Architettura d'Abruzzo nel Rinascimento: Le Torri campanarie quattrocentesche di Lanciano
di Angelo Iocco
Lanciano nel XIV-XV secolo era all'apice della sua potenza economica e politica, seppur travagliata tra le lotte di potere tra Angioini e Aragonesi per la Corona di Napoli.
Quando Lanciano parteggiò per Alfonso I di Napoli che assurse al trono reale, riuscì definitivamente a sedare la minaccia di Ortona, nel 1452 le mura furono restaurate e di seguito in questi anni giunsero nella città delle maestranze lombarde che ristrutturarono le torri campanarie delle chiese.
La città dunque si inserisce in un discorso più ampio di restyling alla maniera tardo quattrocentesca nordica dei campanili, che vide protagoniste in Abruzzo altre città come Teramo, Aquila e Sulmona; in quest’ultima abbiamo tracce più teutoniche di architettura, e un tardo gotico internazionale che vediamo nelle chiese di San Panfilo, l'Annunziata e San Francesco della Scarpa; a Teramo invece nel 1498 Antonio da Lodi completò la torre della Cattedrale, e la sua scuola fu attiva in altri centri dell'Abruzzo Ultra ma anche Citra: Atri, Campli, Penne, Città Sant'Angelo, Corropoli, Civitella del Tronto, e poi Chieti ovviamente, con la svettante torre del Duomo di San Giustino. Le caratteristiche del mattone cotto o del laterizio, della cupola a tamburo ottagonale con ornati in finestre bifore o monofore, cammei decorativi policromi, e cuspide conica, sono una costante in questa scuola di artisti lombardi; stessa cosa si dica per l'ornato delle cornici marcapiano, ad archetti intrecciati, che vediamo nei fianchi e nelle torri delle chiese di San Giustino, san Francesco al Corso, Sant'Agostino e santa Maria di Tricalle a Chieti.
Così questa scuola di artisti fu attiva anche a Lanciano, caratterizzandosi per le torri campanarie di San Francesco, Santa Maria Maggiore, San Nicola, Sant'Agostino, San Giovani battista, San Biagio: tutte rispettivamente a triplice ordine di livelli, divise da cornici marcapiano ad archetti semplici oppure da cornici dentellate o a zigzag, che alternano nell'ordine dal basso all'alto, la bifora ampia con archi a tutto sesto, la monofora semplice acuta, e l'ultimo settore con cella campanaria: per San Nicola e San Biagio abbiamo delle differenze; nella prima chiesa alcuni archi sono a sesto acuto, altri sono a monofora, poi la monofora che accoglie la campana grande probabilmente era una bifora che è stata allargata; così come la bifora del livello mediano che appare solo da un lato, perché le altre purtroppo sono state stravolte o murate; in san Biagio invece la costruzione è più elaborata perché frutto di varie fasi di edificazione; abbiamo alla base un portale gotico del XIII sec con la classica modanatura a foglia d'acanto, a seguire un lato con una bifora elaborata e un cartiglio che indica la data di esecuzione nel 1345 a caratteri gotici, e poi ancora il settore centrale quattrocentesco più ampio con l'ordine di bifore, che ricalcano il modello della chiesa di Sant'Agostino.
Quest'ultima ha la parte superiore con la cella campanaria rifatta a causa di manomissioni. La chiesa di san Giovanni oggi non più esistente per il bombardamento del 1943, conserva la torre campanaria, una delle più semplici, e comunque terminata nel Quattrocento riadattando una costruzione precedente; in cima c'è un doppio ordine di colonne, che probabilmente reggeva una copertura piramidale schiacciata, così come per la torre di santa Maria Maggiore; quest'ultima è la più elaborata nella combinazione di archetti marcapiano e di aperture acute o a bifora, o addirittura a trifora per il lato che guarda su via Garibaldi. Chissà che anche le altre torri delle chiese distrutte nel rione Lancianovecchia dedicate a san Martino, san Lorenzo e San Maurizio non fossero di questa scuola lancianese?
Per ora restano ipotesi. Segnaliamo anche un'altra torre fuori Lanciano appartenente a questa scuola: quella della parrocchia di san Donato a Fossacesia. Nonostante i rifacimenti della parte superiore a causa dei danni del bombardamento del 1943, il corpo centrale in pietra arenaria locale, così come le altre torri sorelle lancianesi, si conserva perfettamente, e mostra la classica cornice marcapiano a zigzag.
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