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29 novembre 2020

Angelo Iocco, Le antiche chiese di Pescara.


 Le antiche chiese scomparse e ricostruite di Pescara

di Angelo Iocco

Oggi siamo abituati a vedere Pescara come la città moderna d'Abruzzo per eccellenza, direi città contemporanea o "mini Manhattan d'Abruzzo".

Oltre alle architetture civili, Pescara possiede una storia delle sue chiese? Naturale che sì, solo che la mania del moderno e le distruzioni della seconda guerra mondiale hanno intaccato anche le architetture religiose pescaresi.

Come sappiamo, Pescara ha una storia antica, malgrado oggi esistano rimasugli sparsi qui e lì nel quartiere detto popolarmente "Portanuova", e tracce ne abbiamo anche per l'argomento religioso.

Pare che le chiese più antiche di Pescara menzionate nelle bolle pontificie del 1173, dipendenti dalla diocesi di Chieti e dal controllo dell'abbazia di San Giovanni in Venere, sorgessero nel perimetro dell'antica fortezza bizantina compresa tra via dei Bastioni, piazza d'Armi (piazza Garibaldi), piazza del Ponte ossia piazza Unione, e via delle Caserme, e che alcune di queste, come ad esempio l'ex chiesa di Santa Gerusalemme posta tra piazza Garibaldi e viale G. D'Annunzio, sorgesse sopra le rovine di un tempio romano dedicato alla Vittoria.

Altre chiese storiche menzionate nelle bolle pontificie erano quella del Santissimo Salvatore (la parrocchiale), quella dei Santi Legonziano e Domiziano, dove secondo la sua agiografia, vi prese servizio sacerdotale anche il patrono San Cetteo di Amiterno, che poi fu martirizzato sul bastione della fortezza, annegato nel fiume, e poi altre chiesette quali quella di San Tommaso fuori le mura, di San Nicola e di San Lorenzo.

Alcuni sostengono che queste chiese furono riconvertite nel XIII-XIV secolo in monasteri, poiché in questi anni il perimetro murario dell'antica Pescara vide sorgere i monasteri della Santissima Annunziata delle monache benedettine dell'ordine di Celestino V, il monastero dei Francescani nei pressi di piazza Unione, e il monastero degli Agostiniani verso il bastione Sant'Antonio della futura fortezza spagnola, in direzione di via Orazio.

E in questi secoli, vista l'importanza commerciale del porto di Pescara, è indubbio che durante le Crociate, qui ci fosse anche un traffico di cavalieri e soldati che partivano e tornavano dalla Terra Santa, ed è indubbio che in seguito alla creazione dell'ordine dei Celestini in Abruzzo, quivi fossero impiantate anche delle piccole celle monastiche dell'Ordine dei Cavalieri Templari, come dimostrano i documenti che citano la presenza in regione dei monasteri dedicati a San Giovanni Gerosolimitano a Vasto, a Penne, a L'Aquila, a Chieti (qui addirittura esiste un quartiere dedicato al santo, alias rione di Materdomini), a Lanciano, con alcune grance esistenti anche in luoghi più improbabili, come nel colle di Pietragrossa in territorio di Castelfrentano (CH).

La chiesa templare di Santa Gerusalemme, menzionata anche dallo storico teatino Girolamo Nicolino nella sua opera sulla storia di Chieti, era a pianta circolare, e secondo la leggenda degli Ebrei, profanando l'icona sacra di Cristo, inavvertitamente furono artefici di uno dei miracoli eucaristici del sangue di Cristo, ma questa chiesa ebbe vita breve, causa i periodi turbolenti di abbandono, saccheggio e ricostruzione che subì Pescara; nel XVIII secolo era a rischio crollo, nel XIX secolo fu restaurata in stile neoclassico con due campanili gemelli a torre, ancora in piedi alla fine dell'Ottocento, in seguito uno di questi verrà demolito insieme all'arco di accesso che verrà lasciato in seguito all'abbattimento nel 1892 per allargare la strada, venendo appunto chiamato dal popolo la  "Porta Nuova".

L'altro campanile collegato a un'altra chiesetta dedicata al Santissimo Sacramento, a due navate disuguali e disadorne, come ricorda D'Annunzio nelle sue "Novelle della Pescara" (1902), andrà a costituire la torre campanaria della nuova parrocchia di San Cetteo. Questa era la chiesa principale del rione Portanuova, in rapida espansione dal Novecento, talmente così tanto che don Pasquale Brandano, nominato abate di Pescara, in accordo con il Vaticano, con lo Stato e con lo stesso D'Annunzio, avviò gli accordi affinché Pescara divenisse sede della diocesi, incorporando il territorio della secolare diocesi di Penne, sicché tra il 1933 e il 1938, complice lo stato deplorevole in cui versava la vecchia chiesa di San Cetteo, con la facciata rivolta verso la piazza e via dei Bastioni, fu atterrata e ricostruita ex novo come nuova cattedrale di Pescara, su progetto di Cesare Bazzani, nota anche come "Tempio della Conciliazione".

