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31 marzo 2022

Antonio Angelilli realizza i coppi in laterizio presso la Pincera settecentesca di San Buono (CH). Giornate FAI Vasto 2022.



A partire dalla metà del 1700, le fornaci di laterizi in Abruzzo hanno costituito un patrimonio di eccezionale valore ed hanno contribuito alla crescita ed allo sviluppo del territorio regionale a livello storico, economico e culturale. Poche e preziose sono le testimonianze sopravvissute delle cosiddette “Pincere”, il cui nome deriva da "pince", termine dialettale che designa i coppi utilizzati per la copertura dei tetti, ed una di esse si trova nel piccolo comune di San Buono, situato nell'area collinare dell'entroterra vastese. Complice la potenzialità del territorio, ovvero l'ampia disponibilità di materiale argilloso, il laterizio “cotto” divenne l'elemento essenziale nelle costruzioni e, per secoli, le tecniche ed i sistemi di produzione, introdotti dai romani, rimasero invariati.
Le strutture delle fornaci antiche sono definite a “pignone” e, di questa tipologia, nel territorio di San Buono, ne esistevano sette: quattro in contrada Maranna, e tre in contrada Macchie. La loro attività iniziò gradualmente a rallentare successivamente l'Unità d'Italia e, precisamente, in seguito allo sviluppo della rete ferroviaria in Abruzzo, che favorì il progredire dell'economia del territorio e che portò, quindi, ad un'inevitabile richiesta di un ciclo produttivo maggiore e più veloce, che solo le fornaci a fuoco continuo, tecnologicamente più avanzate, potevano offrire. Le strutture antiche, quindi, divennero definitivamente in disuso intorno agli anni '50 dello scorso secolo, non riuscendo a reggere la concorrenza.
Una fornace della tipologia a fuoco continuo, del marchio tedesco “Hoffmann”, fu costruita in contrada Cantarelli, ma nel 1943, un bombardamento aereo ne abbatté la ciminiera che non fu più ricostruita e di conseguenza la stessa non fu più utilizzata. Altre fornaci moderne sorsero in prossimità della costa ed i maestri fornaciai di San Buono, richiesti per la loro preparazione e contrattualizzati, vi portarono la loro esperienza.

La Pincera di San Buono, di proprietà del signor Antonio Angelilli è un interessantissimo esempio di archeologia industriale in quanto unico ed ultimo esemplare superstite di un'antica fornace, nel territorio abruzzese, del tipo "a pignone". Esiste una correlazione geografica tra aree ricche di materie prime e strutture produttive che le utilizzano, ed è il caso della Pincera di San Buono, che sorge a poca distanza dal centro abitato, precisamente in una traversa di via XXIV Maggio e, di certo non casualmente, in un'area caratterizzata dalla presenza di terreno argilloso, che consentiva di reperire direttamente in situ il necessario alla realizzazione dei laterizi. Alla presenza naturale di argilla si lega la storia della famiglia Angelilli e quella di altre famiglie di piccoli fornaciai che si adoperarono ad estrarla, curarla e lavorarla, a modellarla formando a mano mattoni e coppi che venivano cotti all'interno delle Pincere. La piccola struttura muraria a pianta circolare, si presenta in buona parte scavata nel terreno, al fine di garantire una minor dispersione del calore, ed è costituita da una camera di combustione (inferiore) ed una camera di cottura (superiore), separate da un piano forato intermedio. Dopo l'accurata lavorazione manuale da parte degli artigiani e la successiva fase di essiccazione, i manufatti crudi venivano accuratamente accatastati sul piano forato, attraverso il quale veniva sprigionato il calore del fuoco dalla camera di combustione sottostante. La delicata fase della cottura, a cura degli esperti fuochisti, prevedeva il raggiungimento di una temperatura fino a 1000°C. Infine, lo sfornaciamento del materiale cotto avveniva dopo alcuni giorni, successivamente al raffreddamento dello stesso. Le Giornate FAI di Primavera offriranno ai visitatori un'occasione unica, la possibilità di scoprire questo monumento di archeologia industriale e di rivivere le varie fasi di produzione dei laterizi, attraverso il racconto diretto del proprietario, custode ed ultimo testimone di questa antica attività, alla quale la sua famiglia si è dedicata dalla metà del 1700. Grazie alla cura del proprietario, si presenta oggi in ottimo stato di conservazione ed è ancora idonea, se messa in funzione, alla produzione dei laterizi. Antonio Angelilli, oggi novantenne, ha appreso dal padre Nicola Giacomo l'arte del fornaciaio - divenendo un eccezionale fuochista - che poté esercitare fino all'anno 1966, quando lavorò nella fornace dei fratelli Petroro a Vasto, mettendo a disposizione le competenze acquisite in tanti anni presso la pincera di sua proprietà e tramandatagli dai suoi predecessori. Il suo sogno, più volte espresso ma finora non ancora concretizzato, sarebbe quello di poter avviare un laboratorio permanente del laterizio fatto a mano, affinché non vada perduto un presidio della storia della costruzione in Abruzzo. Chissà se attraverso le nostre Giornate riusciremo a dare un nuovo impulso alla realizzazione di questo bellissimo sogno!

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