“Parenti Serpenti”, l’ipocrisia del Natale raccontata da Carmine Amoroso
«Mi divertiva l’idea di raccontare questa sorta di delitto perfetto e di come si potesse sterminare una famiglia uscendone puliti, senza avere alcuna colpa». È dunque questa la genesi di Parenti Serpenti, film cult natalizio, ma che di natalizio ha ben poco, dei primissimi anni ’90, secondo il racconto dello sceneggiatore, il lancianese Carmine Amoroso.
La storia è quella di una classica famiglia di provincia, in questo caso di Sulmona, che si riunisce nella casa degli anziani genitori per le festività e, quando i due manifestano la volontà di non vivere più da soli a causa dell’avanzare dell’età, iniziano i problemi. Fino all’ormai famoso acquisto della stufa a gas difettosa per liberarsi dei due anziani proprio durante il countdown per festeggiare il nuovo anno.
«Parenti Serpenti è potenzialmente la storia di ogni famiglia, senza che si arrivi ad un epilogo così tragico, ovviamente – dice Amoroso -. Perché a distanza di anni continua ad avere così tanto successo? Perché ho cercato di raccontare l’inconscio di ognuno di noi, l’ipocrisia che c’è nelle famiglie, soprattutto a Natale, nascosta tra un brindisi, un panettone e un regalo, magari riciclato, da scartare».
Ma Parenti Serpenti è anche quella storia natalizia in cui Lanciano, nonostante poi la vicenda si svolga a Sulmona, diventa protagonista. È protagonista con il racconto delle sue tradizioni, dai cibi alla Squilla; con i nomi delle famiglie bene, dai Colacioppo, ai Mazzoccone. È protagonista grazie al cammeo di Alfredo Cohen che interpreta il ruolo lancianesissimo della Fendessa. «Ho fortemente voluto Alfredo nel film ed inizialmente avevo pensato a lui per il ruolo che è andato poi ad Alessandro Haber – racconta ancora Carmine Amoroso -. Ma in quel caso l’omosessualità sarebbe dovuta venire fuori piano piano e con Alfredo non sarebbe stato possibile. Così ho pensato al personaggio della Fendessa, scoprendo solo dopo che si trattava di un suo storico amico proprio di Lanciano».
Ed il lavoro con Mario Monicelli, regista del film e autentico maestro del cinema italiano, è stato «un sogno». «Considero Monicelli il mio padre artistico putativo – dice lo sceneggiatore frentano -. In quegli anni lui aveva bisogno di idee nuove e gli piacque l’idea di Parenti Serpenti. Perché scelse Sulmona e non Lanciano? Perché a suo dire il corso di Lanciano non dava l’idea di provincia ma sembrava più quello di una grande città – ricorda -. Così la scelta cadde su Sulmona, sul suo corso più raccolto e la sua chiesa, l’ideale per la scena della messa di Natale».
Ma Parenti Serpenti, all’uscita nelle sale, non ebbe grande successo di pubblico. Fu solo qualche anno dopo, grazie all’uscita in VHS con il quotidiano La Repubblica che divenne il film cult che oggi tutti conoscono ed aspettano in tv proprio sotto le feste. Perché Natale non è solo Mamma ho perso l’aereo o Una poltrona per due, c’è anche Parenti Serpenti, che racconta il lato oscuro e più grottesco delle festività, quelle che lasciano l’amaro in bocca e forse è proprio a questo che il pubblico ha imparato ad affezionarsi negli anni.
Da: ZonaLocale
Lo sceneggiatore lancianese Carmine Amoroso aveva ambientato la pellicola nella sua Lanciano, però Mario Monicelli non fu d’accordo e scelse Sulmona.
La città ovidiana, in effetti, spadroneggia (c’è anche un interno di una chiesa di Pacentro, in verità), ma Lanciano resta nella Squilla di Natale, nei bocconotti (di Castel Frentano) e nei cognomi lancianesi di varie famiglie (nonché nella straordinaria apparizione di Alfredo Cohen).
E ancora il tifoso del Pescara, sciccisa la coccia, il cavatappi a forma di delfino, i fedelini al tonno della Vigilia…
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