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18 agosto 2021

Francesco Romani (Vasto, 24 settembre 1785 - Napoli, 14 novembre 1852), Medico, omeopata e filantropo.

“Ritratto di Francesco Romani”, di Cesario Giacomucci,
olio su tela, Pinacoteca Civica di Palazzo d'Avalos, Vasto.


Francesco Romani nacque a Vasto il 24 settembre 1785 da Eligio e da Grazia Laccetti e compì i primi studi con il P. Vincenzo Gaetani dei PP. Lucchesi, eccellente e coltissimo didatta che ebbe per suoi allievi Gabriele Rossetti, Roberto Betti e tutti gli altri intellettuali vastesi che dettero vita ad un eletto cenacolo culturale che valse alla città l'appellativo di "Atene degli Abruzzi". Successivamente fu alunno del Seminario di Chieti e tornato a Vasto insegnò per breve tempo belle lettere finché non fu nominato "invigilatore delle scuole pubbliche" distinguendosi in questo incarico per una pubblicazione
"II Discorso sopra l'Educazione Scientifica e Morale d'ambo i sessi".
Si iscrisse poi alla facoltà di medicina dell'Università di Napoli dove conseguì la laurea sotto la guida dei più qualificati docenti di cui divenne ben presto l'allievo prediletto e successivamente anche l'amico.
Dopo un brevissimo periodo di esercizio professionale a Vasto, durante il quale restaurò l'Ospedale Civile, Francesco Romani si trasferì a Napoli.
Nel mentre conseguiva nella capitale del regno i più stimolanti successi non solo nell'ambito della professione medica, ma anche nel campo della filosofia e delle lettere (Poliorama Pittoresco - Napoli 1836 n. 16), Francesco Romani si ammalò gravemente che vedevasi innanzi già scoperchiata la tomba (Elogio Fun. Can. Tommasi).
Divenuto amico del Dr. Giorgio Necker di Melnich di Boemia, giunto nel giugno 1822 a Napoli e chiamato dal tenente maresciallo delle truppe imperiali Francesco De Koller allo scopo di propagandare in Italia la dottrina omeopatica, si affidò alle sue cure, essendo, come si è detto, afflitto da grave infermità ribelle alla medicina tradizionale (denominata "allopatica" in contrapposizione alla omeopatica) e pertanto ritenuta inguaribile.
Le cure pratiche dal Dr. Necker portarono a completa guarigione di Francesco Romani che in tal modo si converte all'impiego dell'omeopatia "rinnegando pur senza denigrarla" (Can. Tommasi op. cit.) la dottrina dei "Contrarii" che riteneva superata.
Traduce dalla versione francese del Barone di Brunow l'Organon di Hahnemann diventando in tal modo il primo divulgatore italiano dell'omeopatia a Napoli ed in Italia.
Il suo primo allievo fu un medico abruzzese, il Dr. Cosmo de Horatiis, apprezzato chirurgo della scuola napoletana e medico di corte di Francesco 1° di Borbone.
I successi terapeutici conseguiti da Francesco Romani e dai suoi allievi fanno si che i sistemi di cura omeopatica si diffondano a macchia d'olio in tutta Italia.
In Italia, malgrado le difficoltà di comunicazioni, molti medici allopatici si convertirono alle teorie hanemanniane facendo registrare nuclei di ferventi assertori del nuovo metodo cura in Abruzzo, in Sicilia, a Roma e nel Lazio, in Toscana e nelle Marche, in Emilia Romagna ed in tutto il nord d'Italia.
Nel 1828, durante un soggiorno a Napoli, si ammalò gravemente la moglie del Conte Sebastiano dé Guidi, nativo di Guardia Sanframonti in Terra di Lavoro.
Il dé Guidi che continuava in terra di Francia le tradizioni della famiglia iniziate da Guido de Guidi medico di corte di Francesco V°, era una notissima personalità nel campo delle scienze chimiche e matematiche, professore nella facoltà di medicina dell'Università di Lione e ispettore onorario di quella Accademia oltre che socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Napoli, dell'Accademia Pontaniana e dell'Accademia di Torino.
Essendo risultate vane tutte le risorse della scienza allopatica nel settembre dello stesso anno 1828 venne consigliato alla contessa de Guidi dal Dr. Cimone l'intervento di Francesco Romani.
