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14 novembre 2020

Angelo Iocco, Architettura pescarese: Gli antichi palazzi, storici e moderni, distrutti e ricostruiti.


 
di Angelo Iocco.

Pescara oggi è definita da molti, con orgoglio o disappunto, “città senza rughe”, la città più grande d’Abruzzo, ultra-moderna, con palazzi e grattacieli, in cui oggi diventa sempre più difficile scovare il suo antico passato, o per demolizioni e distruzioni avvenute nel secolo passato a causa della guerra, o per demolizioni, che purtroppo ancora oggi, continuano ad essere praticate, aggredendo quei pochi lacerti, testimonianza di un passato antico di secoli, ma anche più recente, riferendoci alle bellissime architetture civili gentilizie degli anni ’20 e ’30, di quel periodo in cui imperversò lo stile liberty, eclettico, decò e “monumentalista”, che anticiperà lo stile razionalista e littorio.
Immaginiamo Pescara, il quartiere antico di Portanuova, compreso tra la cattedrale di San Cetteo, il corso Manthoné con la casa di D'Annunzio, le casermette borboniche dal 1998 sede del Museo delle Genti d'Abruzzo e piazza Unione.... piccole casette basse, di pescatori, palazzotti dal gusto ottocentesco neoclassico sulla strada grande, come il palazzo Brina-Zuccaro affacciato su larghetto dei Frentani, la casa di Ennio Flaiano, il palazzo Pace-Flaiano in piazza Garibaldi, il Circolo Aternino, fino al 1927 sede del Municipio. Una tranquilla realtà provinciale, che alle soglie del '900 doveva fare ancora i conti con gli "ostacoli" dovuti alle mura dell'antica fortezza o piazzaforte spagnola di Pescara, con i suoi imponenti bastioni a ridosso del fiume e delle principali vie di comunicazione che portavano a Pescara, come la via Tiburtina Valeria, che si trasformava, entrando da ovest, dall'ex convento di Sant'Agostino con la Porta Salaria, in via dei Bastioni, accedendo alla piazza Garibaldi, l'antica piazza principale pescarese. E immaginiamo un altro ostacolo che occupava la porzione del viale G. D'Annunzio all'altezza del sgarato della vecchia chiesa di San Cetteo, prima che questa fosse demolita e ricostruita nel 1933-38 in stile monumentalista neoromanico dall'architetto Cesare Bazzani come Tempio della Conciliazione... la chiesa o meglio la "rotonda" di Santa Gerusalemme, residuo di chiesa medievale templare rifatta nell'800 con due campanili gemelli, uno dei quali dopo la demolizione del 1902 funse da torre campanaria di San Cetteo; la chiesa fu demolita in parte nel 1892 lasciando l'arco di accesso, detto volgarmente "Porta Nuova", in ricordo delle altre porte murarie della fortezza che permettevano l'accesso a Pescara (l'ultima porta della Piazzaforte, l'arco di via delle Caserme dove oggi sorge il Caffè letterario fu distrutto dai bombardamenti del 1943).
Come nascono le nuove architettura a Pescara? La nuova città-giardino che si andava sviluppando più lentamente dell'altro nuovo centro di Castellammare Adriatico a nord del fiume, che sorse attorno la stazione Centrale e alla riviera, a causa delle mura della fortezza e dei debiti contratti sin dal 1807 (quando Pescara si distaccò dallo stesso comune di Castellammare Adriatico), fu investita dal genio creatore di artisti come Camillo De Cecco, Antonino Liberi, e altri che in pochi decenni dalla fine dell'800 agli anni '20 del Novecento realizzarono opere come il palazzo Perenich sul viale D'Annunzio (1884), che ricorda le forme rinascimentali del palazzo Strozzi a Firenze, il palazzo Mezzanotte in piazza Garibaldi, la sede storica della Banca di Pescara in piazza XX Settembre (oggi piazza Alessandrini), il palazzo Imperatore (1925) come quinta scenica di accesso al corso Umberto dalla stazione Centrale, la progettazione del palazzo Verrocchio (oggi Hotel Esplanade), e le villette liberty del quartiere della Pineta, progettato nel 1910-1912, dopo che il Liberi realizzò la facciata del Kursaal della Pineta, che poi sarà sede dello stabilimento del Liquorificio "Aurum".
Nell'epoca fascista Pescara si arricchì di nuove strutture come il palazzo della Provincia, il palazzo del Municipio con la torre littoria, progettati da Vincenzo Pilotti nel 1935-36, il palazzo del Teatro cinema "Massimo" (1936), il palazzo delle Poste sul corso Vittorio Emanuele, opera in chiaro stile littorio di Cesare Bazzani, che progettò anche il nuovo ponte Littorio nel 1934, in sostituzione del vecchio e obsoleto ponte di ferro sul fiume, in modo da collegare la nuova città rivierasca castellammarese con la vecchia "Porta Nuova", mediante la piazza del Ponte, che fu reintitolata simbolicamente "piazza Unione".
La guerra distrusse o danneggiò gran parte del patrimonio edilizio pescarese, chiese, palazzi, monumenti... e negli anni del boom economico un senso troppo sconsiderato di devozione e ruggente corsa alla modernità ha fatto sì che i pescaresi rinnegassero e dimenticassero le proprie, seppur umili origini, il malcostume fece sì che molti bei palazzi, necessitanti di restauri, fossero sacrificati a moderni eco-mosti, così in questi anni del boom caddero il Teatro Pomponi che sorgeva nei pressi della Fontana "La Nave" di Pietro Cascella, il Teatro "Pidocchietto" che sorgeva nei pressi della chiesa del Sacro Cuore, il corso Vittorio Emanuele fu completamente trasformato lasciando poche tracce del suo passato, come l'ex alloggio ferrovieri con il monumento a Cesare Battisti in ricordo del bombardamento di Pescara del 1917, il palazzo delle Poste, l'ex INAIL, e il palazzo Imperato... le casette umili dei pescatori del Borgo Marino, lungo via Gobetti sono state dimenticate, e presto rischieranno di scomparire sotto il cemento e l'industria, l'ex Centrale del Latte del 1932, opera di Florestano Di Fausto, in via del Circuito, chiara opera di regime di interesse per l'aspetto architettonico, fu abbattuta sotto il silenzio nel 2010.. e alcuni villini in viale della Riviera e nel quartiere della Pineta, come Villino "La Porta2, il più caratteristico di queste costruzioni eclettiche, sono in abbandono e rischiano la demolizione. E il tranquillo quartiere storico di Portanuova? La piazza Unione, antico luogo di passeggiate (come ricordava D'Annunzio nelle "Novelle della Pescara"), di incontri, dell'odore del pane, del mercato settimanale del bestiame, ora cementificato e ridotto a svincolo dell'asse attrezzato, con una enorme rotatoria, il corso Manthoné qua e là imbruttito da palazzoni come l'ex sede del Banco di Roma, la via dei Bastioni completamente cancellata, insieme alle due chiese storiche di San Giacomo e della Congrega del Rosario, piazza XX Settembre con il suo antico giardino meta di passeggiate, occupata dall'ex sede del Tribunale, ora "Mediamuseum", e la salva il Monumento ai patrioti Ettore Carafa e Gabriele Manthoné, che si batterono per la causa liberale contro i Borboni nel 1799...
Quale futuro per Pescara? Memoria o "città senza rughe"?


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