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19 luglio 2022

Antonino Orlando, Personaggi di Gissi anni '20: Alberto Argentieri, sindaco socialista e Achille Gaspari, il sarto di Clark Gable a New York.


Gissi anni '20: Alberto Argentieri, sindaco socialista nei difficili giorni di avvento del fascismo.
Alberto Argentieri
(si ringrazia la moglie di Mino Argentieri, sig.ra Anna)
La  travagliata storia del padre del noto critico cinematografico Mino Argentieri 

di Antonino Orlando

Alberto Argentieri (all’anagrafe Albertino Nicolino Giustino) nacque a Gissi il 24 dicembre del 1882 da Domenico Argentieri, ingegnere e Teodora Tenaglia.
Dalla scheda biografica compilata dalla Prefettura di Chieti nel 1901 si evince che l’Argentieri frequentò scuole tecniche a Roma senza però conseguire licenza. Tuttavia, come da lui dichiarato in una lettera del 19 novembre del 1916 indirizzata al Comandante della compagnia reparto deposito di Perugia, studiò anche presso la libera università di Ginevra. La sua scelta di campo a favore delle classi popolari si manifestò in età giovanissima quando a Gissi si schierò, insieme ad altri cittadini, contro il notabilato che sfruttava soprattutto le masse contadine che vivevano in 
condizioni di estrema miseria.

Infatti, nella scheda personale redatta nel 1901 all’età di 19 anni, riporta quanto segue:
 Professa idee socialiste. Precedentemente la di lui condotta pubblica non aveva dato luogo a rimarchi. La sua influenza sul partito è poca e circoscritta nel luogo ove risiede. È in corrispondenza epistolare con un tale De Rossi Alfredo di Ettore, di anni 19, da Roma, abitante in via conte verde n. 1, impiegato all’esattoria comunale di Roma, suo amico e compagno di scuola. È presidente della Società “La giovane Gissi” la quale si costituì in detto comune nel giugno 1900. Tale Società, composta di circa una quindicina di giovinastri operai del luogo, non ha finora manifestato propositi sovversivi, ma procura di organizzarsi a scopo di mutuo soccorso. «È abbonato all’“Avanti”». 

Gissi, tra la fine dell’800 e i primi anni del ‘900, vide svilupparsi un agguerrito gruppo anarchico e socialista. Tali origini le possiamo ricollegare all’ attività della Società Operaia di Mutuo Soccorso presente in paese già a partire dalla seconda metà dell’800. Tra i dirigenti del sodalizio operaio gissano troviamo anche Achille Gaspari (il papà dell’On.le Ministro Remo Gaspari) e Nicola Solitario, che diventeranno figure rappresentative del movimento anarchico e socialista locale tra l’altro intimi amici dell’Argentieri.

Il nutrito gruppo di artigiani e contadini trovò nelle esperienze mutualistiche e poi nei primi afflati del movimento operaio i riferimenti ideali per combattere le prepotenze e i soprusi dei gruppi di potere provenienti dal ceto agrario e dalle professioni. Intorno ad un nucleo di anarchici, tra cui, Alberto Argentieri, il sarto Achille Gaspari, l’ebanista Orazio Gaspari e il fotografo Nicola Solitario si costituì un forte gruppo di militanti che svolsero attività politica e sindacale non solo a Gissi ma anche nei paesi limitrofi e, come emigranti, nel nord America. Con lo svilupparsi delle prime idee anarchiche, cresciute anche grazie all’esperienza dell’emigrazione, Gissi vide la presenza anche di esponenti di rilievo nazionale come Enrico Malatesta che intrattenne una lunga e cordiale amicizia con Orazio Gaspari. Tuttavia con l’acuirsi dello scontro politico e con l’esigenza di dare a questo scontro uno sbocco politico si diffusero anche le idee socialiste e l’esigenza di dare vita alle prime forme di organizzazione politica operaia.

