Nell’epoca fiorente in cui riviveva il gusto per l’antiquaria, e lo
studio soprattutto delle epigrafi antiche italiche e romane, le fonti antiche
d’Italia e d’Europa concernenti soprattutto il periodo medievale, con i
Cartulari, i Cronica, e Memoratoria ecc., non era stato ancora sufficientemente
esplorato. Dunque nell’Abruzzo un grande merito per la storia Aquilana è dovuto
al Monsignor Anton Ludovico Antinori, che giovanissimo dal 1738 al 1743
collaborò con l’erudito Ludovico Antonio Muratori, per la stesura dei Rerum
Italicarum Scriptores, per cui Antinori intendeva pubblicare dei manoscritti e
delle antiche edizioni delle Cronache medievali aquilane, partendo dalla più
antica, la Cronica rimata di Buccio di Ranallo da Poppleto, proseguendo con le Cronaca delle cose dell'Aquila di Antonio
di Boetio,
il Catalogus pontificum Aquilanorum, Delle cose dell'Aquila dall'anno 1363 all'anno 1424 di
Niccolò di Borbona, gli Annali
della Città dell'Aquila (dalle
origini al 1424) di anonimo, rielaborati da Antinori per gli
ultimi suoi volumi del Corpus Antinoriano di manoscritti conservati presso la
Biblioteca provinciale Tommasiana dell’Aquila, i quali trattano della storia
della città sino all’anno 1424, consultando le fonti antiche, e discostandosi
fortemente dall’opera degli Annali della città dell’Aquila scritti da
Bernardino Cirillo nel 1570, ma per una sfortunata coincidenza, pubblicati dopo
la morte del Leosini, grande saccheggiatore dei manoscritti antinoriani, e
spacciati per suoi! Le ricerche antinoriane per Muratori terminano con la Cronaca della Guerra braccesca di Niccolò Ciminello di
Bazzano, per
cui si discusse molto sulla paternità di due esemplari di manoscritti, uno dei
quali il Codex Antonelli, scoperto da Antinori dopo la pubblicazione presso
Muratori, e utilizzato per i suoi Annali degli Abruzzi (vedi R.
Valentini, “Del cosiddetto Ciminello e del Codice Antonelli” in Atti e
Memorie del Convegno storico abruzzese-molisano del 25-29 marzo 1931, vol.
I, De Arcangelis, Casalbordino 1933), e infine la Cronaca delle cose dell'Aquila dall'anno 1436 al 1485 di
Francesco d'Angeluccio di Bazzano.
Benché l’Antinori, nel limite delle sue possibilità di filologo, in quei tempi, fu oggetto a posteriori di critiche specialmente per la collazione di diversi esemplari della Cronica di Buccio, a partire dal De Lollis, poi dal De Bartholomaeis e dal Pansa, grande è il debito che riconosciamo nei suoi confronti, per aver pubblicato questo corpus di storia aquilane nella silloge di fonti medievali che il Muratori incluse nel VI tomo delle Antiquitates Italicae Medii Aevi, con un ricca prefazione in latino dello stesso Antinori, il quale come novello Tucidide, scrive una “archeologia storica aquilana” delle fonti presenti, e documenti da lui analizzati, celebre il diploma del 956 d.C. di Ottone I sui benefici della diocesi di Forcona, prima che nel 1256 la sede fosse spostata nella neonata Aquila, dall’Antinori stesso bollato come falso; fatto che scatenerà una polemica non solo con il suo protettore Monsignor Giuseppe Coppola, colui che scoperse le reliquie di Sant’Eusanio martire nella basilica di Sant’Eusanio Forconese vicino L’Aquila, ma anche con i Padri Bollandisti che stavano realizzando gli Acta Sanctorum (vedi I volume dell’Antinoriana. Studi per il Bicentenario della morte di A.L.Antinori, Deputazione Abruzzese di Storia Patria, L’Aquila 1978). Ecco che qui è presentato il VI volume delle Antiquitates muratoriane, per una agevole consultazione di un piccolo tassello delle diverse fonti storiche per l’Abruzzo.
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