E le altre chiese storiche del quartiere di Pescara?

Esistevano lungo via dei Bastioni due chiese, una fondata dagli spagnoli venuti a Pescara nel XVI secolo, dedicata a San Giacomo, l'altra della congrega del Santissimo Rosario, modestissima ma affascinante, con un campanile a vela incorporato nella facciata, nel 1863 vi fu battezzato lo stesso D'Annunzio; le altre chiese di Portanuova le conosciamo, anche se il monastero delle Benedettine  era stato adibito a deposito, lo stesso era per l'ex convento di Sant'Agostino che era deposito del sale, e l'ex convento dei Francescani era deposito della polvere da sparo, semicrollato nel 1799 a causa di una esplosione, e poi sede del telegrafo. Alla fine dell'800 e nella prima metà del '900 tutti questi edifici saranno abbattuti.

Dall'altra sponda del fiume, sopra i Colli esisteva il santuario della Madonna dei Sette Dolori, una delle chiese più antiche di Pescara tutt'ora conservata, eretta sul luogo dove apparve la Madonna sopra un'olmo, dopo il miracolo della pioggia avvenuta il 12 maggio nella metà del Cinquecento.

Nella zona del nuovo ospedale "Santo Spirito" esisteva il convento dei Cappuccini dedicato a San Giuseppe;  in zona Villa del Fuoco fu eretto nel XVI secolo il santuario della Madonna del Fuoco, forse eretto da immigrati lombardi venuti a colonizzare l'area di Pescara; presso Campo Rampigna a nord della fortezza c'era e c'è tutt'ora la cappella militare dedicata alla Madonna del Carmine.

Il comune di Castellammare Adriatico, sviluppatosi sull'asse che dalla stazione portava alla riviera, corso Umberto I, con la sua ampia piazza del mercato, vide nel 1886 avviare i lavori della chiesa del Sacro Cuore, poiché l'antica cappella di Sant'Anna lungo viale Bovio, presso l'ex fabbrica di liquirizia dei Muzii era troppo piccola ad assolvere le funzioni per tutta la popolazione che si espandeva, costruiva, colonizzava la nuova cittadina in rapido sviluppo.

La seconda guerra mondiale danneggiò la cattedrale di San Cetteo, distrusse il campanile del Sacro Cuore, atterrò completamente le due chiese di San Giacomo e del Rosario, la prima fu ricostruita da Paride Pozzi e dedicata all'Adorazione Eucaristica, affacciata sul larghetto dei Frentani, la seconda non verrà ricostruita in loco, ma più a nord, nell'attuale piazzale Duca degli Abruzzi. E di lì a poco molte chiese sorgeranno a Pescara, alcune ricalcando l'architettura eclettica, come il santuario del Cuore Immacolato di Maria, la chiesa di San Luigi, la chiesa di Santo Spirito progettata da Marcello Piacentini, altre come la chiesa di Sant'Andrea, la chiesa di San Pietro sulla riviera, la chiesa del Santissimo Crocifisso, la chiesa di San Benedetto ai Colli, la chiesa di San Gabriele dell'Addolorata o quella del Beato Nunzio Sulprizio, mostreranno tutti i caratteri dell'architettura sperimentale contemporanea; ma parlando di ciò non si fraintenda il concetto che moderno e contemporaneo è uguale a brutto e anonimo, perché le nuove chiese di Pescara si sono sempre abbellite con le opere di valenti scultori e architetti quali Aligi Sassu che fece la pala d'altare maggiore a Sant'Andrea, e Pietro Cascella, che realizzò le sculture per la chiesa di San Pietro.

Di recente, con gli scavi archeologici di Andrea Staffa ed Ernesto Barni a Portanuova, in via Orazio s'è scoperta la cripta dell'ex convento Agostiniano, oggi Pescara, nella sua folle corsa alla modernità, potrebbe fermarsi un attimo a voltarsi indietro verso la propria storia, e spendere qualche minuto a riflettere  valorizzare quel poco di storico che è rimasto, nascosto dalle erbacce e dal cemento.

 

Bibliografia

Licio Di Biase, La Grande Storia. Pescara-Castellammare dalle origini al XX secolo, Tracce, 2010.

Licio Di Biase, La Madonna dei Sette Dolori tra storia e leggenda, Scep-Tracce edizioni, 2006.

In allegato l'omonimo opuscolo di Angelo Iocco.


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