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7 dicembre 2021

Angelo Iocco: Peppe Candeloro, il pittore abruzzese che ha inventato l’affresco su… tavola!

Peppe Candeloro e la tecnica dell'affresco su tavola, intervista 2022

Peppe Candeloro, il pittore abruzzese che ha inventato l’affresco su… tavola!
di Angelo Iocco

Solitamente nei manuali di storia dell’arte, compresi i programmi culturali tv, che trattano della tecnica dell’affresco, riportano che esistono due caratteristiche dell’affresco: quello su muro, e quello strappato. Per il legno, ovvero la tavola, conosciamo il tipo di pittura a olio, quella delle icone votive, dei politicci delle chiese, ecc… ma un affresco realizzato interamente su tavola? Chi mai si è cimentato in questa innovativa tecnica sperimentale? Lo ha fatto Giuseppe “Peppe” Candeloro, nato a Casoli (CH) nel 1931, il quale sin da bambino ha avuto la passione per il disegno e poi per la pittura e la scultura. Pittore abruzzese riconosciuto a livello regionale e non solo, amico dei critici Gianluigi Colalucci, Ettore de Conciliis, Umberto Baldini, Pietro Annigoni, locato da Philippe Daverio in un articolo del 1998 in cui si firmò come “Marpanoza”, Giovanni Nativio, Antonino Di Giorgio; Candeloro è stato sempre sensibile al dialogo, anzi a volersi “misurare” coi grandi, come scrisse Colalucci, soprattutto Raffaello e Michelangelo, reinterpretando i suoi messaggi di carità cristiana e di severità circa i concetti fondamentali dei Vangeli e della Parola di Cristo.
Un giorno ci ha raccontato come nel 1994 ha sperimentato, anzi “pazziènne”, come a lui piace sottolineare, questa pittura ad affresco su tavola. Ha dipinto una figura di uomo che qui riproduciamo, dall’aspetto ovviamente michelangiolesco, partendo dal modello noto dell’affresco strappato. Ha usato la tecnica della calce, sabbia-muro con colla abbondante trovando la giusta misura per la malta sulla tavoletta; a seguire il disegno con carta bucherellata, inserendo il colore a terra, non minerale né industriale. Avendo messo nel forno della sua cucina la tavola, l’ha tenuto in cottura il giusto (una mezz’oretta), già temendo che l’esperimento sarebbe riuscito male. Temeva che il colore si sarebbe sciupato, sfaldato…invece il colore s’era ravvivato!
Questa tecnica Peppe Candeloro l’ha sperimentata in diverse altre occasioni da quel lontano 1994, basti pensare alle tele preparate per l’amico Luciano Di Corinto che ha un atelier nel centro storico di Lanciano in Largo dei Gradoni; Di Corinto fu partecipe alle campagne di scavi archeologici per ritrovare tracce della romana Anxanum, tra via Corsea, Piazza Plebiscito, l’area santuario del Miracolo Eucaristico e via del Ghetto a Lancianovecchia. Candeloro lo ritrae mentre Di Corinto è con il dott. Andrea Staffa responsabile degli scavi e un suo collaboratore, mentre ritrovano una moneta romana; in un altro pannello su tavola Candeloro immagina il dott. Staffa e l’architetto lancianese Vittorio Renzetti mentre discutono sulla planimetria dell’antico complesso monastico di San Legonziano sopra San Francesco, dove avvenne il Miracolo Eucaristico.
Altri affreschi su tavola aprono il cosiddetto percorso “Itinerario di Arte Sacra Lancianese”, che comprende cinque chiese lungo l’asse di viale Cappuccini dal centro antico di Lanciano, sino a contrada Marcianese.