Le cure omeopatiche si dimostrarono provvidenziali e la contessa guarì ben presto della sua grave infermità.
Il conte de Guidi si converte così all'impiego dell'omeopatia e, tornato a Lione, inizia nel 1829 a propagandare quei sistemi terapeutici allora fieramente avversati dall'Accademia Medica di Parigi.
La scienza medica ufficiale francese dovette però ben presto ricredersi tanto che il 17 settembre 1833 la Società Omeopatica Gallicana decretò la coniazione di una medaglia d'oro con l'effige del de Guidi a riconoscimento della sua opera intesa a migliorare la conoscenza medica in Francia.
L'importanza del riconoscimento può essere valutata considerando che tale onorificenza era stata decretata il 16 settembre 1830 a favore di Alessandro Volta.
Un esemplare della stessa medaglia fu pubblicamente consegnato anche a Francesco Romani a ricordo della sua opera promozionale nello studio e nell'impiego dell'omeopatia.
Nel 1830, in Inghilterra, ospite del conte Lord John Talbot, installò nel suo castello di Shrewsbury denominato Alton Tower, nella contea del Berbyhire, un ambulatorio in cui praticare su larga scala le cure omeopatiche. Molti gli ammalati accorsi e Francesco Romani arricchisce, così , nei sei mesi di soggiorno, la sua casistica con notevoli successi terapeutici al punto che ad Alton Tower accorrevano malati di tutte le condizioni sociali e da molte regioni inglesi.
Nel 1834 Francesco Romani è nominato medico di camera di S. M. la regina Maria Elisabetta di Borbone, madre del Re di Napoli.
Francesco Romani fu anche un cultore delle umane lettere ed oltre al Trattato Pedagogico scrisse numerose opere letterarie per buona parte inedite che furono raccolte dal nipote Eligio e pubblicate a Napoli dalla Stamperia - Strada Salvatore n. 41. È un volume di 250 pagine edito nel 1853 in cui compaiono molti struggenti riferimenti alla città natale a cui il Romani fu sempre molto legato.
Scrisse molte poesie, odi saffiche, sonetti e composizioni varie che dimostrano robusta vena e tecnica sicura, seppure non eccessiva originalità. Oltre alla bellissima poesia dialettale dal titolo Sciaraballêine ha pubblicato diverse poesie tra le quali ricordiamo Poemetto in morte del Cav. Domenico Cotugno (1824), Ode in morte del celebre Astronomo Piazzi (1824), Ode saffica a Francesco Paolo De Meis, Ode Saffica per le nozze Shrewsbury e Doria-Pamphili (1839).
La produzione scientifica di Francesco Romani è enorme; da accurate ricerche presso le biblioteche e gli archivi napoletani sono stati rinvenute molte diecine di titoli non solo di pubblicazioni raccolte in volumi, ma anche cenni autobiografici, corrispondenze, traduzioni, dibattiti, memorie, ecc.: Principj di Zoognosia di Pasquale Borrelli (1808), Ricordi sulla Peste redatti in un sistema teorico-pratico (1816), Sullo stato di mente del Sacerdote Alessandro Lombardi, Memoria psicologico-anatomico-legale (1825), Elogio storico di Samuello Anemanno (1845), Sulla Omiopatia Discorsi (1828), Pura dottrina delle medicine dell’Hahnemann (1825), Su i preservativi omiopatici del Colera Indiano e sulla disinfettazione degli edifizii (1836), Cenno biografico del conte Sebastiano de’ Guidi introduttore dell’omeopatia in Francia (1837).
Ma Francesco Romani fu anche un generoso filantropo specialmente verso la sua città natale: con testamento redatto a Napoli il 13 luglio 1852, depositato presso il notar Giovanni Conte il 18 novembre dello stesso anno, e cui vengono nominati esecutori testamentari per Napoli l'Ecc.mo D. Pasquale del Vizzo, duca di Caianello e per Vasto D. Giuseppe Celano, diede "disposizioni in favore della città di Vasto, mia diletta patria che ho sempre amato, legando la somma di 600 ducati annui della mia rendita iscritta nel Gran Libro del Debito Consolidato".
Di tale rendita "ducati cento serviranno per quattro maritaggi di ducati venticinque ognuno a favore di quattro donzelle povere di Vasto appartenenti alla classe agricola".