Questo gruppo, sia pure con diverse storie personali, fu attivo anche durante la dittatura del regime fascista. Infatti, nel casellario politico giudiziario, conservato nell’Archivio Centrale dello Stato di Roma, ci sono i fascicoli, oltre che dei suddetti, anche dei seguenti antifascisti: Argentieri Nicola, sarto socialista; Argentieri Giuseppe socialista; Carriero Nicola, bracciante, anarchico; Cerulli Alberico sarto, anarchico; Cirulli Luigi, sarto anarchico; Costantini Gennaro, sarto, commerciante di tesuti, anarchico, D’Angelo Gabriele muratore, antifascista; Desiderio Nicola, bracciante, Garegnani Francesco, falegname, anarchico, Gaspari Levino ferroviere, comunista; Gaspari Felice, sarto, socialista; Iorio Vincenzo bracciante, socialista; Spadaccini Torindo Domenico calzolaio, antifascista; Solitario Giovanni, possidente e gestore di piccola banca, socialista; Solitario Luigi Eugenio, falegname, socialista; Tessitore Alfredo, falegname, anarchico; Tessitore Umberto sarto, anarchico.

Alberto Argentieri a 21 anni, per la prima volta, si imbarcò a Napoli con la nave Attiva e sbarcò il 20 marzo del 1903 a New York. Da lì si trasferì a Washington D.C. dove vi soggiornò fino al gennaio del 1910. Nel nuovo mondo entrò subito in contatto con la folta rappresentanza degli emigranti italiani politicizzati.

Nel 1910, dopo aver soggiornato per un breve periodo a Parigi Argentieri fece ritorno in Italia rimanendovi per alcuni mesi nei quali cercò di trovare lavoro prima a Roma come agente di commercio, poi a Napoli come insegnante. Ma la ricerca non ebbe esito favorevole e il 12 agosto, sempre dal porto Partenopeo, si riimbarcò sulla nave “Santa Anna” alla volta di New York dove vi giunse il 17 agosto dello stesso anno.

In questo secondo periodo rimase negli USA circa quattro anni. Nello stesso anno, nel mese di luglio, arrivò negli USA, per sfuggire ad una condanna, Edmondo Rossoni che venne ospitato da Alberto che lo aiutò ad inserirsi nell’ambiente dei socialisti italo americani. Così tra Argentieri e Rossoni nacque una forte amicizia che durerà nel tempo e che si rinsalderà quando, diversi anni dopo, l’Argentieri chiederà, ottenendola, protezione da Rossoni che nel frattempo era diventato un autorevole, anche se per certi versi scomodo, dirigente fascista.

Con l’accendersi della lotta tra interventisti e neutralisti, tra il 1914 e il maggio del 1915, anche in Abruzzo vi furono degli scontri tra opposti gruppi. A Gissi si verificarono momenti di tensione sfociati in azioni piuttosto cruenti. Argentieri, unitamente ad altri suoi compagni, si schierò decisamente sul fronte dei neutralisti. I giornali del tempo non mancarono di raccontare gli episodi di violenza accaduti in quelle settimane infuocate.

Sui fatti di Gissi il «Corriere frentano», di fede interventista, riporta la cronaca degli avvenimenti. Ma seguiamo dal giornale come andarono le cose la sera del 18 maggio: mentre suonava la musica si gridò “viva la guerra” dei cittadini risposero “abbasso”. I carabinieri, che avevano permesso “evviva” si slanciarono contro i neutralisti. Questi, mentr’erano nelle mani della “Forza” venivano aggrediti da messer Luigi Carunchio, Pietro Ghianni, Luigi Piccirilli ed altri. Il Carunchio spezzò il bastone sulla testa di un arrestato indi si armò di una tavola e continuò a picchiare con furia beduina.