La chiesa iniziale del percorso è quella di Santa Chiara, sede dal 1954 dell’Arciconfraternita “Morte e Orazione”, che si occupa da almeno 300 anni di inscenare la Rappresentazione della Settimana Santa, in particolar modo i Sepolcri, la Processione degli Incappucciati del Giovedì Santo e la Processione col Cristo morto e i Trofei di Passione del Venerdì Santo. In una cappella laterale della chiesa, Candeloro ha realizzato due grandi tavole comunicanti l’una di fronte all’altra, la prima a sinistra che ritrae la Processione degli Incappucciati con le candele e il Cireneo scalzo che porta la croce, e l’altra quella del Venerdì con il feretro del Cristo, le Tre Marie, i Trofei, il confratello che con la “raganella” avverte la gente del passaggio della processione. La scena è piena di suggestione, Candeloro non ha tralasciato il minimo dettaglio che caratterizza questa Ricorrenza sacra: gli abiti dei confratelli e consorelle, la minuzia dei dettagli del feretro, le torri campanarie di Lanciano, la banda che intona il Miserere di Masciangelo.
A seguire abbiamo un polittico “spezzato” donato da Candeloro al Museo d’arte dello Splendore a Giulianova, dove è rappresentata la Crocifissione di Cristo sotto diversi aspetti: a sinistra campeggia il Cristo morto in primo piano, a destra tre scene, due Farisei che con fare quasi “da uomini d’onore” come ricorda Candeloro, si rendono complici della cattura e della futura morte di Gesù, scena peraltro ispirata a una sequenza del “Vangelo secondo Matteo” di Pasolini, a seguire il riquadro della scena del deserto con al centro il Cristo crocifisso, e un filo spinato, a ricordare la tragedia dell’Olocausto non solo per il Messia ma per tutti gli Ebrei, infine un primo piano di figura femminile.
Così padre Serafino Colangeli di Giulianova ringraziava Candeloro dei suoi doni: “I Suoi due affreschi su tavola sono molto belli artisticamente, ancor più apprezzabili per la tecnica da Lei inventata che offre la sensazione precisa di un affresco staccato dalla parete”. Forse Candeloro in questa tecnica ha superato sé stesso in un quadro gigante poco noto: “Il sit-in degli Dei”, conservato nel suo studio di Lanciano.
Razzoni in un articolo di “Terra e Gente” del 2013, ricorda come qui Candeloro abbia voluto michelangiolescamente mettere in dialogo due concetti: l’Arte e la Filosofia, come Raffaello quando dipinse la Scuola di Atene, contrapponendo Idee e Metafisica tra Platone e Aristotele. L’affresco del 2010 è una sorta di summa del pensiero di Candeloro, della presenza nella storia umana di Grandi Idee rappresentate dalla filosofia e dalla religione, e qui li vediamo nei filosofi, in Dante Alighieri, nelle divinità classiche, sono inoltre chiamati in causa Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Owen, Hovard, Le Corbusier, che hanno sognato una città giardino. Gli Dei nella società consumistica di oggi non hanno più spazio, insieme alle Grandi Idee dei filosofi, dei poeti, degli artisti, sicché “per protesta” questi Grandi si allontanano dal mondo umano crudo e marcio, e sono collocati in un Parnaso tutto per loro. Solo ad alcuni uomini sensibili è concesso di entrare…un domani, in dialogo nuovamente con loro.
Non sappiamo se ne vasto panorama dell’Arte qualcun altro si sia voluto cimentare nella tecnica dell’affresco su tavola, ben differente come abbiamo visto dalla classica pittura a olio per i polittici; fatto sta che il percorso di Candeloro che parte da una tavoletta sperimentale, che ancora gelosamente conserva, per arrivare al gigantesco affresco corale degli Dei, dimostra come solo nella mente senza confini e sempre giovane del caro Peppe Candeloro poteva balenare una idea così innovativa, che carezzata, è diventata già storia nel mondo del dipingere.

Ritratto di uomo, 1994, calce e colore su tavola riscaldata al forno



Processione degli Incappucciati del Giovedì Santo, affresco su tavola, Chiesa di Santa Chiara, Lanciano.






Sit-in degli Dei, affresco su tavola, 2010, collezione privata Peppe Candeloro

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