Per regolamentare l'assegnazione precisa "il notamente delle donzelle che potranno profittare del maritaggio sarà fatto ogni anno da una Commissione composta dal Sindaco di Vasto, dall'Arciprete e dal Canonico Teologo. Formata la lista delle donzelle si eseguirà il sorteggio per non dar luogo a doglianze. La lista delle sorteggiate sarà ogni anno presentata al Vescovo della Diocesi il quale potrà togliere quelle immeritevoli ed aggiungerne altre di Vasto a sua coscienza".
Con i restanti 500 ducati di rendita "è mia volontà fondare a Vasto, mia diletta patria, una scuola teorico-pratica di agricoltura e di provvederla di egregio maestro il quale dovrà coltivare gli studi opportuni nello stabilimento Agrario di Pisa in Toscana o di Grogon in Francia".
Nello stesso testamento vengono poi accuratamente stabilite le norme di ammissione agli studi di agricoltura che dovevano avere durata triennale, con una borsa di studio di 30 o 40 ducati mensili a seconda della sede oltre a 70 ducati per le spese di viaggio. Alla fine del corso di studio i giovani dovevano impegnarsi a tornare a Vasto e darvi lezioni di agronomia con uno stipendio di 25 ducati mensili.
Il legato si completava con la donazione di un terreno da adibire ad orto sperimentale e con lo stanziamento di 200 ducati per "far progredire e migliorare l'economia agraria del paese" oltre a conferire dei premi "per chi migliorerà la coltivazione dei cereali, degli olivi, delle praterie" ed a chi "meglio e vantaggiosamente coltiverà nuove piante, educherà animali utili all'agricoltura ed alla pastorizia del paese". Venivano poi stanziati sussidi a "talun agricoltore povero che abbia sofferto per caso fortuito di principali prodotti agrari o altro danno".
Francesco Romani già in vita si era distinto per altre opere filantropiche: una molto generosa fu quella di fornire di ben millecinquecento volumi la Biblioteca del Convento di S. Antonio di Teano distrutta dagli eventi rivoluzionali del 1799. Dotò anche altre biblioteche di numerosi testi, finanziò gli studi di diversi giovani particolarmente bisognosi e patrocinò la compilazione di una Antologia di poesie latine.
A Vasto si ricorda anche un legato di Francesco Romani a favore della confraternita del Gonfalone esistente nella Chiesa di Santa Maria Maggiore "nella quale fui ascritto nella mia prima gioventù" dell'importo di cento ducati con l'obbligo in perpetuum di far celebrare una Messa di Requiem in ogni giorno anniversario della sua morte e con l'obbligo altresì ai confratelli di recitare nello stesso giorno l'Ufficio dei Morti in suffragio della sua anima.
A Vasto è ancora in atto la donazione del terreno denominato Belvedere Romani perché venisse destinato ad uso di pubblico passeggio.
La scuola agricola patrocinata da Francesco Romani assunse la denominazione di Cattedra Ambulante di Agricoltura e fu la seconda fondata in Italia avente sezioni anche ad Atessa, Gissi e Castiglione Messer Marino.
Di grande interesse è la donazione fatta dal Romani delle armi al Museo Civico. In una lettera datata 1 ottobre 1941, indirizzata al podestà Francescopaolo Giovine, il Romani scriveva: “Tra i ricordi che testimoniano il contributo dato da mio nonno Michelangelo Romani e dal di lui fratello Raffaele alla causa della unità e libertà della Patria durante il Risorgimento, conservo due pistole, un fucile con baionetta ed una sciabola. Avendo trasferito, come sapete, la mia residenza in Chieti, e desiderando che i detti modesti oggetti non lascino la nostra Città, ne faccio dono a Voi perché vengano custoditi nel civico Museo”. Lo stesso giorno, il Podestà rispondeva: “…Gl’interessanti cimeli, di grande valore storico, saranno destinati al civico museo, e costituiranno sempre per voi e per la vostra famiglia motivo di legittimo orgoglio, per il contributo dato, in epoca ormai lontana ma viva e presente al cuore degli Italiani, alla causa della Patria”.
Morì a Napoli il 14 Novembre 1852.


Da: I Quaderni del Club "Amici di Vasto".

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