La tomba di Gabriele Rossetti presso Highgate Cemetery, Londra |
A proposito di una visita guidata al Cimitero di Vasto
di Luigi Murolo
Sintetizzo alcuni aspetti da me trattati nel corso della visita al Cimitero di Vasto del 3 novembre 2021. Muovo da un dato di fatto. Completata nelle sue linee essenziali nel 1840, la necropoli viene inaugurata il giorno delle Ceneri del 1844 (vale a dire, il mercoledì 21 febbraio) dopo numerose vertenze intercorse tra Decurionato (e progettista Nicolamaria Pietrocola) contro l’appaltatore Michele Lattanzio (l’ultimo pagamento di 30 ducati è contenuto nella delibera n. 149 del 18 febbraio 1844). Ho già pubblicato in altra sede il testo dell’allocuzione in latino pronunciata in quella data dall’economo curato capitolare don Giuseppe De Benedictis dal titolo «Monitum posteris relinquendum» (cioè, «Monito tramandato ai Posteri»)
Una cosa va precisata. Per cimitero si intende la parte posta lungo il perimetro interno destinato alla tumulazione. Per camposanto le quattro aree interne destinate all’inumazione.
In base al divieto di tumulare cadaveri nelle chiese prima di quella data esisteva un camposanto posto nell’area della cappella di S. Nicola funzionante dal 16 novembre 1837 al 19 febbraio 1844 (il documento è conservato presso l’Archivio del Capitolo). Risulta un totale di 1753 cadaveri inumati, non tumulati. Il primo nominativo è quello di Rosa Lucia Falcone (16/11/1837) l’ultimo quello di Macedonia Valentini (19/2/1844).
La prima sepoltura nell’attuale Cimitero è quella relativa all’inumazione in Camposanto di Teodoro Giangrande del 23 febbraio 1844. Per le tumulazioni, al contrario, conosciamo solo la data delle concessioni per la costruzione delle tombe in materiali lapidei. La prima in assoluto è quella destinata all’arciprete capitolare mons. Donatangelo Rossi in data 20 marzo 1844.
Dal 20 marzo 1844 fino al 1891 risultano concessioni per 197 tombe cosiddette gentilizie.
Ora, di là dalle notizie qui esposte, il tema della visita ha affrontato l’aspetto culturalmente inaccettabile della sostituzione di cappelle e monumenti ottocenteschi con manufatti edilizi seriali. Ma ciò che è ancor più grave, l’applicazione ante litteram di ciò che oggi viene chiamata (in inglese, purtroppo) «cancel culture». Una pratica iniqua che rimuove (ancor meglio sradica, espelle) la memoria di qualcosa preesistente. Ciò vuol dire che, nel Cimitero di Vasto, si è assistito e si assiste a una simile pratica. Sostituire gli antichi siti monumentali con orribili gabbie lapidee configura la distruzione del romanticismo architettonico che ha fondato il moderno culto dei Lari (il «mysterium fascinans» che possiamo ancora provare nel Cimitero Acattolico di Roma). Ma cosa ancor più grave, è stata quella di rimuovere, insieme con le «res monumentalia», i nomi di coloro che, nel bene o nel male, hanno costruito la storia del Vasto ottocentesco (a tal proposito, torna utile ricordare che il nome della città è maschile, non femminile). Sarebbe interessante sapere, ad esempio, qual è stato il destino dell’epigrafe funeraria di Luigia Lincio scomparsa nel 1882 (la prima direttrice didattica a Vasto della Scuola elementare postunitaria) – lapide segnalata e fotografata da Paolo D’Adamo a maggio di quest’anno –. Ma questo è solo l’ultimo caso noto. E, per quanto mi riguarda, non mi meraviglio più di nulla.
Si vogliono traslare i resti di Gabriele Rossetti dal cimitero londinese di Highgate (lasciando sola la figlia Christina nella tomba). Ma il fascino della rovina – come si vede nella foto – non renderebbe gradevole tale operazione. Del resto, posta nelle prossimità della tomba di Karl Marx (oltre duecento visitatori al giorno), quella del nostro Gabriele ha molte più possibilità di essere onorata (non sarebbe il caso che il nostro Comune si attivasse per restaurarla?). Del resto, nel Cimitero di Vasto esisteva la tomba del fratello di Gabriele, Antonio, “l’inculto natural vate”. È stata sostituita.
L’ho segnalata in quest’ultima visita. Ma frega forse a qualcuno?
Mi limito a queste poche considerazioni. Ma certamente la storia non finisce qui.
Luigi Murolo
Da: https://www.facebook.com/photo/?fbid=313924077110898&set=a.313924103777562
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