Tra i manifestanti arrestati ci furono oltre all’Argentieri anche l’anarchico Orazio Gaspari e altri.
I socialisti della provincia di Chieti intensificarono l’attività politica in vista delle imminenti elezioni politiche che si svolsero il 16 novembre 1919 ottenendo una lusinghiera affermazione. A Gissi il Partito socialista riportò una importante vittoria: su 736 votanti, 400 voti andarono alla lista socialista. In provincia accadde, oltre che a Gissi, solo a Paglieta e Tocco Casauria. Così il paese collinare, con grande rammarico del notabilato locale, divenne una roccaforte rossa e punto di riferimento per le masse lavoratrici di tutto il circondario.

Le elezioni politiche del 1919 furono un successo per i socialisti. L’introduzione di una legge proporzionale e l’ampliamento degli aventi diritto premiarono in particolare le forze popolari. Negli Abruzzi furono eletti tre deputati, 2 a L’Aquila, Lopardi e Trozzi e a Teramo Emidio Agostinoni.
 In provincia di Chieti, il PSI non ottenne nessun eletto, tuttavia il risultato, complessivamente, fu incoraggiante. Forti del buon riscontro elettorale i socialisti della Provincia intensificarono l’attività politica in vista delle prossime elezioni amministrative che si sarebbero tenute nell’autunno del ’20. Il I maggio dello stesso anno fu festeggiato con numerose manifestazioni in tutta la Provincia. Nel circondario di Vasto ci furono manifestazioni a Gissi, Carpineto Sinello e Liscia, a Vasto vi fu un corteo molto partecipato che si concluse in Piazza Barbacani dove si tenne un comizio in cui parlarono Izzi, segretario della locale Camera del lavoro.

Il 25 e 26 luglio del 1920 a Vasto, presso il Cinema Istonio, si tenne il I Convegno provinciale delle Organizzazioni economiche che facevano riferimento al Partito socialista. Vi presero parte delegati da tutta la provincia di Chieti in rappresentanza delle varie sezioni socialisti, delle Leghe contadine, operaie e dei combattenti e reduci, delle cooperative.
In quegli stessi anni muoveva i primi passi il Partito popolare fondato da Don Sturzo che mirava ad organizzare le masse cattoliche e contrastare in modo efficace l’avanzata socialista. Roccaforte del popolarismo, da subito, divenne Vasto. Si affermarono dirigenti importanti quali Nasci, Ritucci-Chinni e il giovane Giuseppe Spataro.

Per comprendere un po’ quello che era, in quegli anni, lo scontro politico nel Vastese riportiamo alcuni episodi. Dal settimanale socialista «La Conquista proletaria» del 25 aprile del 1920 apprendiamo che il segretario di Federazione socialista Cavarocchi tenne un comizio a Vasto, i popolari chiesero il contraddittorio e intervenne l’Avvocato Mayo. Questa soluzione non bastò a raffreddare gli animi e così si verificarono dei tumulti capitanati dal prete don Vincenzo Pomponio, imparentato, tra l’altro, con i Creatore, famiglia socialista di vivaisti.
Tornando ad Argentieri vediamo che anche se gli incarichi sindacali e politici lo tenevano fuori regione i rapporti con Gissi non si interruppero mai e i suoi sostenitori lo vollero con loro per guidare la lista socialista nell’importante tornata elettorale amministrativa del 1° ottobre del 1920. La campagna elettorale fu aspra ma alla fine i socialisti locali riportarono una importante vittoria. Il 30 ottobre del 1920 Argentieri fu eletto sindaco del comune di Gissi.

Il programma che Argentieri e la sua giunta avevano in animo di portare avanti era riformista ma già nello stesso giorno dei festeggiamenti alcune decine di oppositori provocarono i manifestanti.
 La tensione salì alle stelle e sicuramente ci sarebbe stato uno scontro fisico con conseguenze terribili se non fosse intervenuto lo stesso Argentieri a placare gli animi.
Purtroppo il clima politica stava rapidamente cambiando, il fascismo si stava velocemente affermando con la complicità delle autorità di pubblica sicurezza.

