Gagliardi avrebbe potuto continuare a vivere a Napoli, ma preferì tornare a Lanciano, fiducioso nel ricevere un posto nella scuola d’arte, che di lì a poco troverà posto nel nuovo palazzo costruito lungo il Corso; ma a causa di questioni burocratiche e di un titolo non riconosciuto, un anno prima della morte perse il lavoro. Vincenzo si riuniva con un’allegra brigata di intellettuali frentani, tra cui un giovanissimo professor Federico Mola di Orsogna, nella trattoria “La Volpetta”, famosa per questi incontri, che si trovava nei pressi di piazza Garibaldi, dove morì improvvisamente, come ricorda lo stesso Mola in un articolo, colpito da aneurisma cerebrale mentre gustava dei maccheroni. Un gran peccato per un personaggio che nonostante le sue sfortune, era assai apprezzato in Abruzzo, tanto da aver pubblicato un disegno del portale gotico della chiesa di Santa Maria Maggiore perfino nell’Illustrazione abruzzese gestita dal famoso Basilio Cascella, e realizzato dei disegni per la Mostra d’Arte Abruzzese di Chieti del 1905.

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