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16 novembre 2020

Terenzio Zocchi, Viaggio linguistico-storico-topografico sui rilievi principali della montagna di Roccaspinalveti (Ch).



di Terenzio Zocchi.




Colle di Atessa (ca. 800 m ca.), lu còllë dë l’atòessë, Colle di Atessa, Colle dell’Atessa, Colle della Tessa (XVI sec.) Una leggenda popolare vuole che fosse di proprietà atessana e i soldati atessani tenessero qui un baluardo per difenderlo. Si fa riferimento alla ribellione fiscale del 1322 con la conseguente repressione violenta che vide effettivamente la partecipazione attiva della città di Atessa: la tradizione attribuisce a questo episodio anche altri toponimi più in basso: il Colle Appicciaguerra (lu còllë ciaguèrrë, ca. 680 m) e la Vallocchia dei Morti (la vallòcchië dë lë mùrtë, ca. 750 m), dove sarebbero seppelliti i soldati atessani caduti. Volendo diffidare di questa spiegazione (solo un’interpretazione secondaria?), si potrebbe pensare al contatto visivo con Atessa, cioè il ‘colle verso Atessa’. Se fosse però solo omofono, potremmo pensare anche alla stessa radice preromana *at-, non del tutto chiarita, con il suffisso -issa o -isia. Sul rilievo c’è anche il Calvario o Monte Calvario (832 m), con la croce in ferro battuto, toponimo tutto sommato recente e successivo allo sviluppo di Roccaspinalveti Nuova. Sul costone orientale c’è la Salera o Saliera, la salèrë, ‘area dove veniva sparso il sale per il gregge’ come integratore alimentare.

Colle della Scarpa (912 m, punto trigonometrico), lu còllë dë la scàrpë, Colle della Scarpa, Colle Scarpa (XIX sec.). È un traslato geomorfico di attestazione recente, un colle a forma di scarpa. La forma del rilievo è palese, non c’è bisogno di postulare ‘scarpa’ nel senso di scarpata. Le sommità sono due ma non c’è nome differenziato: l’intero rilievo è stato rimboschito con conifere (pinacee, per la maggior parte pini neri), da cui il toponimo recentissimo la Pineta.

Colle Panetta (932 m), lu còllë panòettë, Colle Panetta (XX sec.). È traslato geomorfico nel senso di ‘colle a forma di pagnotta (vedi punto successivo). Poco oltre sul crinale c’è San Pietro (sambìtrë, ca. 950 m) con il rudere della chiesa medievale (ecclesia Sancti Petri de Rocca, XI sec.) e la ricostruzione adiacente degli anni ‘90, meglio nota come Chiesetta degli Alpini. Il crinale che sale verso Roccavecchia è segnato in IGM come la Serra, toponimo non più in uso, da serra ‘mucchio, catasta’ e poi ‘rilievo allungato, crinale, dorsale principale’.

Colle Fiadone (ca. 830 m), lu còllë fladàunë, Colle Fiadone, Colle Fiatone, Colle Fladone (XIX sec.). Traslato geomorfico-gastronomico di attestazione recente, indica un colle a forma di fiadone (la torta salata al formaggio), che fa il paio con il vicino Colle Panetta: ‘la pagnotta e il fiadone’.

Quaiavalzano (ca. 950 m) lë cai(ë)valzànë, lu cai(ë)-, Caia Valzano (XIX sec.), Aia Valzano, collis iohannis balzani (XIV sec.). Le interpretazioni sono state tante e spesso fantasiose (p.es. aqualia ‘sorgenti’ o ‘quaglia’ e balza‘), ma in genere si ritiene un antroponimo *Balzanus. La forma quaia, caia fa pensare piuttosto a caia da *cavea ‘rilievo arrotondato’, mentre l’attestazione medievale sembra esplicitare un Iohannes Balzanus, dove però la forma con ‘colle’ non sembra proseguita. Si è pensata anche ad un’identificazione con la chiesa di S. Iohannes in Balzano (in diocesi di Chieti, XIV sec.), ma per ora mancano prove. Le aree laterali sono quelle delle Vicende, lë vëcènnë, da vicere ‘coltivare a rotazione’, zona agricola fino a qualche decennio fa, del Pisciarello, lu pisciarìllë, sorgiva, da pisciare ‘scorrere, sgocciolare’ e del Lacciarello, lu lacciarìllë, fontem de aczarelli (XIV sec.), da lùaccë, lat. apium, per indicare il sedano selvatico.