Le elezioni amministrative del 1920 videro una buona affermazione del partito socialista anche  nel Vastese dove raccolse un discreto successo. Conquistò l’intera minoranza a Vasto, Liscia, San Salvo, Carpineto Sinello e Fraine.
L’amministrazione socialista, nonostante i pochi mesi di attività prese importanti decisioni per procedere alla sistemazione dell’acquedotto, della rete viaria interna ed esterna al centro abitato.
 Nonostante le continue minacce e violenze l’amministrazione socialista di Gissi durò fino alla fine di aprile  quando  l’Argentieri  si dimise. Nei primi giorni di maggio si insediò il commissario prefettizio, rag. Attilio Lizzi che azzerò tutte le delibere assunte dall’amministrazione socialista. Il commissario rimase in carica fino al sette ottobre del 1921 giorno in cui fu eletta la nuova giunta formata dal sindaco Alfonso Di Martino e dagli assessori: Giovanni Ottaviano, Luigi Gaetano Basilico e dal’assessore supplente Domenico Gaspari.

Dopo aver sistemato i socialisti di Gissi i fascisti si lanciarono all’assalto dell’ultimo simbolo del movimento operario presente in Provincia di Chieti, la Camera del lavoro di Vasto. Dal 17 al 18 aprile a Vasto era in programma un convegno sulle attività produttive. In realtà l’assise doveva discutere della lista regionale socialista da presentare nelle imminenti elezioni politiche. La violenza fascista si abbattè sui socialisti pervenuti da tutt’ Abruzzo.

Con parole sferzanti e piene di livore il dott. D’Ugo pubblicò sul «Giornale d’Italia» il resoconto delle tristi giornate vastesi attaccando senza giri di parole Argentieri:
A brevissima scadenza la promessa di Argentieri di trasportare a Gissi una sezione della Camera del lavoro di Vasto è stata mantenuta: ieri stesso infatti la Camera del lavoro di Vasto è stata trasportata a Gissi, soltanto con la piccola differenza che non una sezione, ma tutta intera: carte, registri, piani di guerra e la grande tabella-insegna con la scritta cubitale; e che invece di portarla l’Argentieri, vi è arrivata portata dalla gentilezza dei nostri fascisti, i quali, sempre all’altezza della loro consapevole cortesia, si sono presa la briga di andarla a prendere a Vasto, sotto gli occhi di tutti i Trozzi, gli Agostinone, gli Orlando e simili.  

Intanto per Argentieri si prospettava un periodo difficile, decaduta l’amministrazione comunale, nello stesso periodo si concluse anche la breve esperienza presso la Camera del lavoro di Cesena. Quindi era tornato a vivere nel paese natio dove svolgeva il lavoro di agente di commercio. Tuttavia la sola presenza di Argentieri doveva aver messo in agitazione i maggiorenti locali che pensarono bene di provare ad azzittirlo definitivamente per vie legali. A Gissi e Carpineto Sinello era ancora attivo un gruppo di socialisti e comunisti legati tra loro da antica fratellanza. Per tacitarli i fascisti locali denunciarono i seguenti sovversivi: Argentieri Alberto, Solitario Nicola, Coladonato Domenico, Di Vaira Nicola, Di Desidero Luigi, Favorito Nicola, Basilico Domenico, Di Filippo Levino, La Penna Nicola, Gattella Antonio, Gattella Sabatino, Di Paolo Corinto, Donatelli Domenico, Mastronardi Antonio, gli ultimi cinque erano di Carpineto Sinello. I carabinieri del posto, dopo aver perquisito le abitazioni arrestarono i suddetti nei primi giorni del febbraio 1923 con l’accusa: «di aver commesso fatti diretti a mutare violentemente la costituzione dello stato e la forma di governo dalla fine di ottobre 1922 agli inizi di febbraio del 1923 in Gissi e in Carpineto Sinello».
 L’Argentieri però subito dopo fu prosciolto dalla suddetta accusa.
Mino Argentieri, figlio di Alberto 
Critico cinematografico

