Brevi notizie storiche della musica abruzzese
di Angelo Iocco.
La musica abruzzese è in buona parte da scoprire, e su vari periodi della sua storia occorre fare ancora luce.
Interessante notare come nel Medioevo esistessero già maestri di
cappella, tanto che nel XV secolo figura il nome di un Antonio
"Zacara" da Teramo, tuttavia se pensiamo alle varie compagnie di
frati predicatori, di inni cantati nelle chiese, di veri e proprio copioni
teatrali esistenti già dai tempi di Pietro da Morrone, incentrati sulla
rappresentazione di scene del Nuovo Testamento, come il Santo Natale, la
Passione di Cristo per citare i momenti sacri più importanti, il discorso si
amplia, ancora di più se pensiamo al celebre Buccio di Ranallo, alla sua
Cronaca rimata della storia dell'Aquila, e ad altri testi come la Leggenda di
Santa Caterina d'Alessandria, la Leggenda di Sant'Antonio, ecc.
La musica abruzzese nel XVI-XVII secolo si evolve, seguendo il
movimento del madrigale, e in regione abbiamo testimonianze di compositori di
messe e madrigali, alcuni anche di provenienza straniera, visti i rapporti
commerciali dell'Aquila e di Lanciano e Vasto via terra e via mare con Venezia,
la Dalmazia, l'Umbria e le città lombarde, tra i nomi più famosi Ippolito
Sabino, Orazio Crisci e Bernardino Carnefresca detto il Lupacchino dal Vasto.
La musica abruzzese dal Sei al Settecento, dopo la stagione del
madrigale, sembra appiattirsi, e ridursi sempre di più al carattere sacro, poco
o niente è documentato sulle ballate e cantate popolari, che vedranno una vera
e propria esplosione nell'Otto e nel
Novecento, precedendo quella stagione di vivace culto e celebrazione del
folklore tradizionale abruzzese con la Settimana Abruzzese di Pescara del 1923,
le Maggiolate abruzzesi di Ortona, delle Settembrate abruzzesi di Pescara,
Festival della Canzone Abruzzese e Molisana di Vasto, ecc.
In sostanza abbiamo per lo più
memoria dei Miserere composti per le confraternite di Monte di Pietà delle
varie città, come Penne, Chieti, Teramo, Lanciano, Sulmona, i nomi: Saverio
Selecchy, Francesco Poalo Masciangelo, Federico Balcone, Niccola Monti, è dunque
il periodo degli oratori, delle messe cantate, dei quartetti dei cori di
Cappella, istruiti da un maestro di cappella di una specifica istituzione
parrocchiale, di cui abbiamo memoria a L'Aquila, Sulmona, Atri, Lanciano e
Ortona tanto per ricordare quelle più famose e longeve.
Tuttavia la stagione teatrale
che profondamente riforma la musica, avviandola anche all'accompagnamento degli
spettacoli d'opera, arriva alla fine del Settecento: ricordiamo Fedele Fenaroli
che cavalcherà le scene di Napoli, seguito poi, sempre da Lanciano, da
Francesco Masciangelo, benché costui deciderà di non svincolarsi abbastanza dal
suo ruolo di maestro di cappella della Cattedrale della città. Ma di
Masciangelo occorre ricordare la fervida attività di scrittore di partiture per
diverse opere, non solo a carattere sacro, la scenografica opera Sunamitide, a
carattere biblico, scritto con il poeta patriota Carlo Madonna, il suo Miserere
Grande del 1846 che ancora oggi la banda civica intona per la Processione del
Cristo Morto, seguito da una versione diversa che ancora oggi si suona nella
processione del Venerdì Santo di Ortona.
Masciangelo e il suo successore
e amico Mattia Cipollone alias Fra Cristoforo da Lanciano tuttavia moriranno
troppo presto per assistere all'esplosione, grazie anche alla fama dell'Abruzzo
ormai consolidata con il trio Michetti-D'Annunzio-Cascella, dei festival e
delle canzoni d'autore in dialetto abruzzese, i cui mattatori furono Cesare De
Tutta, Alfredo Luciano, Modesto Della Porta, Guido Sigismondi, Luigi
Illuminati, Antonio Di Jorio, Aniello Polsi, Luigi Dommarco, Evandro
Marcolongo, Guido Albanese, Luigi Antonelli, solo per citare i più famosi della
generazione a cavallo tra Otto e Novecento.
Pare che la canzone popolare
abruzzese, il cui capolavoro è Vola vola vola di Dommarco-Albanese (1920) sia
da distinguere dalla canzone di tradizione orale abruzzese, cara ai
folkloristi, ai demologi e agli etnomusicologi, ossia la canzone di invocazione
al santo di turno, di scongiuro, di maledizione, di ninna nanna, di lavoro nei
campi, tramandata da generazione in generazione, e spesso anonime, studiate e
raccolte da Antonio De Nino, Gennaro Finamore, Alfonso Maria Di Nola, Padre
Donatangelo Lupinetti, Settimio Zimarino e da Emiliano Giancristofaro.
Dal Novecento in poi la musica abruzzese si è evoluta, con la presenza
anche di compositori di colonne sonore per film, come Ettore Montanaro e
Alessandro Cicognini, ambedue di Francavilla al Mare, mentre i poeti e
musicisti calcavano ancora la scena con canzoni d'autore, come Guido Giuliante,
Ottaviano Giannangeli, Giuseppe Tontodonati, Vittorio Clemente, Tommaso e
Vincenzo Coccione, sicché oggi viene la domanda: la musica abruzzese è ancora
legata fortemente alla celebrazione dell'abruzzese tipo di dannunziana memoria,
oppure occorre considerare anche alcune unità che cercano di staccarsi da
questo stereotipo per forgiare un nuovo abruzzese moderno?
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