Colle di Roccavecchia o del Ritaglio (ca. 1245 m), la pundë, la cìmë dë lu rëtùaglië, la cìmë dë ròcca vècchië, lu còllë dë ròcca vècchië, lu còllë dë lu rëtùaglië. Manca un nome ufficiale, ritaglio’, da ‘ritagliare’, è nome generico delle grandi formazioni rocciose stratificate, la scarpata rocciosa alle spalle di Roccavecchia o Roccaspinalveti Vecchia, che era sul costone Nord e Nord-Est del rilievo (ca. 1145-1240 m). Ai piedi del paese c’era la chiesetta di Santa Liberata, oggi scomparsa, che fu anche cappella cimiteriale, sanda lëbbërìatë, la planë dë sanda lëbbërìatë, mentre le pietraie ai piedi del Ritaglio sono dette Ferrari, lë fërrìarë. In questo caso la tradizione popolare parla di botteghe di fabbri, ma la natura dei luoghi accidentati e franosi fa pensare, forse meglio, al colore metallico e ‘ferroso’ delle pietraie.

Colle delle Croci (1316 m), la cruciòettë, lë crìucë, lu còllë dë lë crìucë, lu cal(ë)vàrië. Colle delle Croci (IGM), le Croci (catasto), Colle Calvario (XIX sec.). Si tratta della vecchia meta di processioni religiose (via crucis) che partivano da Roccavecchia. È l’area detta nel medioevo Serronus, lo Serrone, lu Serrone, cioè accrescitivo di serra ‘catasta’ poi ‘rilievo, dorsale’. Il costone occidentale è detto Colle Metaro, còllë mëtàrë, zona un tempo agricola, nome che farà riferimento alle mete o mucchi di grano (cfr. nella stessa area lo Stazzo del Granaro, XIX sec.).

Colle Rotello (1241 m), lu còllë rutìllë. Rilievo ripido ma dalla cima arrotondata ‘ruota, rotella’, ecc., non segnato in catasto. Le formazioni rocciose sul costone erano nei documenti la Ripa dei Corvi (ancora nel XIX sec.), nome descrittivo attestato tante altre volte nei comuni vicini, ‘ripa, scoscendimento roccioso colonizzato dai corvi’. Gli stessi roccioni sono meglio noti come lu rëtùaglië dë lë marùzzë, il ritaglio dei marozzi, toponimo abbastanza oscuro (da marra ‘pietraia’? da mara ‘pantano’ e ‘sorgive’? da un antroponimo tipo *Marocius?).

Colle dei Placcacani (1322 m e 1335 m), lë placcachìanë, lu còllë dë lë placcachìanë, Colle dei Placcacani, Stazzo dei Placcacani (XIX sec.). Un’attestazione fortunata di XIV sec. “contrata in plane buccacani” che ci fa analizzare il toponimo come *pla(ne (v)u)ccacani, piane + antroponimo o soprannome *Boccacane. Sui versanti orientali abbiano i toponimi Vicenda della Montagna, ‘ zona agricola’ (vedi sopra), Spogna, fonte la Spogna, la spàugnë, cioè pietra spugna o spugnone, roccia calcarea porosa, e Fischi della Spogna, lëëšchë, termine legato alla serie pesco, peschio, fisco, fischio, cioè ‘roccia aggettante, formazione rocciosa sporgente’.

Quaitatino (dai 1100 m ca. a scendere), le cai(ë)tatùënë, lë guai(ë)t-, Guaitatino, Guaitativo, le Quaitatine, collis iohannis datini (XIV sec.). Interpretato tradizionalmente come derivato di guatare e guaitare, francesismo, per ‘fare la guardia’, quindi ‘colle di guardia, colle a cavaliere’ (p.e. nel TAM), potrebbe invece fare il paio con il Quaiavalzano dell’altro versante, che ha un’orografia simile (non a caso un inventario medievale li accomuna nel nome: collis iohannis balzani e collis iohannis datini). Anche in questo caso possiamo postulare un caia ‘rilievo arrotondato’ + un antroponimo *Datinus. Tutta la zona alta lungo la strada per Castiglione è detta Mandrile, lu mandrùële, Mandrino (XIX sec.), contrata de lo mantrili (XIV sec.) da mandra e mandria ‘recinto per le greggi’, che fa il paio con altri toponimi vicini stazzo e stazzetto ‘id’.

I Tre Monti (1391 m, 1390 m, 1376 m), lë tré mmìundë, i Tre Monti (1903), il Trimonte (1926), è un nome descrittivo, forse recente, per le tre cime in fila. È una zona attestata nei secoli con molte denominazioni diverse, cadute poi fuori dall’uso. A) Monte de Teste (citato come confine della diocesi di Chieti nel XI sec.), monte a forma di testa? O forse monte sul fiume T(r)este (forma svisata)? B) Macchia Calva (1050) ‘cima priva di alberi in mezzo ad un’area boschiva’. C) Capo de la Magia et Montem Calvum (*1050, ma probabile falso di età successiva), magia svista per macchia? Oppure magia come Maiella, Mainarde dal tema indoeuropeo *mag- ‘grande’, ‘rilievo’? A sostegno di questa interpretazione c’è un colle de la magiara (*1050, stesso documento), più in basso, che sembrerebbe testimoniare lo stesso termine. D) Feudo della Macchia, Colle della Macchia, anche la Selva (XVIII sec.), ‘selva’, ‘bosco’ di abeti e faggi oggi del tutto scomparso. La zona doveva essere nota in passato anche come l’òrië per il toponimo residuale più basso a ppìd’all’òrië, Piè dell’Orio (catasto), italianizzato a volte fantasiosamente come Piedi d’Organo (XIX sec.), verosimilmente da *oriu(m) o meglio *oria ‘orlo di monte, cresta, crinale’.