Nonostante le pesanti accuse e il clima sicuramente non favorevole la magistratura aquilana assolse tutti gli imputati per non aver commesso il fatto. Questo episodio, di fatti, fu l’ultima manifestazione di un certo rilievo che evidenziava una presenza organizzata di quello che fu uno dei più robusti e maturi gruppi anarchici e socialisti presenti in provincia di Chieti e in Abruzzo. Argentieri, dopo aver venduto la casa paterna, di lì a poco, si sarebbe trasferito a Pescara svolgendovi sempre l’attività di agente di commercio. Nonostante i trascorsi non sempre felici  avrebbe fatto ritorno alla sua amata Gissi, insieme alla moglie e al figlio - il futuro critico cinematografico Mino Argentieri - ogni anno, nei giorni di festa per coltivare, con i suoi amici, la grande passione per la caccia.

Antonino Orlando

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Gissi: Achille Gaspari, il sarto di Clark Gable a New York.


Achille Gaspari, il sarto di Clark Gable a New York

di ANTONINO ORLANDO 

Studiando la figura del primo sindaco socialista di Gissi, Alberto Argentieri, ho scoperto che era in grande amicizia con il padre dell’ On. le Ministro Remo Gaspari.

Incuriosito da questa interessante notizia ho approfondito un po’ la questione e consultando il Casellario politico conservato presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma, ho riscontrato che al nome di Achille Gaspari, socialista, nato a Gissi il 20 settembre del 1879, di professione sarto, è conservato un fascicolo contenente una trentina di fogli. Nella documentazione raccolta dalla polizia fascista viene utilizzato indistintamente sia il termine di anarchico che quello di socialista.  

Successivamente ho avuto modo di conversare con il nipote del Gaspari, il Prof. Lucio Achille  che gentilmente  mi ha raccontato molti particolari della vita del nonno. 

Mi ha riferito che all’età di 14 anni ( nel 1893) Achille partì da Genova per recarsi in Canada alla ricerca del padre che, da alcuni anni, non mandava più notizie.  Giunto a Montréal,  dopo qualche tempo lo rintracciò: viveva in una condizione di prostrazione perché aveva perso il lavoro e per questo motivo non poteva più aiutare la  famiglia  rimasta in Italia.  Il giovinetto trovò lavoro  e raggranellati un po’ di soldi pagò il rientro  in Italia di suo padre e di se stesso.  

Tornato a Gissi dopo qualche anni emigrò in Argentina. L’esperienza in America Latina non fu positiva. Viveva in una baracca fatta di ondulati di metallo alla periferia di Buenos Aires e ogni mattina doveva raggiungere con la bicicletta  il lavoro in centro.  Le notti piovose, spesso, rendevano il riposo difficile e la mattina si recava al lavoro senza aver dormito e con forti emicranie. Purtroppo i sacrifici non venivano ricompensati da adeguati guadagni. L’Argentina non era una paese ricco e non permetteva ad un emigrante di guadagnare abbastanza per raggiungere un discreto benessere. 

Così, dopo un po’, ritornò in Italia.  Nel frattempo  maturò idee anarchiche e socialiste in un  contesto, Gissi, in cui le ingiustizie erano tante ad opera di un ristretto ceto agrario che spadroneggiava contro la massa dei contadini e degli artigiani. Era il conflitto, tutto novecentesco, tra lavoro  e  rendita. 

In quegli stessi anni si sposò e nel 1910 nacque il primo figlio a cui diede il nome  di Emile Zola, in onore dello scrittore francese, esponente del naturalismo che con i suoi romanzi aveva denunciato le condizioni tristissime del proletariato ( il figlio  diventerà docente universitario e Primario di pediatria all’Ospedale di Teramo, durante il fascismo fu costretto, per ragioni politiche, a cambiare nome aggiungendo quello di Giuseppe). 

