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26 gennaio 2021

Serena Colecchia, Il culto delle acque sacre abruzzesi e la leggenda di San Michele Arcangelo.


 Il culto delle acque sacre abruzzesi e la leggenda di San Michele Arcangelo
A Liscia la Grotta Eremo tra storia e mistero
by Serena Colecchia

È una storia di alcuni secoli fa, quando nell’entroterra vastese apparve per la prima volta San Michele Arcangelo. Siamo in provincia di Chieti, a Liscia, un piccolo borgo che sorge sul versante sinistro del fiume Treste. Una leggenda che unisce il cristianesimo al culto pagano dell’acqua, elemento sacro agli antichi, sostanza taumaturgica da sempre al centro di riti e festività.
Esiste, subito fuori dal paese, una grotta protetta dal santuario di San Michele Arcangelo fatto edificare, nel Settecento, dai Marchesi D’Avalos, feudatari di Monteodorisio, per ospitare i numerosi pellegrini che si recavano in visita. Un luogo di culto tra i più suggestivi, forse ancora poco conosciuto.

La leggenda

La leggenda narra che nella grotta era annidato Lucifero che venne poi scacciato proprio grazie all’apparizione miracolosa di San Michele. Da qualche tempo, un pastore del vicino comune di Palmoli, durante le ore di pascolo, smarriva diverse volte un torello che verso sera vedeva ricomparire improvvisamente attraverso sentieri misteriosi. Un giorno il pastore volle seguire l’animale nel suo strano girovagare. Fu allora che, sbalordito, osservò che la foresta, solitamente impervia e chiusa, si apriva al passaggio del torello che poteva cosi camminare agevolmente fino ad arrivare nei pressi di una grotta del tutto sconosciuta. Appena giunto davanti alla caverna il torello s’inginocchiò e apparve l’Arcangelo San Michele. Il pastore non riuscì a sostenere tanta sorpresa e di fronte a tutto quello splendore svenne. Quando riprese i sensi ebbe necessità assoluta di bere e fu allora che avvenne l’altro prodigio: nella grotta prese a gocciolare dell’acqua che lo dissetò, mentre il torello seguì il suo misterioso cammino.

La grotta

Si tratta di una grotta lunga circa 10 metri e larga 3, scavata nel cuore della roccia che, oltre all’acqua fresca e abbondante, è ricca di stalattiti. In fondo ha un altarino con l’immagine dell’Arcangelo e sul lato destro una grossa nicchia con una vasca che raccoglie l’acqua sorgiva. Sulla sinistra ci sono due bassi cunicoli, ora murati, che un tempo conducevano nella zona abitativa.

La tradizione

I fedeli che arrivano considerano l’acqua e le pareti della grotta sacre, in grado di alleviare le sofferenze umane grazie all’intercessione dell’Arcangelo. Sulle pareti si strofinano fazzoletti e oggetti sacri mentre l’acqua, che confluisce in una vasca addossata alla parete, viene bevuta prelevandola con mestoli di rame. Numerosi sono i devoti che arrivano alla Grotta Santuario anche dal vicino Molise, soprattutto nelle date dell’8 maggio e del 29 settembre quando vengono compiuti i rituali dello strofinare le pareti e bere l’acqua che gocciola dalle stalattiti, invocando la grazia del Santo e affidandosi ai suoi poteri guaritori.
L’Arcangelo viene venerato anche in altri siti abruzzesi, in alcuni dei quali San Michele sarebbe anche apparso. In base alle testimonianze raccolte le apparizioni sarebbero avvenute nei siti di: Bominaco, Pescocostanzo, San Vittorino e Balsorano per quanto riguarda il territorio aquilano; Lama dei Peligni e Palombaro, oltre a Liscia, nel Chietino; Campli e Civitella del Tronto nel Teramano.

Da: VisitareAbruzzo.it

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