Colle dell’Albero (1390 m, punto trigonometrico), nell’uso il nome spesso si sovrappone esattamente ai Tre Monti, lu còllë dëll’àlbërë, prima attestazione IGM 1875, l’etimo è chiaro: toponimo legato semanticamente a Macchia, Selva, ecc. (cfr. sopra) A Fraine e in contrada Olmi però viene detto lu còllë dëll’òmmënë, il Colle dell’Uomo, di etimo non chiaro, colle a forma di figura umana distesa? Colle di proprietà di un ‘uomo’ per antonomasia (il signore feudale, il principe)? Di colle dell’uomo ce ne sono peraltro altri in zona, ma spesso nei fondovalle. Tra i toponimi sul costone Est, oltre al Piè dell’Orio, ci sono ben due Valle del Forno, lu fìurrë, toponimo in genere riconnesso a botteghe di panificazione, ma in questo caso si tratterà di traslati geomorfici, con probabile allusione agli inghiottitoi che nascondono alla vista l’acqua dei fossi. Sia ad Est, sia ad Ovest ci sono poi vari toponimi Trocco, Trocca, fonte del Trocco, lu trùcchë, la tròcchë (germanismo per indicare l’abbeveratoio o il ristagno di acque sorgive) e vari Padulone, lu padulàunë, forma dialettale per *paludone, palude ‘ristagno d’acqua’.

Monte Rotondo (1296 m, ma soprattutto 1144 m), mundë rëtìunnë, m. rëtìurnë, Monterotondo, montem rotundum (XIV sec.), per i castiglionesi è semplicemente lu còllë dë la ròcchë, da cui Colle la Rocca nelle mappe topografiche. L’IGM segna come M. Rotondo anche la cima ripida a 1296 m che però era nota nel XIX sec. come Colle della Fonticella, ‘sorgente’ e oggi piuttosto come Colle del Confine, lu collë dë la cumbùëne, dë la cunf-, si intende con Castiglione M.M. o anche Colle Tre Confini (cioè Rocca, Castiglione e territori rivendicati storicamente da Fraine). L’area a Nord di Monte Rotondo contiene, tra i tanti, i toponimi A) Verticchiara e Fonte Verticchiara, la vërtëcchìarë, citata già nel XIX sec. come Fonte Verde Chiaro e nel XIV sec. come fontem berteclari, fontem de piris berteclari. Il toponimo sembra avere avuto la concorrenza di più forme, dato che le attestazioni del passato paiono interpretarlo come ‘verde chiaro’ riferito all’acqua o addirittura a qualche varietà di pere (i peri verdechiari del documento medievale), ma il termine *vertecchio per ‘fusaiolo’ è spesso associato a fossi e sorgenti per indicare lo scorrere vorticoso dell’acqua (*verticulum, *verticularia da vertere, girare). Inoltre esiste anche un’interpretazione popolare che suggerisce di evitare di bere quell’acqua perché provocherebbe eruzioni cutanee, lë vërtòecchië, ‘foruncoli’). B) Colle Rosso, collë rìuscë, dorsale più bassa rispetto ai Placcacani. L’etimo sembrerebbe chiaro, ‘terreni dal colore ambrato o rossiccio’, se non fosse che le attestazioni più antiche parlano in zona di un collis rustici (XI sec.), collem rusticum (XIV sec.), colle rustico (XVI sec.), altrimenti non identificato, quindi non è impossibile una concorrenza di rosso su rustico ‘colle coltivato, campagne’. C) Cudito, lu cudùëtë, Codito, feudo del Codito, è la sella di passaggio verso Castiglione. Deriva chiaramente da un *caudetum, ‘zona dove vegeta la coda di cavallo o equiseto’.

Terenzio Zocchi

 


BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE, FONTI ARCHIVISTICHE

Archivio Comunale Atessa.

Archivio Comunale Roccaspinalveti.

Archivio Caracciolo di Santobuono in Archivio di Stato di Napoli.

Catasto di Roccaspinalveti, 1816.

Mappali catastali Roccaspinalveti, 1950.

Carta topografica IGM 1875.

Carta topografica IGM 1956.

E. Giammarco, DAM Dizionario Abruzzese e Molisano; TAM Toponomastica Abruzzese e Molisana; LEA Lessico Etimologico Abruzzese.

V. Furlani, Cultura del Minore, Chieti, 1987.

A. Orlando, Roccaspinalveti, un profilo storico, Lanciano, 2002.

A. Sciarretta, http://www.asciatopo.altervista.org/


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