Nel 1914 emigrò di nuovo, questa volta, a New York dove si sistemò lavorando in un atelier di proprietà di un ebreo. Svolgeva le mansioni di disegnatore di modelli sia maschili sia femminili. La clientela era  numerosa e benestante tuttavia il lavoro non lo aveva distolto dalle sue idee e frequentava con una certa assiduità  la nutrita comunità socialista e anarchica italo americana di New York.  All’interno del nutrito gruppo di emigranti sovversivi, tra gli altri,  conobbe, il sindacalista rivoluzionario, Edmondo Rossoni. Tra di loro nacque una forte amicizia che rimarrà intatta anche dopo, quando Rossoni diventerà ministro ed esponente di spicco del fascismo. 

Nel 1927 Achille Gaspari partecipò attivamente al Comitato  di solidarietà in favore di Sacco e Vanzetti anche se non mancherà di far sentire la sua voce critica per questioni organizzative e amministrative.  In Italia tornava ogni 10 anni circa e nel 1921  nacque il secondogenito: Remo Edmondo Libero, il futuro esponente della Democrazia cristiana e più volte ministro della Repubblica Italiana. 

Con la crisi del 1929 il proprietario dell’atelier  fu costretto a licenziare alcuni dipendenti, Achille rimase ma il salario fu ridotto. Questa situazione durò fino al 1932 quando il proprietario gli cedette ad un prezzo di favore l’attività.  

Film Accadde una notte:
Clark Gable con il vestito realizzato da Achille Gaspari 

Per Gaspari si prospettò un periodo di grandi soddisfazioni e guadagni. L’atelier andava benissimo e aveva una clientela ricercata e famosa. Tra questi:  il Presidente Roosevelt, Clark Gable, Gary Cooper, Mirna Loy, Jean Harlow. Il Prof.  Gaspari, durante l’intervista, mi raccontò anche un particolare simpatico e allo stesso tempo significativo della bravura del nonno. Nel film Accadde una notte (1934) FOTO, per la regia di Frank Capra, l’attore protagonista, Clark Gable, indossava un abito disegnato dal nonno Achille. Lo stesso modello di abito fu inviato al figlio Remo, in quel periodo, studente a Bologna, che lo indossò alla prima del film a Bologna. 

Nel  1939 Achille Gaspari  fece ritorno a Gissi. In quel periodo era sotto stretto controllo da parte delle autorità locali di pubblica sicurezza: i trascorsi di anarchico e socialista suscitavano non pochi sospetti nel tenace sarto di Gissi.  Per proteggersi dalle assillanti ispezioni dovette rivolgersi  all’amico Edmondo Rossoni  che intervenne con decisione per porre fine alle persecuzioni. L’autorevole esponente fascista, con gran piacere, trascorreva alcuni brevi periodi di riposo a Gissi in compagnia di Achille Gaspari, Alberto Argentieri e di altri. In questi ameni soggiorni si dedicavano alla comune passione per la caccia. 

Questa storia è un piccolo frammento di vita che evidenzia sacrifici, lotte, sofferenze ma anche successi che le generazioni precedenti ci hanno tramandato per offrirci un futuro, si spera, migliore. A noi l’arduo compito di non disperderne la memoria. 

Antonino Orlando


Riferimenti: 

Archivio di Stato di Roma, Casellario Politico Centrale, scheda: Achille Gaspari; 

Intervista al Prof. Lucio Achille Gaspari, in  Achille Gaspari, il sarto socialista di Clark Gable a New York, in “Diari di Cineclub “  n. 54, ottobre 2017. 

Antonio Calabrese, Remo Gaspari. Una vita per la politica, Cannarsa, Vasto, 2006. 


Da: NoiVastesi

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Da: “Diari di Cineclub “ n. 54.

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